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A proposito degli stipendi regalati ai calciatori e ai politici

Cari amici,

il ministro Calderoli agita le polemiche politiche come se fossero clave da abbattere sulla testa dei nemici.

Ma quando si parla in TV è necessario essere coerenti!

I calciatori prendono tanto, perchè, anche loro malgrado, producono molto valore.

Milioni di tifosi accendono la Tv ogni giorno e alimentano il mercato del calcio, pagano biglietti, si abbonano a servizi esclusivi, si sorbiscono la pubblicità.

Tutto questo movimento che appare inutile (almeno a me che sono immunizzato dalla febbre del pallone), di fatto muove molti milioni di euro, ed è pertanto cosa giusta e santa che parte di questi soldi finisca nelle tasche di chi contribuisce al “movimento”.

Semmai il ministro potrebbe suggerire dei modi per redistribuire il valore finanziario che il mercato regala ai soggetti economici più fortunati.

Si sa che in economia ci sono due modi per redistribuire il valore finanziario in modo equo:

Il più comune è il prelievo fiscale che lo Stato può imporre in modo progressivo (e così avviene finora nel nostro paese).

Il secondo, invece, è inusuale e ancora non sufficientemente approfondito: Ossia la dazione volontaria, il contributo gratuito, i contributi privati ad enti che producono valore non direttamente trasformabile in risorse finanziarie (ad esempio gli asili per bambini abbandonati).

A mio giudizio lo stato può fare molto in questa prospettiva, imponendo ai cittadini più ricchi la scelta obbligata e irrinunciabile: O regali i soldi in eccesso alle persone che lavorano come te, ma non producono valore finanziario, oppure ti tasso e i soldi in eccesso me li prendo per mantenere i servizi pubblici.

Così sarebbe il “mercato” a far crescere le istituzioni private (come le ONG, gli istituti di volontariato, le case di assistenza, gli ospedali) che gareggerebbero per ottenere i finanziamenti da chi ha già troppo per vivere.

Che ne dice, caro ministro Calderoli, di queste idee rivoluzionarie?

La repubblica

ROMA – “Il dibattito che si è aperto sui premi degli azzurri mi sembra un dibattito più di politica in senso stretto che non di politica sportiva. C’è stata grande attenzione soprattutto da parte dei quotidiani politici e non di quelli sportivi. Naturalmente noi siamo in linea con la politica che fa il Coni. Il presidente Petrucci ha ricordato di essere attenti ai costi e su questa linea vogliamo andare avanti. Tutte le risorse che arriveranno ai giocatori arriveranno dai risultati sul campo. Abbiamo dei ricavi e dei costi e anche per il 2006 il saldo si è chiuso in attivo. Gli introiti ottenuti dalla Fifa sono stati superiori ai costi”. Il presidente della federcalcio, Giancarlo Abete, risponde così, dai microfoni di Radio Anch’Io Lo Sport, alla polemica innescata dal ministro della Semplificazione legislativa Roberto Calderoli.

Il presidente della Federcalcio ha anche sottolineato che “nel bilancio della Federazione c’è un capitolo dedicato a costi e ricavi di Mondiali ed Europei e in queste sezioni siamo in attivo” e che “le risorse per i giocatori verranno da ricavi connessi al Mondiale”.

Ricompensa ai calciatori solo se l’Italia chiude tra le prime tre. Abete ha precisato che la Federazione non ha ancora discusso con i calciatori della nazionale l’entità dei premi, ma ancor prima della partenza è già chiaro che gli azzurri intascheranno una ricompensa in denaro soltanto nel caso in cui dovessero chiudere l’avventura ai Mondiali tra le prime tre classificate: “I giocatori non hanno posto il problema, dei premi non se ne è ancora parlato – ha detto Abete – così come non se ne parlò prima degli Europei del 2008. La dirigenza sportiva della Federazione, tra l’altro, è molto attenta alle compatibilità economiche. Io da 22 anni sono in Federazione e in questo periodo non ho percepito neanche una diaria. Noi diamo il buon esempio da sempre”.

I premi. In merito ai premi elargiti dalla Fifa per i Mondiali il presidente della Federcalcio ha spiegato che “si va dagli otto milioni di dollari per la partecipazione alla prima fase ai 30 milioni di dollari per la vincitrice del torneo” e che  “rispetto ai Mondiali del 2006 la Fifa ha aumentato il premio per la prima classificata, come accadde anche ad Euro 2008 rispetto ad Euro 2004”.  “I premi ai calciatori della nazionale si determinano di volta in volta”, ha detto ancora Abete, “e lo ripeto, i premi li daremo soltanto se arriviamo tra le prime tre. Il calcio fortunatamente ancora tira, lo sport e il calcio sono eccellenze del nostro paese e riescono a reggere alla crisi. Noi siamo molto attenti alla crisi ma non dobbiamo neanche appiattire queste eccellenze”.

“L’attenzione nei confronti del momento del Paese è doverosa”. A proposito di esempi Abete ha ricordato la storica competitività del calcio italiano: “Se il Paese a 360 gradi avesse avuto la stessa competitività che ha avuto il nostro calcio forse avremmo avuto qualche problema in meno”, ha detto il presidente federale.
“L’attenzione nei confronti del momento del Paese è doverosa”, ha aggiunto il presidente della Figc, “ma garantisco la grande attenzione che noi abbiamo come dirigenza sportiva. Qualunque premio venisse pagato sarebbe compreso comunque nei ricavi e in caso di vittoria daremmo l’immagine di paese vincente, perché lo sport è un momento di comunicazione fondamentale”. Quanto agli stipendi che le società garantiscono ai calciatori Abete ha puntualizzato che “la Figc può fare una operazione di stimolo sui club, ma i club spendono risorse private”: “e poi anche i premi per i Mondiali costituirebbero monte imponibile, avere giocatori che guadagnano bene vuol dire introiti per il nostro Stato”, ha aggiunto Abete.

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