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I mercati sono volubili come le belle donne

Cari amici,

Gli operatori dei mercati finanziari in questo periodo sono volubili come le belle donne.

E’ incredibile constatare come il nostro tenore di vita sia attaccato a valutazioni statistiche del cosiddetto “sentiment”, ossia dello spirito positivo che spinge la gente a investire nel futuro.

Siamo tutti nelle mani dei baroni della finanza, ed io non so se ci stiamo incamminando verso una strada di inflazione o di deflazione.

Certo è che i valori finanziari hanno perso ogni riferimento logico con l’ economia reale, e ormai viaggiano su parametri speculativi che poco hanno a che fare con la vita della gente.

Ho il sospetto che siamo alla fine di un epoca di falso ottimismo, ma …ciò che è peggio, non ho la benchè più pallida idea di ciò che ci aspetta.

Se chi ha tantissimi capitali perde la fiducia e li toglie dal mercato mi chiedo chi ce li metterà?

Noi, comuni mortali, di capitali da investire non ne abbiamo, e gli stati non hanno più la possibilità di indebitarsi ulteriormente, dato che già oggi si stanno impegnando per restituire parte dei debiti contratti negli anni passati.

Se i cittadini pagano i debiti degli stati sovrani con le tasse, e gli stati sovrani pagano i debiti contratti con le banche centrali, chi farà girare i soldi necessari per finanziare la crescita?

Ai posteri l’ ardua sentenza!

Wall Street Italia

Pioggia di vendite ovunque. Gli investitori scontano – a scoppio ritardato – la notizia del declassamento del rating spagnolo e guardano con timore ora anche alla Cina. Moneta europea ai nuovi minimi di 4 anni: 1.2111.

L’inizio del mese di giugno non sembra portare ai mercati alcun sollievo, stando almeno alla performance che i listini azionari globali riportano in queste ore. La sessione è decisamente negativa per le borse europee e a prevalere, così come è stato in molte delle sedute concitate di maggio, è il sell off. A metà giornata, Piazza Affari vede il Ftse Mib perdere il 3,3%; male anche Londra (-2,22%), Francoforte (-1,90%) e Parigi (-2,35%). Il segno meno non risparmia inoltre Amsterdam (-1,72%) e Bruxelles (-1,34%).

Dopo la pausa di ieri – di fatto si è trattato di pausa, in quanto le borse mondiali hanno preferito optare per l’attendismo, in concomitanza con la chiusura dei mercati di Wall Street e di Londra – i mercati europei hanno reagito così oggi alle ultime notizie arrivate nelle ultime ore (ma non solo).

La notizia del declassamento del rating della Spagna da parte dell’agenzia Fitch era arrivata infatti lo scorso fine settimana. Ma la reazione vera e propria sembra manifestarsi oggi: la pioggia di vendite si abbatte ovunque, il che lascia pensare che la bocciatura del rating spagnolo non sia stata ancora digerita. Ad affossare il sentiment c’è poi dell’altro: tornano a rinnovarsi infatti anche i timori sul casoCina.

Gli interrogativi sono infiniti: esiste davvero il rischio di una bolla? E cosa faranno le autorità di Pechino per scongiurare la minaccia di un’inflazione? Si avrà un rallentamento della congiuntura cinese, al momento uno dei pochi fattori di traino della crescita mondiale? E quale sarà in questo caso l’effetto sulla economia mondiale?

Queste e altre domande si affastellano nelle menti degli operatori, delusi per la contrazione che l’indice Pmi – che misura la performance dell’attività manifatturiera della Cina – ha subito un calo a maggio.

E a essere preoccupato è lo stesso economista, docente della New York University Nouriel Roubini; riferendosi al caso Cina, ma non solo – l’alert riguarda infatti i paesi emergenti Bric – l’esperto ha infatti avvertito sui rischi di un surriscaldamento dell’economia.

Intanto l’euro torna a essere attaccato dalle vendite, e crolla ai minimi da quattro anni sul dollaro, a quota 1.2111, scontando anche la notizia delle dimissioni a sorpresa del Presidente tedesco Horst Koehler. Come se non bastasse la spada di Damocle dei debiti, ora il Vecchio Continente è preda anche di nuove tensioni geopolitiche.

Il sentiment negativo presente sui mercati è confermato anche dalla caduta libera il petrolio, che si riporta a 73 dollari al barile, accusando l’impatto di un indebolimento della congiuntura in Asia. Sulle borse europee, a livello settoriale si segnala la pessima performance dei petroliferi, in scia alla pessima performance di BP sugli insuccessi nel Golfo del Messico.

Male anche gli altri settori legati alle commodities, come i minerari che sono il secondo peggior comparto sulle piazze europee. Tengono meglio i difensivi, come i farmaceutici ed i titoli legati allo svago ed al tempo libero.

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