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Gli economisti costruiscono il paradiso o l’ inferno

Cari amici,

In questi giorni sulle nostre teste si stanno prendendo decisioni che condizioneranno il nostro futuro.

Ossia, i rappresentati politici di tutta Europa stanno decidendo che i mercati avranno tutti i soldi che chiedono; che i soldi verranno stampati dalla BCE per finanziare gli stati che non hanno più soldi per pagare i propri debiti; che per questo motivo si produrranno altri debiti che noi cittadini pagheremo.

Già oggi stiamo cominciando a vedere le imposte che aumentano al fine di arrivare ad un pareggio di bilancio previsto per il prossimo anno.

Già oggi ci accorgiamo che un pezzettino di questa manovra finanziaria è stata mangiata dall’ incremento degli interessi che gravano sul debito pubblico.

Mi domando perchè tutti i soldi che la Bce stampa non vengono utilizzati per creare debiti a tassi minimi, che servano per togliere il peso degli interessi di mercato sui debiti pubblici.

Mi sembra evidente che se non si crea una via nuova per pagare i debiti pubblici, i mercati non finanzieranno mai tutti i debiti che sono prossimi alla scadenza nel 2012.

Per analogia possiamo immaginare i mercati finanziari come una giostra che gira vorticosamente, e che per questo non crolla. 

Ebbene questa giostra non è più legata da tempo all’ economia reale (ciò che effettivamente si produce); per questo è condannata a girare sempre più velocemente, incrementando i debiti per finanziare il pagamento dei debiti in scadenza.

Le banche centrali possono soltanto “allungare il brodo”, stampando soldi e sperando di creare inflazione; ma ciò oggi non è più possibile, perchè i soldi non arrivano all’ economia reale; anzi le banche hanno sempre meno soldi da prestare alle imprese e ai privati; gli stipendi non crescono, anzi l’ inflazione erode il valore reale dei dipendenti e dei pensionati.

Per questi motivi l’ economia reale si deprime, i prezzi calano, le merci restano invendute.
Sono convinto che dobbiamo cambiare visione economica; per questo scrivo articoli e cerco consenso su una nuova visione che chiamo economia relazionale.

Dobbiamo fondare delle nuove istituzioni pubbliche e private che si occupino di reperire e distribuire risorse finanziarie con logiche diverse da quelle di mercato.

E queste logiche vanno ricercate per mezzo della politica, ….ma non vorrei essere frainteso: La politica governa l’ economia da sempre! Le logiche economiche non sono mai state indipendenti dalle logiche politiche. 

Da trent’ anni ci raccontano che l’ economia è una “scienza”, ma in verità le scelte economiche sono sempre dipendenti da scelte politiche.

Buona fortuna, …e buona giornata!



Wall Street Italia

Roma – Lo sapevate? Anche il Fisco vedrà il nostro estratto conto bancario. La notizia, probabilmente, lascia abbastanza indifferenti i pagatori seriali di tasse («prego, che veda pure»), inquieta chi ha la coscienza tributaria sporca e apre un dibattito bipartisan sui confini della privacy. E’ giusto o stiamo scivolando verso eccessi degni del Grande Fratello orwelliano?

L’articolo 11 della manovra, quello che si intitola «Emersione di base imponibile» mette nero su bianco il principio che tutti i movimenti su risparmi e portafogli finiranno nel cervellone del Fisco a partire dal primo gennaio 2012. Ad oggi in quel database viene comunicato di default solo il numero del conto corrente. E poco di più. Dal 2005, infatti, cioè da quando esiste l’Anagrafe dei conti correnti, banche e intermediari sono obbligati a segnalare gli estremi dei nuovi rapporti e di quelli che vengono chiusi. Adesso cambia tutto. E il flusso di informazioni diventerà molto più corposo e più preciso.

Se mai si fosse potuto affermare che il segreto bancario era attaccato a un respiratore artificiale, il governo Monti si è incaricato di staccare del tutto la spina. Ma lo smantellamento dell’istituto che ha protetto la riservatezza delle brave persone insieme ai segreti degli evasori non è certo cominciato oggi. Ci siamo arrivati pian piano, anche se negli ultimi mesi l’accelerazione è stata notevole.

I provvedimenti anti-crisi presi quest’estate dal governo Berlusconi avevano già rivoluzionato l’utilizzo dell’Anagrafe da parte dell’Agenzia delle Entrate. Fino a luglio, infatti, l’attenzione del Fisco poteva concentrarsi sulla sterminata messe di dati contenuta nel cervellone (si tratta di oltre un miliardo di comunicazioni) solo davanti a forti indizi di evasione, tali da far scattare un’indagine finanziaria a carico di singole persone o società.

Il controllo puntuale sui movimenti di conti correnti e depositi, quindi, era ovviamente previsto, ma solo dopo l’avvio di un accertamento formale nei confronti di un contribuente ben determinato. La manovra agostana ha invece spalancato al Fisco la possibilità di accedere all’Anagrafe anche solo per elaborare specifiche liste selettive di contribuenti sospetti, in cui potrebbe finire chi risulta «anomalo», per esempio perché ha un numero spropositato di conti o di altri rapporti.

Una novità di cui il Fisco stava ancora discutendo le implicazioni pratiche e le procedure su vari tavoli aperti con le associazioni degli operatori finanziari, coinvolti in prima persona nel fornire ulteriori dati sulla dinamica delle ricchezze dei contribuenti finiti nelle black list dell’Erario. Un dibattito superato (così almeno sembra) dall’articolo 11 della manovra attuale, che stabilisce l’obbligo per gli operatori finanziari di comunicare «periodicamente all’anagrafe tributaria» i movimenti di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela «ed ogni informazione relativa ai predetti rapporti necessaria ai fini dei controlli fiscali, nonché l’importo delle operazioni finanziarie» .

Che cosa significa? Significa che, appunto, il rendiconto annuale di conto corrente, conto di deposito, conto titoli, gestioni, carte di credito e così via potrebbe arrivare in copia quasi conforme al contribuente e al Fisco. In realtà per sapere esattamente quali informazioni aggiuntive finiranno nel cervellone dell’Erario bisogna aspettare il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che, dopo aver sentito le associazioni di categoria degli operatori, stabilirà le modalità e i contenuti del nuovo ordine. 

L’idea, comunque, è che il Fisco avrà accesso ad un mare di dati ulteriori. Quel miliardo di informazioni contenute già oggi nell’Anagrafe si moltiplicherà per «enne» volte e da qui potranno partire elaborazioni ed indagini. Senza bisogno che ci sia un accertamento in corso nè una lista di sospetti su cui domandare ulteriori lumi alla banca.

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