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Stampare moneta e regalarla è un atto politico

Stampare moneta e regalarla ai mercati finanziari è lo strumento corretto per uscire dalla crisi?

Credo di no!

Perchè queste politiche non sono neutrali e non favoriscono gli strati sociali meno abbienti che potrebbero mettere in moto la ripresa con i loro consumi.

Infatti la stampa di nuova moneta e gli interessi di poco superiori allo zero premiano le banche, che possono rifinanziarsi a basso costo, i grandi operatori finanziari (hedge fund, fondi private equity ecc.) che possono prendere a prestito grandi capitali per poi effettuare le loro speculazioni e gli attori economici indebitati.

Vengono invece penalizzati i piccoli risparmiatori prudenti e anche le casse pensioni che non riescono ad ottenere rendimenti soddisfacenti dai loro investimenti obbligazionari.

La trasmissione di queste politiche all’economia reale continua a non funzionare: infatti questi interventi non si sono tradotti in un aumento dei crediti ad imprese e famiglie.

Ma c’è di più: queste politiche contribuiscono ad alterare ulteriormente la distribuzione dei redditi, poiché rischiano di favorire la formazione di nuove bolle speculative senza riuscire a scorrere fino all’economia reale creando le condizioni di una solida e duratura ripresa.

Insomma, siamo di fronte ad un nuovo esperimento che però non coglie né cerca di incidere su una delle cause della crisi che è stato l’allargamento dei divari di reddito.

Sarebbero forse più efficaci interventi fiscali tesi ad aumentare la capacità di spesa dei ceti medi e degli strati sociali meno favoriti, ma questi sono resi difficili dai disavanzi pubblici e anche da una visione dell’economia che vede nel miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari la condizione indispensabile per rilanciare la crescita.

Dunque, questa politica dei bassi tassi di interesse e di continua stampa di nuova moneta sta danneggiando i piccoli risparmiatori e non sembra aiutare molto (almeno finora) la ripresa dell’economia.

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