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L’ economia e i diritti dei lavoratori

 

Cari amici,

L’ attuale trattativa tra la FIAT e gli operati di Pomigliano gettano una luce illuminante sulla natura dei rapporti economici che sussiste nel cosiddetto “libero mercato”.

Le regole nel mercato si propongono con tutta la forza contrattuale di cui si dispone, e si subiscono nella misura in cui non si è sufficientemente forti per contrastarle.

Nel merito, la FIAT, attraverso il proprio amministratore delegato, dice che “o si chiude”, oppure “vi adeguate alle condizioni di mercato esistenti nei paesi concorrenti”.

Gli operai che faranno? Si adegueranno oppure andranno a casa senza lavoro?

In teoria la politica dovrebbe fare la differenza, e compensare con le leggi e con un equa mediazione l’ oggettiva debolezza della parte più debole.

In pratica, la politica dei singoli stati non ha più il potere di intervenire; anzi, l’ interesse politico è creare un clima economico favorevole per attrarre gli investimenti, ossia un ambiente sociale ossequioso, in cui si lavori duro, ci si accontenti di quanto si riceve, e non ci si permetta di disturbare il manovratore.

Signore e Signori: Questo è il risultato dell’ assenza di regole giuridiche internazionali!

La situazione degli operai di Pomigliano riguarda anche tutti noi, perchè il potere finanziario ci sovrasta, ci deruba del diritto di vivere, ci lascia indifesi, senza umanità, senza conforto.

Dobbiamo riuscire a reinventare il valore delle cose, affinchè non ci possa essere più sottratto senza la nostra volontà.

Corriere della sera

MILANO – Ore decisive per il futuro dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. La Fiat ha convocato infatti per martedì alle 14 a Roma i sindacati dei metalmeccanici sulla questione dell’impianto nel Napoletano., ma La Fiom-Cgil ritiene però che «non sia possibile che quel testo venga firmato». Lo ha detto il segretario generale, Maurizio Landini, riferendosi all’accordo già siglato da altri sindacati su Pomigliano d’Arco. La Fiom ritiene infatti impossibile firmarlo perché «contiene profili di illegittimità». Su una convocazione del referendum, Landini dice che per la Fiom «è impossibile sottoporre al voto» accordi che violano i contratti e la Costituzione. Se la Fiat dovesse proseguire sulla propria strada confermando l’ipotesi di accordo presentata ai sindacati con le deroghe al contratto nazionale, la Fiom indirà otto ore di sciopero per il settore metalmeccanico il 25 giugno.
 
INCOSTITUZIONALE – Secondo la Fiom, la clausola sui provvedimenti disciplinari e i licenziamenti «è la più spregiudicata di tutto il documento Fiat», viene spiegato in un volantino consegnato ai rappresentanti del comitato centrale. «Il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito dall’articolo 40 della Costituzione, diviene oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento», osserva la Fiom. Il riferimento è a quella parte del documento Fiat denominate «clausole integrative del contratto individuale di lavoro». Nella proposta di accordo la Fiat prevede che «la violazione, da parte del singolo lavoratore, di una delle condizioni contenute nell’accordo costituisce infrazione disciplinare da sanzionare, secondo gradualità, in base agli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari e ai licenziamenti per mancanze». Anche sulla clausola di responsabilità, che nella proposta Fiat libera l’azienda da obblighi contrattuali in caso di mancato rispetto degli impegni assunti con l’accordo, secondo la Fiom «alla Fiat viene data totale discrezionalità per valutare se una qualsiasi iniziativa – dalla protesta allo sciopero – in contrasto con uno dei qualsiasi punti dell’accordo (carichi di lavoro, straordinari, gestione della forza lavoro) costituisce violazione dell’accordo stesso». Secondo la Fiom, per raggiungere gli obiettivi del piano di rilancio di Pomigliano alla Fiat basterebbe applicare il contratto nazionale senza deroghe. Lo afferma all’unanimità il comitato centrale della Fiom-Cgil, proponendo al Lingotto di «applicare il contratto di lavoro che permette all’azienda di produrre le 280 mila auto all’anno e le 1.045 al giorno che sono gli obiettivi del piano che Marchionne vuole fare». Se l’azienda applicherà semplicemente il contratto nazionale, ha detto Landini, «la Fiom non metterà in campo nessuna opposizione».

FINI ALLA FIOM: «NON SI TOCCANO VOSTRI DIRITTI» – Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si è rivolto alla Cgil e alla Fiom affinché firmino l’accordo: «Se fosse stato detto “rinunciate ai propri diritti”, io avrei detto no. Ma non è stato così: i diritti acquisiti non vengono toccati».

NORME – L’incontro di martedì, spiegano fonti sindacali, dovrebbe servire per fare il punto sul tema della Commissione paritetica contenuto nella «clausola di raffreddamento» prevista nell’accordo separato condiviso venerdì scorso tra l’azienda e Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl. Nel frattempo la segreteria della Cgil fa sapere che «il lavoro e l’occupazione sono il primo punto di responsabilità» per un giudizio sul futuro di Pomigliano. Per questo il sindacato conferma il «sì alla difesa dell’occupazione e alla necessità di rendere pienamente produttivo il futuro investimento», sottolineando tuttavia il rischio che «la proposta di accordo possa violare leggi e Costituzione». «Le norme proposte dall’azienda aprono profili di illegittimità in materia di malattia e diritto di sciopero. La Cgil chiede alla Fiat di riflettere come una proposta di accordo possa violare leggi e Costituzione» si legge in una nota. Per la Cgil, comunque, «tocca alla categoria dei metalmeccanici promuovere la discussione, innanzitutto coinvolgendo gli iscritti».

SCONTRO«Pomigliano non ha alternative. Napoli non ha alternative sul suo territorio», aveva detto domenica Guglielmo Epifani. La soluzione scelta per Pomigliano è «la via giusta», aveva invece assicurato dal canto suo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il «no» della Fiom su un’intesa per Pomigliano «non è accettabile, spero che cambi idea», aveva detto la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenendo all’assemblea dell’Assolombarda. «Auspichiamo che la Fiom rifletta sulla sua decisione e cambi idea: come si fa a bloccare un investimento da 750 milioni perché si vogliono tutelare gli assenteisti e i falsi ammalati? Bisogna guardare avanti, c’è un’azienda che prende gli investimenti dall’estero e li sposta in Italia, non è accettabile che si dica di no che ci si nasconda e non si guardi la situazione. Auspico prevalga un senso di responsabilità e si dia speranza al Paese», aveva concluso la leader degli industriali. «Vedo un atteggiamento responsabile da parte di Epifani», aveva aggiunto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ribadendo di essere «ottimista» su un’adesione anche da parte dei metalmeccanici della Cgil all’intesa con Fiat. Accordo che comunque, ha precisato il ministro, dopo il sì delle altre sigle sindacali, «è già passato».

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