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MILANO, CRESCE IL FENOMENO DEI CONDOMINI COLLABORATIVI

MILANO, CRESCE IL FENOMENO DEI CONDOMINI COLLABORATIVI

Irene Soave scrive…

Sarà vero che «il milanese non conosce i suoi vicini» (così almeno recita il sito cult Il milanese imbruttito); ma proprio a Milano spuntano come funghi i “condomini collaborativi”, dove con i vicini, oltre all’ascensore, si condividono lavatrici, corsi di yoga e babysitter, ma soprattutto un senso di famiglia da casa di ringhiera anni Cinquanta.

Il primo è stato, nel 2011, un condominio di via Scarsellini 17, zona 9: le 100 famiglie che ci abitano condividono, fra l’altro, un gruppo di acquisto, la rete wifi, corsi condominiali di Pilates e un car sharing.

E un clima da paesino in cui «ci si guarda i figli a vicenda e ci si conosce di più. Molti milanesi sono venuti qui per lavorare, magari da lontano, e ci si sente soli» spiega Liat Rogen, ricercatrice israeliana che a Milano abita dal 2002 e della sua lotta al senso d’isolamento ha fatto un business sociale: è lei la mente di HousingLab, l’associazione che ha organizzato il vicinato collaborativo di via Scarsellini.

«Chi fa questa scelta vuole soprattutto una comunità, ma poi si risparmia anche»: fino a 1600 euro l’anno per una famiglia di 4 persone, che risparmia su tata, wifi, acquisti in gruppo e corsi.

Da loro hanno preso esempio in molti (tanto che a ottobre, proprio a Milano, c’è stata la prima fiera dell’abitare collaborativo, Experimentdays). A settembre è partita la “convivenza creativa” di via Zoia, zona Bisceglie, 90 alloggi in mano a due coop di abitanti con lavanderie condominiali e un distributore di acqua alla spina, animazione per i bambini e teatro di quartiere; il palazzo di via Rembrandt 12 ha una biblioteca gestita dagli inquilini nell’ex portineria; e in via Crescenzago un gruppo di quattro famiglie ha trovato il terreno per far nascere Base Gaia, un nuovo edificio «con spazi comuni per fare corsi o riunioni aperti a tutti», laboratori per il fai da te e lavanderia collettiva. «Cerchiamo altre famiglie, perché il terreno è grande» spiega uno dei fondatori, Emanuele.

E se di fronte a tanto entusiasmo viene da ricordarsi che 2 milioni di italiani sono coinvolti in controversie condominiali, Rogen rassicura: «Si litiga perché ci si vede solo in assemblea, a fine giornata. Se si hanno rapporti più umani coi vicini si discute con rispetto, risparmiando energie, tempo e soldi in infinite beghe condominiali». E forse sta qui la convenienza maggiore.
http://www.leggo.it/NEWS/MILANO/condomi … 8032.shtml

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