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Economia USA vicina al collasso

Obama studia la mossa Citigroup
Wall Street, peggior risultato da 12 anni

Il governo Usa potrebbe rilevare fino al 40% del capitale del colosso. Ue: aumentano rischi per le banche

Cari amici,

Da diversi mesi non mi occupo di economìa, perchè le notizie che leggo mi sembrano piene di “propaganda”.

Dal mio punto di vista, oggi l’ economia occidentale mondiale dipende dall’ andamento dall’ economia USA, la quale è vicina al tracollo.

Infatti la federazione USA ha il debito pubblico più alto del mondo, il quale si incrementa sempre di più, a causa degli investimenti che il governo di quello sfortunato paese sta adottando per cercare di non affogare.

E’ bene ricordare che i cosiddetti “aiuti” statali USA, sono finanziati stampando dollari, che poi sono immessi nel circuito finanziario globale, sperando che il resto del mondo continui a spenderli come se avessero valore.

Ma quanto “vale” oggi l’ economia americana?

Nessuno lo sa!

I tecnici delle borse di tutto il mondo sanno che l’ economia futura entrerà in crisi, perchè gli equilibri finanziari ormai si sono incrinati.

Gli stati esportatori di petrolio e gas naturali non potranno accettare per sempre di essere pagati “soltanto” in dollari americani.

Prima o poi i paesi arabi decideranno di accettare in pagamento del greggio anche altre valute, e quando ciò accadrà negli Stati Uniti si scatenerà un inflazione senza precedenti.

E poi c’ è la questione principale che nessuno ha il coraggio di dire con chiarezza: Il petrolio sta finendo.

Quando il petrolio mondiale sarà insufficiente a soddisfare la domanda globale che faremo.

 

Buona giornata!

Corriere della sera

MILANO – Da una sponda dell’Atlantico all’altra soffia forte il vento delle nazionalizzazioni, allo scopo di evitare il tracollo del sistema bancario e finanziario internazionale. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, valuta la «parziale nazionalizzazione» del colosso Citigroup, sempre più in difficoltà, la Commissione europea, nella bozza di un documento sulle nuove linee-guida per gestire gli asset tossici che, salvo sorprese, sarà approvato mercoledì, chiede ai governi di intervenire nuovamente nel sistema bancario e di «valutare» nuove «nazionalizzazioni». E a fine giornata arriva la notizia del un record negativo per la Borsa di New York: l’indice Dow Jones ha chiuso a -3,4%, un picco mai toccato negli ultimi dodici anni.

L’ALLARME DI BRUXELLES – Il problema degli asset tossici «sembra che non sia stato ancora risolto in modo soddisfacente e un inatteso approfondimento del rallentamento economico adesso minaccia un ulteriore e più esteso deterioramento della qualità del credito degli asset bancari», si legge nella bozza del documento, anticipata da Adnkronos International. E Bruxelles sottolinea che «questa incertezza non solo continua a minare a fiducia nel settore bancario ma indebolisce gli effetti delle misure di sostegno dei governi». Così la Commissione chiede ai governi di valutare, ove necessario, la possibilità di nazionalizzare le banche colpite dalla crisi: nel quadro della condivisione degli oneri, si potrebbe considerare «l’opzione della nazionalizzazione», si legge nel documento.

CITIGROUP – Al tempo stesso, negli Stati Uniti a Wall Street ha tenuto banco il caso Citigroup: indiscrezioni di stampa vorrebbero il governo federale vicino all’acquisto di una fetta rilevante del colosso bancario. In mani pubbliche dovrebbe finire il 25% del capitale, anche se il Wall Street Journal ritiene si possa arrivare fino al 40% per cento. In pratica una nazionalizzazione del gruppo. In apertura il titolo sale del 16%. Secondo il quotidiano finanziario americano, infatti, una fetta importante dei 45 miliardi di dollari in azioni privilegiate detenute dal governo – pari oggi al 7,8% del capitale – potrebbe essere convertita in ordinarie.

«PARZIALE NAZIONALIZZAZIONE» – Il governo Usa ha quindi ammesso di essere aperto all’ipotesi di una «parziale nazionalizzazione» del colosso finanziario Citigroup. Un portavoce del Tesoro, secondo quanto riferisce il Financial Times, «è aperto a considerare la richiesta» di trasformare in azioni ordinarie le azioni privilegiate attualmente detenute dall’amministrazione di Washington. Il portavoce del Tesoro spiega che il nuovo piano di stabilizzazione finanziaria del sistema finanziario, varata due settimane fa dal segretario al Tesoro, Timothy Geithner, prevede la possibilità di trasformare in azioni ordinarie le azioni privilegiate attualmente detenute dal Tesoro Usa.

AIUTI «TEMPORANEI» – Le autorità finanziarie Usa hanno comunque assicurato che le maggiori banche americane sono ben capitalizzate, allontanando così la prospettiva di una nazionalizzazione. In un comunicato congiunto, Federal Reserve, Tesoro Usa e altre autorità americane, si sono dette convinte che le banche resteranno in mani private e che un eventuale aiuto finanziario pubblico sarà «temporaneo».

WALL STREET- Dopo l’apertura in rialzo a Wall Street hanno prevalso i toni pessimistici: Dow Jones e Nasdaq hanno imboccato la via del ribasso e anche in Europa i rialzi della mattinata si sono via via assottigliati, fino a lasciare campo libero ai segni negativi. La chiusura è stata appunto all’insegna del tonfo per tutti gli indici: il Dow Jones ha ceduto 250,89 punti (-3,41%) a 7.114,78 punti, mentre il Nasdaq ha perso 51,67 punti (-3,59%) a 1.389,56 punti. In forte ribasso anche lo S%P 500, che è scivolato di 26,31 punti (-3,42%) a 743,33 punti.

PIAZZA AFFARI – Era cominciata bene, nel frattempo, la settimana borsistica a Piazza Affari, trascinata al rialzo dai bancari (il Mibtel segnava dopo poco dall’apertura un rialzo del 2,09%). Poi, dopo il cambiamento di rotta di Wall Street, gli indici hanno cominciato a scendere per poi chiudere in calo: il Mibtel ha ceduto l’1,29% a 12.639 punti e lo S&P/Mib lo 0,90% a 15.391 punti. Deboli anche l’All Stars (-1,48% a 7.932 punti) e il Midex (-1,87% a 15.391 punti). Fortissime vendite su Seat (-10%), Lottomatica (-6%), Italcementi (-4%), Pirelli (-5%), Mondadori (-5%) e Fiat (-5,6%), dopo la bocciatura di Moody’s sul piano di incentivazione e il taglio del rating sul debito.

EUROPA – Le principali Borse europee hanno chiuso in calo la prima seduta della settimana, condizionate da Wall Street. Il Dax di Francoforte ha chiuso in ribasso dell’1,95%, al di sotto della soglia psicologica dei 4.000 punti, ai minimi dal 27 ottobre 2004. Il Cac 40 di Parigi è invece arretrato dello 0,8%, mentre il Ftse 100 di Londra è arretrato dello 0,99%.

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