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Il neoliberismo, la teoria dello sviluppo

Cari amici,

Di seguito vi lascio un articolo di critica al neoliberismo che condivido dalla prima all’ ultima parola, scritto da Piero Bevilacqua, storico e divulgatore di cui sto diventando un’ estimatore.

Mi chiedo: Il mondo riuscirà a liberarsi dal neoliberismo?

Spero di si!

Se gli uomini sono riusciti a liberarsi dal nazismo, dal fascismo, dal comunismo, perchè mai non dovrebbero potersi liberare dal neoliberismo?

Altre storie già cominciano a far vivere nuovi sogni:

La teoria della decrescita felice, la ricerca della felicità sociale, e, per quanto ci riguarda, l’ economia relazionale.

Sono convinto che sia il neoliberismo, sia la cosiddetta “teoria dello sviluppo” siano ormai solo un retaggio del passato, che però ancora ci pesano come zavorre.

Ma ormai, il neoliberismo e la teoria dello sviluppo hanno fatto il loro tempo, e i danni che hanno prodotto sono sotto gli occhi di tutti!

Piero Bevilacqua

    scrive….
      Il neoliberismo, l’ ultima pestilenza ideologica che abbiamo ereditato dal XX secolo, non è che la cornice culturale e teorica dello sviluppo lasciato al puro scatenamento delle sue forze: Il capitalismo che non tollera impedimenti sociali e tende a trasformare ogni dato della realtà in materiali del suo insonne e vorace metabolismo.
      Tutto sommato, una ideologia, “una fede feroce”, che è servita a rendere più rapida ed evidente la presa d’ atto universale della insostenibilità dello sviluppo.
      La lotta alle politiche neoliberiste ha senza dubbio il vantaggio di individuare degli avversari, degli obiettivi visibili cui indirizzare critiche, pressioni, rivendicazioni.
      E ciò non è un vantaggio da poco in una fase storica in cui, come dice Zygmunt Bauman, domina “l’ invisibilità dei vessatori”.
      I poteri che dirigono il mondo sono dispersi, trasversali, occulti, multiformi, a loro volta dipendenti da altri poteri.
      Una catena da cui sembra non vedersi il capo.
      Riprendendo una riflessione di Hegel, Claudio Magris ha descritto con pochi tratti tale situazione in La storia non è finita:
      L’ individuo che aspira all’ autonomia e alla pienezza della sua persona, è ridotto a un mero ruolo.
      Non può fissare in volto il suo signore, come lo schiavo antico, perchè il potere che lo domina è la totalità impersonale del sistema sociale, in cui tutti obbediscono, anche i capi politici ed economici, i quali sono soltanto funzionari, sia pure di grado elevato, di quel sistema generale ed oggettivo che sembra muoversi automaticamente.
      Ma, aggiungiamo, tale impersonalità del potere è insieme una realtà e un ideologia.
      In ogni epoca i poteri dominanti tendono ad autorappresentarsi come un dato di natura e a eternizzare la propria posizione di dominio, a farla coincidere con la realtà stessa, quasi fosse l’ unico modo possibile di vita.
      E tale rappresentazione del mondo è imposta e alla fine accettata da tutti.
                      Così, oggi l’ ideologia dello sviluppo dà il colore al cielo sotto cui viviamo.

 

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