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Il potere del denaro, la libertà delle persone

Potere del denaro, Turbo-capitalismo e finanza,
così si manipola la democrazia

di Alberto Annicchiarico e Vittorio Carlini

Cari amici,

Di seguito vi propongo un articolo interessante, che cerca dei commenti e delle risposte dagli “addetti ai lavori” del mondo della finanza, su domande riguardanti la commistione tra il denaro e il potere.

In fondo questa commistione è sempre esistita!

Si racconta, ad esempio, che il celebre “buon samaritano” se non avesse avuto i soldi necessari per pagare l’ albergatore, probabilmente sarebbe passato “oltre” anche lui.

Il “potere” di fare, oggi, è strettamente connesso al “potere” di disporre del denaro necessario.

Da sempre i cittadini non sanno nulla di ciò che accade, e si accontentano delle poche notizie che i nostri “politicanti” si degnano di pubblicare sui giornali, le quali raramente rappresentano ciò che è importante, ma soltanto ciò che è utile.

La mancanza di informazioni attendibili costituisce il limite cronico che corrode sia la democrazia, sia il cosiddetto “libero mercato”.

La “gente” se analizzata nel suo insieme non pensa, non decide, non è interessata, e si muove in preda ad istinti egoistici di sopravvivenza e di godimento personale.

In questa prospettiva, l’ egoismo e l’ avidità diventano degli acceleratori che minano alla base la nostra convivenza sociale.

Lo stato, a mio giudizio, può rimediare a questa situazione così compromessa soltanto se utilizza il sistema legislativo e fiscale per riequilibrare le disuguaglianze economiche, le quali stanno raggiungendo dei livelli scandalosi e insostenibili.

Il punto della questione è favorire una ripartizione equa del valore finanziario.

Sono convinto che soltanto questa strada possa far tornare un equilibrio tra il profitto finanziario potenziale atteso (cresciuto in modo incontrollato e insostenibile), e il profitto economico (Il quale, dato che è naturalmente limitato dal limite “fisico” delle cose, non ha potuto incrementarsi con il ritmo imposto dal cosiddetto “turbo-capitalismo”).

Il sole 24 ore

«Non sarai tanto ingenuo da credere che viviamo in una democrazia, vero Buddy? È il libero mercato e tu ne fai parte». È una frase forse a un po’ a effetto, ma certamente molto dura e non lontana dalla realtà detta da Michael Douglas, il finanziere pirata Gordon Gekko, al suo giovane apprendista nel film Wall Street. Un’affermazione che fa riflettere sulla reale compatibilità tra il cosiddetto “turbo-capitalismo” finanziario e l’essenza stessa della democrazia.

A prima vista – è il commento del presidente dell’Aiaf, Gregorio De Felice – potremmo definirla la dittatura del libero mercato. Come si poteva restarne fuori? Quali categorie di operatori non sono sul banco degli imputati? Forse non c’è stata neanche piena consapevolezza di quello che si stava creando, ma il sistema del credito facile si è autoalimentato perché tutti avevano il loro tornaconto, dai policy makers alle agenzie di rating, dai repubblicani ai democratici, dai promotori del liberismo a chi voleva dare la casa a ogni cittadino americano. Questo è stato il meccanismo perverso del “turbo-capitalismo” finanziario».

«Credo nella supremazia della democrazia e dei valori fondamentali su qualunque forma finanziaria o industriale – taglia corto Paolo Colonna, partner del fondo Permira – e credo nell’imprenditorialità, nella libera iniziativa e nel minor coinvolgimento possibile degli Stati nazionali. Tuttavia metto al primo posto la necessità del controllo, nelle forme più adatte e in rappresentanza dei diversi stakeholders, da parte degli azionisti e delle istituzioni nazionali e, soprattutto, internazionali.

Secondo Rony Hamaui, docente di mercati monetari internazionali alla Cattolica, dice: «Non vedo una contraddizione tra il capitalismo e il concetto di democrazia. Il capitalismo, basta pensare alla creazione dello stato moderno in Europa che va di pari passo con la rivoluzione industriale, nasce e si sviluppa con le forme di democrazia come noi le conosciamo oggi». Certo, non mancano le zone grigie, «dove solo lo Stato può assurgere a soggetto di garanzia». Un esempio per tutti: i fondi pensione. «Fino a poco tempo fa erano considerati come una sorta di soluzione ottimale al tema della previdenza. Oggi, negli Stati Uniti, ci sono milioni di persone che hanno visto, a causa del crollo dei mercati, la loro pensione evaporare. Qui l’autosufficienza del sistema capitalistico mostra il fianco. Gli “animal-spirit” devono essere limitati e controllati».

Più problematica la considerazione del banchiere Giovanni Tamburi: «Gli eccessi nei guadagni raggiungibili in certe corporation – dice – hanno certamente avuto un impatto sui rispettivi governi e, di conseguenza, sul tipo di democrazia che stiamo vivendo. Le responsabilità sono da ricercare, principalmente, tra soggetti diversi quali sono regolatori, politici, banche centrali e società di rating». Insomma, la finanza non è poi una semplice sovrastruttura e può incidere anche sulle forme di governo.

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