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I mercati vivono di bolle, e l’ euro cala

Cari amici, dopo pochissimi giorni di euforia le borse hanno ricominciato a calare di valore.

In particolare l’ euro continua a indebolirsi sul mercato dei cambi e stamattina, per la prima volta dal marzo del 2009, è calato sotto quota 1,25 dollari.

A parte Trichet, che sbraita come una gallina che fa la guardia al pollaio davanti alla volpe, il resto dell’ Europa politica rimane in silenzio (perchè, d’ altra parte, le esportazioni amano le monete deboli).

Tuttavia il punto della questione è un altro: Le cartucce che l’ Europa poteva sparare per combattere la speculazione, sono state già utilizzate.

Che succederà se il trend negativo dovesse proseguire?

L’ unica soluzione che riesco a immaginare, è quella che ho già scritto alcuni giorni fa.

La BCE si deve comprare i debiti sovrani, e pagarli con emissioni di debito sottoscritti dai paesi che aderiscono alla moneta unica.

D’ altra parte, se vogliamo dirla tutta, i paesi sovrani dei paesi UE verso chi sono debitori? Risposta: nei confronti della BCE.

E pertanto, visto che la banca centrale ha creato il problema, perchè mai non dovrebbe perlomeno contribuire a risolverlo?

Il Sole 24 ore

Milano e Madrid continuano ad ampliare le perdite, registrando le peggiori performance tra le piazze del Vecchio Continente, penalizzate soprattutto dalla debolezza delle banche (-3,5% in Europa). Il listino spagnolo arretra del 4,12% e quello milanese del 3,29% (FTSE Mib). Seguono Lisbona (-2,45%), Parigi (-2,37%), Francoforte (-1,02%), Londra (-1,17%). Atene perde il 2,05 per cento. Ad affondare Piazza Affari sono ancora una volta le banche guidate da Ubi Banca (-6,37%), Banco Popolare(-5,02%) e Bpm (-5,19%). Ribassi superiori ai quattro punti percentuali per Intesa Sanpaolo,Unicredit eMediobanca. Nel frattempo resta debole l’euro sul mercato dei cambi, che già ieri era sceso sotto quota 1,25 dollari. A metà mattina la divisa dell’Ue a 16 si attesta a 1,2516 dollari. Per oggi negli Stati Uniti é prevista la pubblicazione dei dati sulle vendite al dettaglio, la produzione industriale, l’indice sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan e le scorte di magazzino delle aziende.

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