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Poteri dispotici e disumani dei padroni della moneta

….Agora vox

L’antropologo e attivista americano David Graber ha realizzato un altro libro molto audace e ficcante: “Debito. I primi 5.000 anni” (http://www.ilsaggiatore.com, 2012; http://occupywallst.org). Il saggio illustra le antiche e perverse relazioni tra monete, debiti, stati, guerre, servitù e schiavitù.

“Chi vuol salvare la propria vita la perderà, chi è disposto a perderla la salverà”. Vangelo

“Sarà sempre uno schiavo chi non sa vivere con poco”. Quinto Orazio Flacco

L’odierna economia commerciale amorale basata sulle forti disparità di potere e sulle relazioni impersonali a distanza è subentrata in quasi tutti i paesi all’economia relazionale basata sui beni comuni, sul dono, sullo scambio e sulle reciprocità personali. Però per Graeber il baratto non ha funzionato da base principale per la creazione dei mercati e della moneta: in genere veniva utilizzato nel caso di relazioni economiche con persone estranee alla comunità di appartenenza.

La moneta sembra nascere come unità di conto negli scambi, si trasforma poi nel principale mezzo di scambio e finisce per diventare una riserva di valore che potenzia il potere dei potenti (regnanti, uomini religiosi, burocrati, banchieri). Le monete hanno creato i primi mercati evoluti e sono state usate dagli stati per sottomettere le popolazioni e tassare i sudditi, al fine di creare grandi eserciti e finanziare le tradizionali guerre di saccheggio e di conquista.

Secondo l’economista e antropologo Philippe Rospabé, la “moneta primitiva” non serviva per pagare i debitori, ma simbolizzava l’esistenza di debiti che non si potevano saldare, un modo molto astuto per vincolare le persone e le relazioni sociali. Purtroppo, in tutte le epoche, questo strumento è stato utilizzato in modi disumani: si arrivava a schiavizzare le persone a vita (soprattutto donne e bambini).

Oggigiorno esistono forme di schiavizzazione indiretta e forme di colonizzazione indiretta: spesso gli Stati vendono a società straniere il territorio appartenente alle minoranze per fare cassa (i cinesi, i coreani e i paesi arabi sono i più attivi e spregiudicati). Dopotutto “alcune delle forme più arcaiche di denaro che conosciamo risultano essere state usate precisamente per misurare l’onore e la degradazione: vale a dire che il valore del denaro era, in definitiva, il valore del potere di trasformare gli altri in denaro. Il curioso caso delle “cumal” – la moneta di ragazze schiave dell’Irlanda medievale – ne è un’illustrazione drammatica” (p. 168).

In passato le crisi dovute all’inevitabile accumulazioni di debiti erano ricorrenti e causavano la schiavitù di massa. Spesso venivano risolte dai sovrani con i giubilei, oppure con la consegna di generi alimentari o di monete direttamente nelle mani dei cittadini, come avvenne nell’antica Roma e nella città di Atene. Per quanto riguarda l’origine degli interessi è impossibile stabilire qualcosa di preciso, poiché questo fenomeno era già presente nelle tradizioni orali; però il termine sembra fare riferimento alla gestione della riproduzione del bestiame, oppure alla gestione delle somme incamerate dai templi, che nell’antichità avevano la funzione di “banche” per le comunità locali. Nel medioevo si considerava l’applicazione degli interessi come un modo di combattere senza la spada e la cultura islamica è da sempre ostile all’applicazione degli interessi, anche se esistono naturalmente altre forme di retribuzione derivanti dai servizi relativi ai capitali.

Comunque l’unica moneta che non prevede la maturazione di interessi sembra essere quella di proprietà dell’isola di Guernsey (un protettorato britannico): “Possiede dal 1816 una cartamoneta svincolata dagli interessi, non ha debito pubblico, non conosce disoccupazione e vanta un alto tenore di vita” (in “La festa è finita” di Richard Heinberg, 2004, p. 225). In passato anche gli Stati Uniti hanno utilizzato una moneta a proprietà statale: ad esempio il “Greenbank” emesso da Lincoln, che finì poi assassinato. In effetti la rivoluzione americana fu originata anche dalla mancata autorizzazione del sovrano inglese alla creazione di una moneta coloniale americana.

D’altra parte esiste il grosso problema del sistema di indebitamento privato pianificato dalla società finanziarie che si occupano dell’emissione delle carte di credito: “Il problema degli usurai fu risolto rendendo perfettamente legali tassi d’interesse del 25, 50 per cento, o in alcuni casi (per esempio negli anticipi dello stipendio) addirittura del 120 per cento all’anno. Un tempo tipici solo nel mondo del crimine organizzato, ora questi tassi potevano essere applicati non solo da picchiatori e da quel genere di persone che lascia animali mutilati davanti alla porta del debitore insolvente, ma da giudici, ufficiali giudiziari e poliziotti” (David Graeber, p. 365).

Inoltre le ultime vicissitudini finanziarie ricalcano uno dei più banali ricorsi storici: la creazione di moneta fittizia che alimenta una bolla speculativa che finisce per gambizzare l’economia reale. In passato Adam Smith descrisse la tragicomica evoluzione del mercato delle tratte che per molti aspetti è assimilabile agli attuali titoli derivati che sono comprati e rivenduti da un club esclusivo di dieci banche d’affari. Hyman Minsky descrisse con maestria “la trappola della liquidità” e le nefaste implicazioni relative alla circolazione della moneta fittizia creata dai ricchi per i ricchi (“Potrebbe ripetersi? Instabilità e finanza dopo la crisi del ‘29”). Le crisi finanziare sono cicliche e ogni “crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere” (Antonio Gramsci).

Quindi la democrazia economica è un mito: in tutte le nazioni chi ha più soldi ha più diritti. La parola democrazia rappresenta impropriamente degli stati governati da oligarchie formate da vecchi maschi superricchi, sociopatici o psicopatici, gli unici ad avere la piena libertà di movimento e la piena rappresentanza legale nella creazione e nella gestione del denaro, della forza e della violenza, attraverso i governi e le istituzioni finanziarie: banche, fondi di investimento, sistema bancario ombra, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, ecc.

In sintesi, date le attuali premesse finanziarie, solo una diffusa e aperta lotta sociale intergenerazionale può impedire la fase armata della Terza Guerra Mondiale: gli uomini anziani dichiarano guerra, i giovani devono combattere e morire (Herbert Hoover, citazione tratta da http://www.freedomfromfearmagazine.org).

Per approfondimenti di capitalismo civile segnalo http://keynesblog.com e un paio di istituti di ricerca economica indipendente: http://ineteconomics.org (Institute for New Economic Thinking); http://www.levyinstitute.org (Levy Economics Institute of Bard College). Questo istituto riunisce alcuni ex allievi di Hyman Minsky, uno degli economisti più trascurati dalle università.

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