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Fmi: sono già quasi 1000 miliardi $ di perdite

Fmi: perdite di 1000 miliardi $ dalla crisi dei mutui
La crisi non è ancora superata

Cari amici,
non siamo ancora arrivati al fondo del barile, e non si sa quando si arriverà.

E’ interessante notare che gli “specialisti” sono concordi nell’ indicare la soluzione della crisi: Cioè che lo Stato finanzi le perdite!

Ciò con buona pace di tutte le economie “liberiste” che vorrebbero lasciare il cosiddetto “mercato” libero di autoregolarsi.

Ciò è invero una grossa stupidaggine che spero verrà assunta dalla teoria ufficiale molto presto.

I cosiddetti “operatori” del mercato hanno in mente soltanto un obiettivo: Guadagnare di più!

Non importa se la strada per arrivare a questo risultato sia aumentare i ricavi oppure diminuire i costi, oppure suddividere le perdite: Basta che i cosiddetti “investitori” siano soddisfatti nel breve termine!

Ora vorrei scrivere chiaramente che un sistema siffatto si autodistruggerà se non troverà dei correttivi sufficienti ad “allargare” gli obiettivi mentali oggi dominanti: fine di lucro, speculazione, penuria di beni di consumo al fine di alzare i prezzi unitari, incremento dei tassi di interesse per mantenere il più possibile immobile e concentrato il valore finanziario

Inoltre vorrei anche scrivere con chiarezza che oggi gli obiettivi suddetti si manifestano a livello mondiale e globalizzato, e pertanto l’ autorità politica dei singoli stati non è più sufficiente a contenerli.

In altre e più semplici parole, si può scrivere che gli investitori oggi hanno la possibilità di speculare a livello mondiale, e quindi il singolo stato non ha la possibilità di forzarlo ad agire “anche” per l’ interesse generale.

Pertanto gli investitori privati sono sempre di più dei battitori liberi che se ne vanno in giro per il mondo ad investire dove il capitale rende di più: Cioè dove c’ è più sfruttamento, più speculazione, meno controlli di qualità, meno leggi restrittive, più “libertà” economica, etc..etc…

In questo contesto, l’ unica salvezza dai disastri finanziari ed economici possibile è la responsabilizzazione dei consumatori e dei produttori.
I consumatori devono imparare che non è meglio comprare dove costa meno, ma dove il rispetto delle persone e la creazione di valore responsabile è garantita.

Non c’ è altra scelta: E’ necessario smettere di pensare come bambini, e diventare grandi!
Il Sole 24 ore

La crisi dei mutui ipotecari Usa, con tutte le sue implicazioni sul mercato immobiliare, sul credito al consumo e sulle società, potrebbe provocare perdite potenziali fino a 945 miliardi di dollari, quasi mille miliardi. E’ l’astronomico bilancio dei danni che il Fondo Monetario Internazionale stima quale ricaduta per il settore della finanza a seguito della crisi innescata dai mutui subprime.

Un dato freschissimo, visto che si tratta delle «perdite potenziali» stimate in base all’andamento dei contratti derivati a marzo 2008 e che l’Fmi compila in una specifica tabella del suo Global Financial Stability Report, pubblicato in vista dell’assemblea di primavera con la Banca Mondiale, il 12-13 aprile a Washington. Per il solo settore dei prestiti non garantiti negli Stati Uniti – epicentro della crisi – la stima dei danni potenziali è di 225 miliardi di dollari. È ovviamente la prima voce investita dal ciclone scatenato dall’ondata di insolvenze sui mutui subprime, quelli che le banche americane negli anni scorsi hanno erogato a soggetti con garanzie di solvibilità basse o nulle, e poi riversato sul mercato mediante cartolarizzazione.

Ma l’Fmi ha esteso le sue stime sui danni potenziali a vari altri titoli finanziari finiti sotto pressione con le turbolenze dei mercati. Sugli Abs (asset backed securities) i danni – sempre a marzo 2008 – ammontano a 210 miliardi di dollari; sui Cdo (collateralized debt obligations) legati agli Abs a 240 miliardi; sui Cmbs (commercial mortgage backed securities) a 210 miliardi; sui bond delle imprese ad elevati rendimenti i danni potenziali sono 30 miliardi, sui Clo (collateralized loan obligation) altri 30 miliardi.

I tecnici dell’Fmi hanno elaborato queste stime basandosi su dati diffusi da Goldaman Sachs, JPMorgan, Lehman Brothers, Merrill Lynch e Markit.com.

Gli autori del Global Financial Stability Report, sostengono poi che la crisi è nata negli Usa ma si è ormai propagata tramite i rami della finanza a tutte le altre principali economie mondiali. «Gli Usa rimangono l’epicentro della crisi – si legge nel rapporto – perchè il suo mercato dei mutui subprime è stato all’origine dell’indebolimento degli standard creditizi ed è ora il primo a pagarne il prezzo. Ma anche le istituzioni finanziarie negli altri paesi ne sono state colpite a causa delle medesime condizioni eccessivamente benigne dei mercati finanziari in questi anni, e in varia misura, di un indebolimento dei sistemi di gestione del rischio e di supervisione interna». Sono particolarmente a rischio, scrivono gli autori del rapporto, i paesi industrializzati in cui i prezzi delle abitazioni hanno ormai raggiunto valori eccessivi rispetto ai fondamentali o dove i bilanci delle famiglie e delle aziende sono più tirati».

La ricetta indicata alle banche dal global financial stability report. «È cruciale che le grandi banche su cui poggia il sistema finanziario continuino ad agire rapidamente per risanare i loro bilanci, raccogliendo nuovi capitali e finanziamenti a breve, anche se costa di più farlo ora, per ricreare fiducia ed evitare di danneggiare oltre il canale del credito». È questa la ricetta indicata alle banche dal global financial stability report. «Nuovi capitali sono già giunti da vari investitori, specie dai fondi sovrani – prosegue il rapporto – ma serviranno altre infusioni di equity per ricapitalizzare le istituzioni». Gli esperti del Fondo offrono numerose raccomandazioni agli istituti bancari coinvolti nella crisi. Nell’immediato, le banche devono aumentare i loro livelli di «disclosure» soprattutto «nel caso di strumenti finanziaristrutturati molto complessi». Il rapporto suggerisce inoltre di cambiare la struttura di compensi dei manager delle banche tradizionali in modo da indurli a prendere decisioni che migliorano la sostenibilità dell’azienda nel lungo periodo evitando la tentazione di correre rischi eccessivi.

Quanto alle Banche centrali «devono cercare di ottenere continuo accesso alle informazioni dei singoli istituti in modo da poter giudicare indipendentemente lo stato di salute delle controparti potenziali». Le banche centrali e le altre autorità di vigilanza – prosegue il rapporto – «potrebbero beneficiare da rapporti più stretti e da una migliore condivisione delle informazioni in modo da poter prevedere meglio possibili problemi di liquidità e di solvibilità».

La Repubblica

WASHINGTON – La crisi dei mutui ipotecari Usa, con tutte le sue implicazioni sul mercato immobiliare, sul credito al consumo e sulle società, potrebbe provocare perdite potenziali fino a 945 miliardi di dollari, quasi mille miliardi. La stima è del Fondo monetario internazionale che nel suo ultimo ‘Global Financial Stability Report’ aggiorna le previsioni dell’ottobre 2007. “Il calo dei prezzi delle case e l’aumento delle insolvenze dei mutui – si legge – potrebbero portare a perdite del mercato ipotecario e dei mutui correlati di circa 565 miliardi di dollari, incluso il deterioramento dei prestiti ‘prime'”.

Secondo il Fondo aggiungendo a questa cifra anche “altre categorie di prestiti e i titoli emessi negli Usa per il mercato immobiliare commerciale, il mercato del credito al consumo e gli aumenti societari, le perdite aggregate potenziali potrebbero arrivare a 945 miliardi di dollari”.

Infatti, precisa il Fmi, “è ormai chiaro che le turbolenze attuali non sono solo un fenomeno legato alla liquidità, ma si spiegano con la fragilità dei bilanci e i deboli capitali di base. Il che significa che i suoi effetti possono essere più generalizzati, profondi e prolungati”.

Pur apprezzando il ruolo giocato dalle maggiori banche centrali, il Fondo invita gli istituti a riflettere sulle modalità della concessione del credito. In particolare, dovrebbero fissare dei principi di valutazione delle garanzie per evitare i rischi di rarefazione del credito e di liquidità. Dovrebbero poi – aggiunge il Fondo – costituire, “in periodi normali, una platea di controparti bancarie ammesse a ricevere liquidità nei periodi difficili”.

Muoversi in questa direzione, per le autorità competenti, conclude il Fondo, è urgente. L’obiettivo immediato delle autorità deve essere quello di “ridurre la durata e la severità della crisi. Azioni focalizzate sul ridurre l’incertezza e rafforzare la fiducia, dovrebbero essere la priorità”.

Corriere della Sera

WASHINGTON – La crisi dovuta ai mutui subprime provocherà perdite per 945 miliardi di dollari. La stima è del Fondo monetario internazionale. «La caduta dei prezzi immobiliari negli Usa e l’ammontare dei mutui non pagati potrebbe portare a perdite globali per 565 miliardi di dollari, con un deterioramento dei crediti di prima qualità. Se si aggiungono anche altre categorie di prestiti e titoli emessi dagli Stati Uniti, e legati al real estate commerciale, le perdite arrivano a 945 miliardi di dollari», spiega il Fmi nel suo Financial Stability Report pubblicato oggi.

«MERCATI A DURA PROVA» – «Nonostante gli interventi senza precedenti delle maggiori banche centrali – si legge ancora nel report -, i mercati finanziari continuano ad esser messi a dura prova, una situazione questa aggravata da un contesto macroeconomico più preoccupante e da istituzioni poco capitalizzate». «Nell’immediato è essenziale che la politica reagisca per ridurre i rischi di un aggiustamento ancora più doloroso, preparando interventi e misure correttive volte ad attaccare le cause delle attuali turbolenze», spiega il Fmi, sottolineando comunque che le autorità dovrebbero evitare una corsa alla regolamentazione che potrebbe solo esacerbare gli effetti dell’ attuale crisi.

«CRISI NON SUPERATA» – «La crisi non è ancora superata, quindi le lezioni che possiamo trarne sono incomplete – aggiunge il Fondo – in ogni caso ci sono temi da affrontare con urgenza: ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie deve essere una priorità». L’obiettivo immediato delle autorità è quello di «ridurre la durata e la severità della crisi. Azioni focalizzate sul ridurre l’incertezza e rafforzare la fiducia, dovrebbero essere la priorità».

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