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Il senso della vita

Spesso penso al senso della vita.
Chi sono? Dove vado? Da dove sono venuto?
Queste domande diventano pressanti, specialmente quando, come ora, non ho nulla da fare.
Tra un po’ andrò a messa, come ogni domenica.
E avrò altro tempo e modo per pensare a ciò che l’ uomo definisce “eternità”.
Forse l’ eternità ha a che fare con questo momento in cui non ho nulla da fare, e sto scrivendo su questa tastiera domande banali, ma profonde, in questo mattino d’ autunno….
Forse…..

Buckminster Fuller scrive…….

Ho settantotto anni…..

e scopro che alla mia età ho assorbito più di mille tonnellate d’ acqua, cibo e aria, le cui componenti chimiche sono impiegate temporaneamente, e per tempi diversi, sotto forma di capelli, pelle, carne, ossa, sangue, eccetera, e poi vengono progressivamente scartate.

Alla nascita pesavo sette libbre, e poi sono passato a settanta, poi a centosettanta, e persino a duecentosette libbre.
Poi ho perso settanta libbre e ho detto:”Chi era quelle settanta libbre? Perchè io sono ancora quì”.
Le settanta libbre che ho perduto erano dieci volte l’ intero totale del mio peso alla nascita, nel 1895.

Sono certo di non essere il peso dei pasti più recenti che ho consumato, e che in parte diventeranno i miei capelli, solo per venire poi tagliati due volte al mese.
Le settanta libbre perdute di sostanze chimiche organiche evidentemente non erano “me”, gli atomi rimangono tuttora.

Commettiamo un grande errore identificando “me” e “voi” con queste sostanze chimiche transitorie e quindi percettibili sensorialmente.

Si pesano spesso le persone, alla loro morte.

Molti poveri condannati dal cancro hanno accettato di far mettere sulla bilancia i loro letti.
L’ unica differenza manifesta nel peso prima e dopo la morte è quella causata dall’ aria esalata dai polmoni o dall’ urina perduta.

Qualunque cosa sia la vita, non pesa nulla.

 

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