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In arrivo l’ICI sugli immobili commerciali della Chiesa

Il Premier Monti ha annunciato al vicepresidente della Commissione europea la volontà di presentare un emendamento al Parlamento in materia

Anche la Chiesa dovrà pagare l’ICI (sostituita dall’IMU a partire dal 2012 in via sperimentale, e in via definitiva dal 2014), quantomeno sui propri beni a prevalente – e non per forza esclusiva – destinazione commerciale. La “svolta” (peraltro già da mesi oggetto di dibattito) è stata annunciata ieri dal Premier Mario Monti, in una lettera indirizzata al Vicepresidente della Commissione Ue, Joaquin Almunia, lettera nella quale il Presidente del Consiglio ad interim s’impegna a chiarire definitivamente le norme sull’esenzione degli immobili dall’imposta.

Il chiarimento normativo dovrebbe arrivare – come si evince dal comunicato del Governo – tramite un apposito emendamento alla legge vigente in materia, improntato ad un principio-chiave: l’esenzione deve applicarsi solo agli immobili nei quali si svolga un’attività non commerciale in maniera esclusiva. Ergo, dovrà essere abrogata l’esenzione per quegli immobili ecclesiastici a destinazione “mista”, ovvero sia commerciale sia non commerciale, mantenendola soltanto sulla frazione di unità immobiliare dedicata all’attività non commerciale. Per arrivare a questo, il Governo prevede di introdurre un sistema di dichiarazione che consenta, attraverso parametri stabiliti dal Ministero dell’Economia, “l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile”.

La vicenda prende le mosse da una formulazione non chiarissima delle norme emanate, sul tema, in anni recenti, con una confusione tale da spingere la Commissione europea ad aprire, nell’ottobre 2010, una procedura per accertare se l’esenzione sia o meno un aiuto di Stato compatibile con le norme comunitarie. Ora il Governo Monti auspica che, chiarendo una volta per tutte la normativa, anche la procedura d’infrazione venga chiusa.

L’emendamento dovrà quindi intervenire su alcuni decreti emanati nel 2005 e nel 2006, rispettivamente, dai Governi Berlusconi e Prodi. Il DL n. 203/2005 (conv. in L. 248/2005), a seguito di una sentenza della Cassazione che escludeva l’esenzione per gli immobili destinati ad attività commerciale, ha infatti stabilito – con scarsa semplicità – che il beneficio debba riguardare le attività indicate all’art. 7, comma 1, lettera i) del DLgs. 504/1992, “a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse”. Tali attività sono quelle “assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive, di religione e di culto”.

L’anno successivo, il Decreto Prodi-Bersani per le liberalizzazioni (n. 223/2006) non è riuscito nell’intento di dare chiarezza all’impianto normativo, precisando testualmente che l’esenzione si applica alle citate attività “anche se sono di natura commerciale, alla sola condizione che tali attività non abbiano natura esclusivamente commerciale”.

Ed è proprio la nozione di esclusività che l’attuale Governo intende ora riformare, ponendo una distinzione netta – anche all’interno dello stesso immobile – tra attività a destinazione commerciale e non, e assoggettando ad imposta le frazioni di unità immobiliare ad uso commerciale. Un distinguo necessario, vista la difficoltà dei Comuni a riscuotere l’imposta.

La misura avrà un impatto su tutti gli enti non commerciali

Peraltro, al di là dell’appeal mediatico della vicenda, la Chiesa cattolica e (più in generale) i soggetti religiosi non sono gli unici enti beneficiari dell’esenzione, che include anche scuole private, associazioni sportive dilettantistiche e volontariato.
In altre parole, venendo meno il concetto di “prevalenza”, la misura avrà un sicuro impatto su tutti gli enti non commerciali, portando nelle Casse pubbliche una somma stimata pari a 100 milioni di maggiori tributi. A tanto ammonterebbe infatti, secondo la Commissione Ue, la portata dell’agevolazione finora concessa.

E non è probabilmente una coincidenza il fatto che l’annuncio di Monti sia arrivato alla vigilia della tradizionale cerimonia per la celebrazione dei Patti Lateranensi, in programma oggi nella sede dell’ambasciata italiana in Vaticano. Alla ricorrenza parteciperà anche lo stesso Premier, insieme ad altri membri dell’Esecutivo. Difficile, però, che la Chiesa si opponga ora all’annunciato emendamento: la CEI ha già fatto sapere che “ogni intervento volto a introdurre chiarimenti alle formule vigenti sarà accolto con la massima attenzione e senso di responsabilità”. Con una postilla: che, nel mettere in pratica le modifiche, si tenga conto del “valore sociale del vasto mondo del no profit”.

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