Murdoch: via da Google
Il magnate di News Corp ha rivelato che i siti di news di sua proprietà saranno bloccati sul motore di ricerca
Cari amici,
La notizia di oggi è che Murdoch intende rinunciare ai servizi gratuiti offerti da Google, poichè ritiene che i siti giornalistici di sua proprietà siano già sufficientemente famosi da non aver bisogno di pubblicità “gratuita”.
Mi sembra interessante questo punto di vista.
Google è considerato ormai uno “standard” per misurare la notorietà dei siti internet.
Questo oggettivo potere di Google è un problema da un punto di vista commerciale, e anche sociale e politico, perchè avere il potere di “accendere” e/o “spegnere” la diffusione di idee comporta anche la possibilità di decidere cosa è importante.
I motori di ricerca svolgono un servizio utilissimo per tutti, e non mi piacerebbe che si creasse un controllo politico sulla loro attività.
D’ altra parte è vero (…così ho letto), che alcuni paesi hanno già concordato una limitazione alla libertà di ricerca sui motori di ricerca, in cambio del permesso alla loro diffusione nei paesi cosiddetti “totalitari”.
Rivoltando ancora la discussione, si può scrivere anche che la libertà assoluta è impossibile, non è mai esistita nella storia, e non credo che esisterà mai nel futuro.
La convivenza di idee diverse genera una situazione di confronto, che può sempre degenerare in scontro.
L’ idea iniziale di questo articolo, era che, a giudizio di Murdoch, esistono marchi così diffusi che non hanno più la necessità di “farsi cercare”, in quanto già costituiscono poli di attrazione per la Comunità virtuale di internet.
Io non sono d’ accordo su questa ipotesi, ma è troppo suggestiva per non immaginarla.
Corriere della sera
MILANO – La battaglia tra la grande G e l’editoria continua. Questa volta a sferrare l’offensiva è Rupert Murdoch, che in un’intervista rilasciata a Sky News Australia ha dichiarato che presto i siti web dei giornali del suo impero diventeranno – per così dire – invisibili per gli spider di Google.
PARASSITI ADDIO – Una decisione, quella annunciata oggi, che ben si accorda con le critiche mosse da Murdoch nei confronti degli aggregatori di news, che – secondo lui – sono sostanzialmente dei cleptomani, ladri di contenuti che vivono come parassiti addosso a chi le notizie le produce realmente. In pratica, quindi, se davvero il tycoon procederà con l’oscuramento, le notizie di testate come il Sun, il Times o il Wall Street Journal non saranno più indicizzate dal motore di Mountain View e non compariranno più tra i risultati delle ricerche. Il tutto, però, solo a partire dal momento in cui i contenuti online dei media di News Corp saranno accessibili solo a pagamento.
PAGARE PER LEGGERE – Come annunciato nella primavera scorsa, infatti, nelle intenzioni di Murdoch vi è il passaggio al modello a pagamento per le pagine elettroniche dei suoi giornali; ora, bloccando l’accesso a Google, Murdoch spera da un lato di convincere (costringere?) i lettori a pagare per leggere le notizie, e dall’altro di incentivare gli inserzionisti ad acquistare spazi pubblicitari sulle pagine elettroniche delle sue testate, alle quali a questo punto si potrà accedere solo in modo diretto, non più tramite i link proposti da Google News. L’addio al «tutto gratis» era inizialmente previsto per la metà del 2010, ma nei giorni scorsi è stato lo stesso magnate di News Corp a dichiarare che con tutta probabilità la scadenza di giugno non potrà essere rispettata poiché «i lavori sono in corso e c’è molto da fare».
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