Il Cavaliere sui colloqui pubblicati da Panorama: “Copione già visto: Bisogna evitare altri abusi”.
E il suo predecessore attacca: Intercettazioni, no di Prodi alla solidarietà di Berlusconi. Sul settimanale le telefonate per chiedere favori. L’ex premier: “Niente di rilevante”
Cari amici,
In Italia il potere prende molte forme!
C’ è il “diritto di cronaca”, che si trasforma in “diritto alla privacy”.
A sua volta il potere di pubblicare assume anche quello di modellare le notizie per promuovere i propri interessi.
I media sono un campo di battaglia!
Ogni potere costituito cerca di assumere il controllo delle informazioni, poichè ha interesse a controllare il pensiero della gente.
Siccome in Italia i poteri costituiti sono tanti, i media diventano dei campi di battaglia in cui i poteri si fronteggiano e cercano di sopraffarsi.
In questa prospettiva mi chiedo: E’ giusto pubblicare le intercettazioni?
Non so!
Qualunque frase presa al di fuori del contesto del discorso, può diventare un arma politica da usare contro una parte politica o l’ altra.
E se il giornalista ha lo scopo primario di “combattere” e non di “fare informazione”, diventa difficile difendersi dalle accuse!
Repubblica
ROMA – Panorama pubblica le telefonate di Prodi; Berlusconi si dichiara solidale con l’ex premier chiedendo leggi per evitare “abusi che incidono sulle libertà fondamentali”, ma il Professore si smarca e replica secco, evidenziando il rischio che si voglia creare un caso per “limitare i poteri di indagine attribuiti ai magistrati”.
Il caso Siemens. Il caso è scoppiato con la pubblicazione su Panorama delle telefonate di Alessandro Ovi, collaboratore da sempre di Prodi, intercettato dai magistrati di Bolzano che indagano sulla presunta tangente pagata dalla Siemens per ottenere l’acquisto dell’Italtel.
Ascoltando le telefonate del dirigente nel’ex azienda di Stato, i pm di Bolzano sono incappati in una serie di conversazioni in cui Ovi appare come un tramite per “raggiungere” l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi.
In quelle telefonate, Prodi viene intercettato a parlare con Ovi mentre i due studiano il modo di aiutare il nipote Luca dell’allora premier, giovane azionista di minoranza di una società, per uscire da una empasse gestionale con altri soci. Ovi viene pure intercettato per “sbloccare finanziamenti pubblici richiesti dal consuocero di Prodi, Pier Maria Fornasari”, primario dell’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna.
Le telefonate raccolte dalla procura di Bolzano sono state trasmesse alla procura di Roma che ha aperto un fascicolo privo di ipotesi di reato e di indagati.
La solidarietà di Berlusconi. Il premier parla in mattinata, e sono parole di solidarietà ma anche di annuncio delle prossime mosse sulla giustizia: “La pubblicazione di telefonate che riguardano Romano Prodi, a cui va la mia assoluta solidarietà non è che l’ennesima ripetizione di un copione già visto. E’ grave che ciò accada – dice Berlusconi – e il Parlamento deve sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali”.
La replica del Professore. L’ex premier, che già aveva definito irrilevante il contenuto delle telefonate intercettate, risponde a stretto giro all’attuale inqulino di Palazzo Chigi. E si smarca nettamente dalla solidarietà del suo rivale. “Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l’inconsistenza dei fatti a me attribuiti da Panorama – non vorrei che l’artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie”. “Da parte mia – conclude – non ho alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche”.
La legge sulle intercettazioni. Nel giugno scorso, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulle intercettazioni che prevede l’autorizzazione solo per i reati superiori a 10 anni di detenzione con l’unica deroga alla soglia di intercettabilità per i reati contro la pubblica amministrazione.
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