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Il Papa per un Economia solidale e sostenibile

Benedetto XVI firma l’enciclica sociale
«Caritas in veritate»

Cari amici,

E’ opporturo prestare attenzione all’ Enciclica che Il Papa ha firmato ieri, la quale porta il titolo “Caritas in Veritate”.

Si tratta di un documento che promuove dei principi etici e solidali, il quale arriva come conseguenza della crisi economica mondiale che stiamo vivendo.

Negli Stati Uniti, sul Washington post, questa iniziativa papale è stata commentata cosi: “I conservatori rimarranno scioccati e contrariati dal testo che rifletterà lo scetticismo di Benedetto XVI verso un capitalismo selvaggio basato sull’ avidità”, nel quale il Pontefice “mostrerà di essre a sinistra della maggior parte degli americani, incluso Obama”.

Le premesse mi sembrano ottime!

Sono convinto che c’ era molto bisogno di un’ intervento politico autorevole, che possa orientare i dibattiti che sono in corso nel mondo su come rimediare alla crisi, e su come organizzare dei controlli efficaci ed efficienti sulle transazioni finanziarie “al banco”, ossia fuori dai canali ufficiali di vendita.

Credo che il nostro futuro si giochi molto sul recupero di un equilibrio sostanziale tra la gestione economica e la gestione finanziaria delle risorse.

Il valore delle cose deve trovare un fondamento equilibrato dalla politica, in modo che il cosiddetto “mercato” possa tenerne in debito conto.

In effetti questo fondamento di valore non può essere lasciato senza controllo.

La legge del mercato, senza controllo politico, equivale alla legge della giungla: Alla lunga i più forti vincono sempre, e i più forti sono coloro che dispongono di più potere finanziario.

Il Sole 24 ore

Porterà la firma di oggi, 29 giugno, giorno in cui la Chiesa cattolica ricorda i santi Pietro e Paolo, la nuova enciclica sociale di Benedetto XVI, dal titolo «Caritas in Veritate», che sarà presentata pubblicamente nei prossimi giorni. Lo ha annunciato lo stesso pontefice durante la preghiera dell’Angelus dalla finestra del suo studio affacciato piazza San Pietro, dopo aver concluso la messa solenne nella basilica vaticana. «Riprendendo le tematiche sociali contenute nella Populorum progressio, scritta dal Servo di Dio Paolo VI nel 1967, questo documento intende – ha detto il papa – approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità». «Affido alla vostra preghiera – ha raccomandato ai fedeli – questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all’umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti».

«Roma conservi la sua vocazione cristiana»
Il pontefice, nella festa dei due santi apostoli e patroni della città di Roma, ha esortato i cittadini della capitale a «preservare sempre la loro vocazione cristiana». «Prego costantemente – ha detto Benedetto XVI – affinchè Roma mantenga viva la sua vocazione cristiana, non solo conservando inalterato il suo immenso patrimonio spirituale e culturale, ma anche perchè i suoi abitanti possano tradurre la bellezza della fede ricevuta in modi concreti di pensare e di agire, ed offrano così a quanti, per varie ragioni vengono in questa città, un’atmosfera carica di umanità e di valori evangelici». Nelle parole del pontefice forse anche un’eco della recente polemica tra il Vicariato e la provincia di Roma sui distributori dei preservativi nelle scuole.

Benedetto XVI impone il pallio a 34 nuovi arcivescovi metropoliti
Il papa, durante la celebrazione eucaristica odierna, ha anche imposto il pallio ai nuovi arcivescovi della Chiesa cattolica, segno di comunione ecclesiale con la sede di Roma. Ha aperto la fila il nuovo arcivescovo di Algeri, Ghaleb Moussa Abdalla Bader, mentre l’ha chiusa il cingalese Albert Malcom Ranjith, che lascia in questi giorni la congregazione per il Culto e la disciplina dei sacramenti per tornare in patria come arcivescovo di Colombo, premio per il buon lavoro a difesa della liturgia cattolica ma anche allontanamento da una curia nella quale, con il suo carattere intransigente, non si è mai integrato fino in fondo. Primo degli italiani – e più applaudito con mons. Ranjith, anche perchè entrambi hanno vissuto a lungo a Roma – è stato l’ex segretario della Conferenza episcopale italiana, mons.Giuseppe Betori. Biblista rinomato e per vent’anni anche «uomo macchina» della Chiesa Italiana, si è intrattenuto in ginocchio un po’ più degli altri con il pontefice, che lo ha voluto alla guida della prestigiosa e delicata arcidiocesi di Firenze e certamente lo farà cardinale.

Gli altri arcivescovi metropoliti italiani
Gli altri italiani a ricevere la stola bianca con le crocisono stati mons. Salvatore Pappalardo, che dallo scorso settember guida l’arcidiocesi di Siracusa, e mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, che domenica scorsa ha accolto il papa a San Giovanni Rotondo e ha concluso così il suo difficile compito nella città-santuario di Padre Pio, dove è riuscito in parte ad armonizzare i due poli della chiesa locale: il grande santuario progettato da Renzo Piano, dove i cappuccini vorrebbero trasferire le spoglie mortali del santo contro il parere dei fedeli che si sono rivolti a Roma e al tribunale locale, e il grande ospedale cattolico «Casa Sollievo della Sofferenza», all’avanguardia per ricerca e terapia ma gravato da milioni di euro di debiti. Si trasferisce nei prossimi giorni a Lecce, sede più importante, ma di gestione meno complicata. Tra gli altri arcivescovi anche i nuovi ordinari di New York, Thimoty Michael Dolan, e Westminster, Vincent Gerard Nichols, nuovo primate della Chiesa cattolica in Inghilterra.
(M. Do.)

Davanti a tutto l’uomo, non il denaro
commento di Carlo Marroni

L’annuncio era atteso da quasi due anni, ma la data di oggi era da tempo data per scontata. Papa Benedetto XVI, dopo la preghiera dell’Angelus, oggi ha confermato che la sua nuova enciclica sociale, “Caritas in Veritate”, porterà la firma del 29 giugno e sarà presentata nei prossimi giorni. «È ormai prossima la pubblicazione della mia terza Enciclica», ha detto Ratzinger parlando ai fedeli dalla finestra del suo studio su piazza San Pietro, dopo aver concluso la messa di San Pietro e Paolo nella basilica vaticana.

«Riprendendo le tematiche sociali contenute nella Populorum Progressio, scritta dal Servo di Dio Paolo VI nel 1967, questo documento, che porta la data proprio di oggi, 29 giugno, solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, intende – ha detto – approfondire alcuni aspetti dello sviluppo integrale nella nostra epoca, alla luce della carità nella verità. Affido alla vostra preghiera questo ulteriore contributo che la Chiesa offre all’umanità nel suo impegno per un progresso sostenibile, nel pieno rispetto della dignità umana e delle reali esigenze di tutti».

I contenuti nel dettaglio non sono noti, ma si conosce da tempo la chiave di base dell’enciclica, dedicata alla globalizzazione, e più in generale all’economica. Quella firmata oggi sembra sia la quarta stesura: l’evoluzione imprevedibile della crisi mondiale ha più volte spiazzato gli estensori del testo, che sono stati spronati dal Papa a dare un respiro più forte a un messaggio che dovrà lasciare traccia.

Un richiamo complessivo all’etica nell’economia, come cifra base per dare un governo della globalizzazione che metta davanti a tutto l’uomo, e non il denaro. Tutti tempi già ampiamente trattati nei mesi scorsi dal Papa, sia nei suoi viaggi apostolici sia nei messaggi, specie in quello per la Giornata della Pace a inizio anno. Una ulteriore sterzata in avanti in linea con i tempi rispetto alle altre grandi encicliche sociale della Chiesa, dalla Rerum Novarum di Leone XIII – caposaldo della dottrina sociale – alla Quadragesimo anno (Pio XI), dalla Humanae Vitae (Paolo VI) alla Centesimus Annus (Giovanni Paolo II).

La presentazione sarà nei prossimi giorni, con tempi più dilatati rispetto alla norma anche per la complessità delle traduzioni dei testi (specie in latino)

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