Go to Top

Mercati finanziari; Negli USA governa l’ incertezza

Cari amici,

La giornata di ieri è stata caratterizzata da segnali positivi per l’ Europa.
L’ Euroribor ha finalmente iniziato la sua discesa; questo significa che le banche stanno riprendendo fiducia “interna” e ricominciano a far circolare i soldi.

Invece negli USA le cose non si sono ancora sistemate.
Gli operatori hanno realizzato immediatamente ciò che hanno guadagnato e si sono ritirati lo stesso giorno; per questo motivo Wall Street ha prima guadagnato sull’ onda delle iniziative “straordinarie” del governo, e poi è tornata in terreno negativo.

Credo che bisognerà attendere almeno un altro paio di giorni per riuscire a capire i sentimenti che “animano” i mercati.

La mia impressione è che ci sia ancora incertezza, soprattutto a causa dell’ incremento vertiginoso del debito pubblico USA di questi ultimi mesi, causato dall’ intervento diretto del governo americano nella crisi.

Oggi sarà una giornata “di verifica”, perchè, in teoria, ci sarebbe ancora spazio per un recupero significativo di valore delle borse europee che gli operatori dovrebbero sfruttare.

Staremo a vedere cosa succederà!

Corriere della sera

MILANO – Dopo il lunedì sprint sulle piazze finanziare di tutto il mondo, grazie al quale sono state recuperate in parte le perdite derivate da una settimana di tracolli, il martedì delle Borse internazionali inizia nel segno di un balzo record ma poi ripiega per la seduta altalenante di Wall Street (che chiude a -0,82%). Le mosse anticrisi messe in piedi dai governi continuano però a dare spunto ai listini: dopo i 481 miliardi di capitalizzazione di lunedì, l’Europa ha agguantato altri 160 miliardi. La spinta è arrivata anche dal boom della borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei che ha chiuso gli scambi a +14,15%: il guadagno più elevato nei 58 anni di storia della Borsa nipponica. Poi tocca alle piazze europee, che allungano il passo con l’indice Dj Stoxx 600 che consolida i guadagni intorno ai 3 punti percentuali. A dare la spinta ai listini del Vecchio Continente i titoli bancari e petroliferi.

MILANO CHIUDE A +3,46% – Piazza Affari, dopo aver superato il +5%, chiude con il Mibtel a +3,46%, a 17.717 punti. In rialzo anche lo S&P/Mib (+3,66%), il Midex (+4,15%) e l’All Stars (+2,99%). La Borsa di Milano prosegue così il recupero dopo le forti perdite della settimana scorsa e il balzo di lunedì, quando in una sola seduta gli indici sono risaliti dell’11%. Al termine di una giornata caratterizzata da recuperi diffusi e indici in ripresa del 5-6%, l’andamento oscillante di Wall Street ha impresso però una frenata agli entusiasmi, ridimensionando il rialzo degli indici. In lieve crescita i volumi dell’attività, che hanno superato i 4,1 miliardi di controvalore. Nonostante il peggioramento finale, solo pochissimi titoli del listino milanese hanno chiuso con il segno negativo (A2a, Impregilo, Snam Rete Gas, Stm, FonSai), mentre su tutti gli altri, e particolarmente su bancari, energetici, industriali e telefonici, sono prevalsi gli ordini di acquisto fino alla fine.

WALL STREET E LE BORSE EUROPEE – Seduta altalenante alla Borsa americana, dove sembrano prevalere le prese di profitto all’indomani del grande balzo. Dopo un avvio in forte rialzo, con il Dow Jones che segnava guadagni oltre il 4% trainato dal rally dei finanziari, gli indici hanno rallentato, passando poi tutti in territorio negativo: in chiusura il Dow Jones segnava un -0,82%, il Nasdaq -3,54%. Listini che si sono appesantiti dopo la diffusione del deficit record americano: 455 miliardi di dollari, pari al 3,2% del Pil (se fosse uno Stato europeo, la Commissione Ue aprirebbe una procedura d’infrazione). Le Borse europee ne hanno risentito e hanno rallentato la corsa, seppure mantenendo il segno più: Parigi ha chiuso a +2,75%, Londra a +3,23%, Francoforte a +2,70%, Madrid a +2,46%. Inarrestabile Mosca, che volava a +9,90%. Molto bene anche Zurigo, a quota +5,10%. L’unica a chiudere con il segno meno è stata Amsterdam: -0,27%.

IN TESTA I TITOLI BANCARI – Ancora una volta a guidare la rincorsa sono stati i bancari. A Francoforte Deutsche Bank ha chiuso a +10,71%, a Londra Barclays ha raggiunto la soglia del +15% e a Zurigo Ubs ha segnato un +12,4%. A Parigi buona intonazione per Societè Generale (+8,16%). In terreno negativo invece la britannica Hbos (-5,22%), mentre Dexia archivia un -15,54%. Affonda Fortis (-77,73%) nel giorno in cui sono riprese le contrattazioni del titolo a Bruxelles dopo la nazionalizzazione della banca franco-belga che riceverà 14,4 miliardi di euro dalla vendita di asset ai governi belga e olandese e all’istituto francese Bnp Paribas (-4,4%). In crescita anche i titoli legati al petrolio con Technip (+7,29%), Total (+7,27%) Bp (+6,81%). In scia anche il settore dell’auto con in prima fila le tedesche Porsche (+15,27%) e Daimler (+7,63%) e le francesi Peugeot (+5,45%) e Renault (+5,31%).

PREZZO DEL PETROLIO IN RIBASSO – Il prezzo del greggio continua invece la sua discesa. Alla fine della giornata di contrattazioni a New York i futures sul petrolio con scadenza a novembre hanno terminato a 78,63 dollari, in ribasso di 2,56 dollari, pari al 3,2% in meno rispetto all’ultima rilevazione di lunedì. Il ribasso odierno, che segue quello della settimana scorsa quando il greggio ha segnato una perdita di oltre il 17% del proprio valore, sottolinea la volatilità del mercato delle materie prime alla luce della crisi dei mercati finanziari. L’annuncio di un intervento del governo americano in favore delle banche sembra non essere stato sufficiente a ridare fiducia agli investitori che continuano a temere un calo della domanda energetica nel lungo periodo.

GIORNATA DI MAXI-RECUPERI – Lunedì le Borse internazionali avevano registrato un generale maxi-rimbalzo all’indomani del piano varato dai leader dell’Eurogruppo per fronteggiare la crisi di fiducia e di liquidità dei mercati finanziari. La Borsa di New York lunedì ha concluso la giornata di contrattazioni con un clamoroso rally, e un record in termini di punti per il listino del Dow Jones. Alla fine della seduta il Dow Jones ha guadagnato 950,84 punti (+11,25%), mentre il Nasdaq è avanzato di 194,74 punti (+11,81%). In clamoroso rialzo anche lo S&P 500 che è salito di 106,42 punti (+11,83%). Dopo giorni di docce gelate, arriva anche una buona notizia per i consumatori: le rate sui mutui saranno meno care. Scendono infatti i tassi interbancari: l’Euribor a tre mesi arretra al 5,235%, a un mese scende al 4,93%. Il saggio di riferimento per la politica creditizia e dei mutui degli istituti di credito è scivolato ai minimi dal 30 settembre.

FLESSIBILITÀ PATTO UE – Hanno dunque sortito effetti positivi, almeno fino a questo momento, i piani del G7 e dell’Unione europea per fronteggiare la crisi. La cui eccezionalità, afferma la Commissione Ue, giustifica il ricorso a una maggiore flessibilità del Patto Ue di stabilità e di crescita: «L’esistenza di circostanze eccezionali – sottolinea l’esecutivo europeo – permette che un deficit temporaneamente al di sopra, ma vicino al 3% del Pil, non sia considerato come eccessivo».

PAULSON-BERNANKE – Negli Stati Uniti il presidente Bush segue l’esempio europeo e annuncia lo stanziamento di 250 miliardi di dollari per aiutare il sistema bancario americano. «Questi nuovi capitali aiuteranno le banche in difficoltà in questo momento di crisi – ha detto Bush -, questa è una misura a breve termine per assicurare il funzionamento del sistema bancario americano». I 250 miliardi di dollari sono parte del pacchetto di 700 approvato dal Congresso per affrontare la crisi finanziaria. Il segretario del Tesoro, Henry Paulson, ha spiegato che questa misura servirà a rafforzare il capitale delle banche. «Nove istituti – ha affermato – hanno accettato di partecipare al piano che prevede l’ingresso dello Stato nel loro capitale». Le nove grandi banche assorbiranno 125 miliardi di dollari, la metà di quanto messo a disposizione dal governo per investire l’intero sistema finanziario. Si tratta di Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Bank of New York Mellon, State Street e Merrill Lynch, che sarà presto assorbita da Bank of America. Il capo della Fed, Ben Bernanke, ha aggiunto che gli Usa «non si tireranno indietro» finché il sistema finanziario non sarà tornato in piedi e in America non sarà tornata la prosperità.

Lascia un commento