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Lite tra vicini, una coppia finisce ingiustamente in Tso. E ora chiede i danni all’Asl

Ottavia Giustetti scrive…

Tutto nasce con la classica fastidiosa goccia che toglie il sonno. Per i due addirittura è stata chiesta l’interdizione. Senza motivo

Le notti nell’appartamento alla periferia della città, dove abitavano da 40 anni, erano diventate da qualche mese per Adamo e Maria Pia un incubo sempre uguale, e interminabile. Il ritmo lento e ripetitivo di una goccia che sembrava risvegliarsi all’imbrunire passava attraverso i tubi del bagno del vicino, e si piazzava proprio dentro le loro orecchie, impedendogli di prendere sonno. A volte si trasformava in uno scroscio vero e proprio che attraversava le pareti sottili del condominio anni Settanta e assumeva la portata di una cascata, con botti e colpi e assordanti scricchiolii dalle vecchie tubature.

Adamo e Maria Pia restavano immobili, supini, nel letto cercando di prendere sonno. Qualche volta riuscivano ad assopirsi per risvegliarsi di soprassalto al crescere dell’insistenza della perdita d’acqua. Altre volte arrivava l’alba e non avevano chiuso occhio. Di giorno era guerra col vicino di casa. Mesi e mesi di discussioni tra il pianerottolo e l’assemblea. La disperata richiesta di aiuto all’amministratore di condominio. Gli inutili sopralluoghi di tecnici. Tutto congiurava contro di loro, e la goccia implacabile sembrava solo il frutto di una ossessione a due. Fino a qui sarebbe una storia di ordinaria follia condominiale. L’epilogo, invece, ha dell’incredibile perché passa con un rapido effetto domino, dal trattamento sanitario obbligatorio, alla richiesta di interdizione, e finalmente alla decisione del Tribunale che dopo quattro anni stabilisce: Adamo Benedetto e Maria Pia Ciampa sono solitari e rigidi nel difendere la loro tranquillità, ma sani di mente e capaci di provvedere a loro stessi e alla famiglia. I due, assistiti dall’avvocato Caterina Biafora, chiedono i danni ai medici che hanno autorizzato il tso, con una diagnosi che non trova conferma in nessun esame né negli episodi della loro vita passata: folie a deux, quando un personaggio dominante, affetto da paranoia o schizofrenia paranoide, influenza pesantemente il soggetto più debole coinvolgendolo nell’accettazione della propria realtà delirante.

La vicenda si è conclusa davanti al giudice Anna Giulia Melilli che ha dovuto decidere se nominare per i due un amministratore di sostegno. Dopo essere stati ricoverati di forza in reparto psichiatrico, e trattati con farmaci, marito e moglie furono dimessi con diagnosi negativa ma non vollero proseguire le cure. A quel punto il pubblico ministero Alessandra Provazza, come prevede la legge, ha interpellato il tribunale perché si pronunciasse sulla possibilità di interdirli o meno perché incapaci. L’esito della consulenza d’ufficio e quindi della sentenza è sopredente: i caratteri istrionici e paranoidei della personalità non rilevano la necessità di nominare un amministartore di sostegno. Non hanno avuto modo di esprimere il consenso informato e il Tso è stato praticato in maniera coatta. Senza alcun espisodio precedente o pericolosità.

http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/04/17/news/lite_tra_vicini_una_coppia_finisce_ingiustamente_in_tso_e_ora_chiede_i_danni_all_asl-137826669/

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