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Il regno di Dio come utopia nella storia

Ci sono molti autori che cominciano finalmente a pensare che bisogna cambiare il mondo, per cui è necessario costruire un’ utopia, un ideale.

Se il cristianesimo vuole essere significativo nel mondo attuale, se, come dice Gesù, vuole essere sale della terra, luce del mondo, lievito che fa fermentare la storia, bisogna immetterlo nella storia.

Cosa che possiamo fare soltanto prendendo e assumendo il concetto di Regno di Dio.

Solamente collaborando al Regno di Dio possiamo dirci seguaci di Cristo.

Lui ha avuto come ideale, per il quale è morto, una società nuova, fraterna, che si può costruire a partire dai mezzi economici e dalla critica di una struttura sociale, politica ed economica, che tutti riconoscono essere causa di quanto di doloroso e tragico sta avvenendo nel mondo.

Oggi non basta più dire “voglio essere religioso, voglio approfondire la mia fede”, ma “voglio essere militante per il Regno di Dio”.

Perchè ciò sia reso possibile è indispensabile che risorga un “laicato”.

Oggi non esiste più un laicato maturo e adulto, che si assume personalmente e in modo autonomo la responsabilità di costruire una società nuova.

Esistono invece laici “sacrestani”!

Al di sopra delle possibili disposizioni e scomuniche, c’ è il dovere del laico di impegnarsi per favorire la pace nel mondo, e questo è un imperativo che viene direttamente da Dio.

E’ necessario che il laico si riappropri della sua autonomia, che non significa ribellione, ma assunzione di responsabilità personale.

Nessuno può sostituire il laico nel dovere assoluto di cambiare la società per renderla veramente cristiana.

Che non vuol dire andare in chiesa, iniziare gli incontri con la messa – cosa pur importante -, ma realizzare la giustizia e la fraternità, assumere l’ etica cristiana con i suoi grandi valori.

Ciò che mi consola e che mi apre nuovi orizzonti, in mezzo all’ angoscia di vedere questo mondo che sta così male perchè chiuso in se stesso e incapace di guardare avanti, è il poter finalmente constatare che ci sono persone che cominciano a pensare con la propria testa.

Per trovare una via d’ uscita che ci apra il cammino verso nuovi spiragli di speranza, dobbiamo cominciare a pensare, a riflettere seriamente, a pregare, non solo per noi stessi; dobbiamo entrare in un processo permanente di liberazione.

Dio non lo si trova fuori da questo processo, si trova lì.

Quanto più ci impegnamo, tanto più sentiamo la presenza e l’ aiuto di Dio

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