Go to Top

1,6 milioni di euro per Vespa sono troppi?

«Darò 150 mila euro per i giovani
Lo facciano anche Santoro e gli altri»

Bruno Vespa: «Guadagno 1,6 milioni, con il nuovo contratto salirei dell’11%»

Cari amici,

Quanto è lo stipendio “giusto” per un onesto giornalista come Vespa?

Ma in questo caso, credo che il fatto travalichi la notizia: Quando lo stipendio di un uomo è “troppo”?

Mi chiedo: Se si facesse una legge che limitasse il compenso massimo attribuibile a “diciamo” un milione di euro, sarebbe una norma ingiusta?

Sinceramente credo che questo fatto sia una vergogna!

Inoltre penso che anche l’ offerta di dare in elemosina 150 mila euro, da parte di un tizio che ne guadagni 1,6 milioni sia un insulto alla miseria.

Corriere della sera

ROMA — Il suo contratto è sta­to rinviato dai vertici Rai perché «troppo oneroso». Non è in imba­razzo,Bruno Vespa?
«Questo contratto non è stato tirato fuori all’improvviso da un cassetto del di­rettore generale. È frutto di una serrata trattativa di diversi mesi che ha coinvolto molte strutture aziendali. Sono stati fatti controlli minuziosissimi e tutti i confron­ti possibili. La migliore garanzia di equità è la sigla del vice direttore generale re­sponsabile del settore, Lorenza Lei, cono­sciuta come ‘la signora dei tagli’…»

Conti alla mano c’è un rincaro del 20% rispetto al vecchio.
«Non è così. Sono stati dati numeri a sproposito. La base del mio contratto è del 2001, sono pagato con il controvalo­re in lire. Consideriamo 140 puntate, la media degli ultimi anni. Le prime cento mi vengono pagate 11.878,50 euro lordi ciascuna, le ulteriori quaranta 10.329,14 euro lordi. Totale 1.601.016,40 euro lor­di annui (la metà, come è noto, se ne va in imposte). Col nuovo contratto le pri­me cento puntate verrebbero compensa­te con 1.300.000 euro lordi (13 mila l’una) e le ulteriori quaranta 480 mila eu­ro lordi (12 mila l’una). Totale 1.780.000. Differenza tra vecchio e nuo­vo contratto 178.963,40 euro lordi all’an­no. L’11,18% in più. Tutto il resto è alea­torio. L’anno prossimo, quando partirà il nuovo contratto, il tasso d’inflazione dell’ultimo decennio sarà del 22 per cen­to. Dal 2004 di circa il 14%. Dunque?»

Dunque, c’è il deficit Rai: 600 milioni di buco entro il 2012.
«Giusto che si tenga conto della diffi­cile situazione. Ma contano anche i risul­tati. ‘Porta a porta’ ha un costo bassissi­mo: 45 mila euro per puntata ‘chiavi in mano’, è fermo da anni, grazie al rigore amministrativo di Claudio Donat Cattin e di Giovanna Montanari. Per 140 punta­te fa 6 milioni 300 mila euro. Roberto Be­nigni vendette 12 puntate di seconda se­rata della Divina Commedia registrate in pubblico a Firenze (quindi già ammortiz­zate) per 400 mila euro l’una (totale 4.800.000 euro). Gli ascolti furono più bassi di ‘Porta a porta’, ma nessuno bat­tè ciglio. Certo, l’arte costa…»

Ma voi quanto «rendete» in pubblicità?
«La Sipra vende i nostri spot a 30 mila euro l’uno. Se ne trasmettono otto. Vo­gliamo essere prudenti? Facciamo il cal­colo su sei. In un anno sono 25 milioni 900 mila euro. Meno il costo della tra­smissione, restano quasi 20 milioni di euro di guadagno all’anno per la Rai. Fac­ciamo un pubblico confronto con gli al­tri, conti alla mano, e tiriamo le somme. Mi dispiacerebbe se questo confronto non fosse fatto dal Consiglio Rai che cer­to dispone (o potrebbe disporre, solo che lo volesse) di tanti documenti che io non ho… »

Comunque, può dire qualcuno, parliamo solo di un talk-show…
«Vogliamo aggiungere che grazie alla migliore squadra su piazza abbiamo di­mostrato di poter andare in onda imme­diatamente qualunque cosa accade in Ita­lia e nel mondo? Vogliamo ricordare che in questo inizio di stagione abbiamo raf­forzato la nostra leadership sui concor­renti diretti?»

Adesso il contratto torna sotto esame. Non pensa di accettare un ribasso, come hanno fatto al­tri personaggi Rai?
«Il consiglio Rai ha chiesto giustamen­te un approfondimento. Se si rifanno conti e confronti, qualche piccola limatu­ra tecnica è possibile. Ma vorrei andare oltre. In tempi difficili bisogna essere so­lidali. Alle opere umanitarie, come è no­to, giro ormai quasi per intero i proventi di convegni e dibattiti. Adesso vorrei ri­nunciare a 150 mila euro all’anno del mio nuovo contratto (600 mila euro in quattro anni) se la Rai utilizzasse questa somma per dieci borse di studio annuali da 15 mila euro l’una per dieci giovani da ammettere, dopo una accurata sele­zione, a un corso-concorso serissimo co­me quello che quarant’anni fa portò me e altri trenta colleghi in Rai. Mi piacereb­be che una somma analoga (collettiva, non voglio impoverire nessuno…) la sot­toscrivessero insieme Santoro, Fazio, Dandini, Bignardi, Annunziata, Floris in modo da raggiungere le venti borse di studio. Da sempre a ‘Porta a porta’ il mo­desto turn over si fa guardando i prodot­ti dei candidati prima di incontrarli. E molti, ovviamente, non li incontriamo nemmeno. Ho detto ai miei: non voglio sapere per chi votate, ma fate sì che io non me ne accorga mai. Vorrei che quei dieci o venti ragazzi fossero scelti così. E’ un sogno? E continuo a chiedermi: ma perché tutto questo capita soltanto a me?».

Lascia un commento