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L’ educazione alla felicità

L’ educazione alla felicità
(Salvatore Natoli, professore di filosofia teoretica)

Noi siamo in una società dove il futuro non si presenta più come il luogo del progetto, dell’ utopia, ma come il luogo vuoto dell’ incertezza.
La critica del presente è la condizione previa per sfruttarne realisticamente le possibilità, per cogliere il momento opportuno che, se non afferrato, è perduto.

Oggi non è possibile una rivoluzione morale senza rivoluzione cognitiva, perchè non si può capire dove si va se non si sa dove si è.

Per questo al centro di una società deve essere posta la formazione.

In una società che slega è necessario trovare legami.

Da soli non ce la facciamo. Ma non sono i legami d’ obbligo, i vincoli giuridici che contano, è la capacità di trovare legami, di costruire fiducia e di dare affidamento e di sapersi affidare.

Non nel possesso ma nella reciprocità del dono la ricchezza sovrabbonda per tutti.

Noi pensiamo l’ amore in una dimensione di falsa libertà, ma quando parliamo dell’ amore come dedizione, l’ amore obbliga.

Non a caso, nel cristianesimo e anche nella Bibbia, si parla di legge dell’ amore.

Noi sovrapponiamo l’ amore come infatuazione all’ amore come obbligo; quello più profondo obbliga.

Entrare in una comunità significa entrare in una rete di obblighi, ma ci sono obblighi positivi e ci sono obblighi vincolanti.

Nella storia del mondo i legami di comunità si sono sempre più rotti perchè le istanze della soggettività sono cresciute e, con esse, sono cresciute le libertà; ma un fatto è la promozione delle libertà senza la distruzione della comunità, un altro la promozione delle libertà con la distruzione della comunità.

In questo, però, non si è neanche liberi, si è dispersi, perchè nessuno di noi ha la potenza sufficiente per fare da solo.

"Fare comunità" vuol dire valorizzare al massimo le capacità dei soggetti, le qualità individuali.

"Che bisogna fare? Qual’ è l’ economia giusta? E’ valorizzare la capacità dei soggetti".

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