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Quaderno del Dire

M’ ha detto qualcuno: “E’ morto il saggio Sanà ì”:
Ma non è cosa da nulla la morte di un tale sapiente!

Non era paglia lui, che potesse volare col vento,
non era acqua lui, che potesse il freddo gelarla!

Non era un pettine lui, che potesse spezzarlo un capello,
non era grano lui, che potesse sformarlo la terra!

Era un tesoro d’ oro lui, in questa polvere:
non calcolava un grano d’ orzo, nè questo mondo nè l’ altro.

E nella terra ha gettato la sua forma di terra,
e lo spirito suo e la sapienza ha portato nei cieli.

Il purissimo vino mescolato alla feccia
è venuto in cima alla botte e la feccia è rimasta sul fondo.

Quella seconda anima che il volgo sconosce,
quella, lo dico aperto, l’ ha consegnata all’ Amato!

Nel lungo viaggio son compagni di via
il Curdo e il Romeo e quel di Rayy e di Marv;

Ciascuno se ne torna alla prima dimora:
ma come starebbero assieme la seta e la rozza lana?

Taci, come il centro del cerchio, chè ormai il Sovrano
ha cancellato il tuo nome dal quaderno del Dire.

 

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