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Euro suicidio politico?

Euro suicidio politico?

Pubblichiamo un’articolo di Jaques Sapir, economista e direttore dell’ Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi.

Si parla tanto degli effetti dell’uscita dall’Euro, in questo articolo Sapir, partendo dalla Francia, ma analizzando anche i problemi italiani, ci parla degli effetti nefasti del RIMANERE nell’Euro.

Così, il governo si appresta a utilizzare il procedimento del decreto-legge per accelerare le sue "riforme". Questo procedimento è stato usato negli ultimi anni, ma era riservato a questioni più tecniche, come ad esempio la pianificazione urbana nel contesto della "Grenelle Environnement". Il suo utilizzo su temi particolarmente sensibili ci riporta ai decreti-legge adottati nel 1967 da Georges Pompidou, Primo Ministro, sulla sicurezza sociale. Si potrà convenire che questo precedente non depone a favore del governo o del procedimento che ha scelto. In effetti, non possiamo immaginare un momento peggiore per cercar di operare delle forzature in campo sociale.

La crisi si aggrava

Le ultime notizie non sono buone, a dir poco, in campo economico. L’annuncio della distruzione di quasi 100.000 posti di lavoro nel 2012, di cui più di 44.000 nell’ultimo trimestre ( qui ), conferma quello che già sapevamo : la crisi si approfondisce. Le perdite di posti di lavoro sono una delle cause della disoccupazione in un paese che la cui situazione demografica vede un continuo rilevante flusso di giovani che si affacciano ogni anno sul mercato del lavoro.

Questa perdita di posti di lavoro è stata particolarmente importante nell’industria. Anche qui, niente di sorprendente. La produzione industriale continua a diminuire. Può essere constatato nel grafico seguente, che mostra il tasso di crescita a scorrimento annuale, vale a dire, come variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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Questo calo della produzione industriale porta con sé il crollo dei servizi. Quando soffre l’industria, soffre l’intera economia. Inoltre, oramai siamo soggetti alla concorrenza di paesi che hanno fatto una forte svalutazione interna, come la Spagna. La bilancia commerciale nei confronti di questo paese è diventata negativa. Ed è comunque gravemente insufficiente, data la debolezza dell’industria spagnola, a porre rimedio alla terribile crisi della Spagna. Tuttavia di giorno in giorno questo pesa sempre di più sull’industria francese, che ben presto dovrà porsi il problema di un forte calo dei suoi salari. Se sarà così, si sa in anticipo quale destino ci attende. La disoccupazione, già alta nel nostro paese, aumenterà ancora. In effetti, qui si può ben vedere che il problema centrale è l’euro: organizza, mettendoli insieme nella condizione di una parità di cambio immutabile, dei paesi le cui condizioni strutturali sono molto diverse, in una battaglia spietata in cui i lavoratori sono le prime vittime. L’euro è un’arena in cui sono sacrificati centinaia di migliaia o addirittura milioni di posti di lavoro: i lavoratori condannati alla disoccupazione dalla moneta unica possono dire "ave euro morituri te salutant".

La crisi si aggrava (bis)

Queste politiche di svalutazione interna, eufemisticamente chiamate politiche di austerità, provocano effetti contrari a quelli desiderati. Abbiamo già scritto qui sulla Spagna e la Grecia, dove si assiste a una forte contrazione del credito che rafforza gli effetti dell’austerità, condannando moltissime imprese al fallimento. Oggi stiamo assistendo a un fenomeno simile, questa volta in Italia. Nel grafico 2, costruito a partire dai dati della Banca d’Italia, troviamo che la contrazione del credito di questi ultimi sei mesi è anche superiore a quella del 2009, dopo la crisi Lehman Brothers.

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Va ricordato che uno degli argomenti avanzati nel 2011 per costringere Berlusconi a dimettersi era che una crisi italiana avrebbe potuto portare ad una crisi dell’euro, con effetti ancor peggiori rispetto a quelli della crisi Lehman Brothers nel 2008. Si può constatare, dalle statistiche ufficiali, che gli effetti della politica di Mario Monti, l’esecutore fallimentare designato dall’Europa, sono stati di gran lunga peggiori delle conseguenze della crisi del 2008/2009. E se non si troverà una soluzione rapida alla contrazione del credito, nei prossimi tre mesi assisteremo a un’ecatombe di piccole e medie imprese italiane. Le conseguenze, sia economiche che sociali e politiche, di una tale catastrofe saranno disatrose. Ma credere che questi effetti possono essere limitati alla sola Italia è una profonda illusione. Se l’Italia entra in una fase acuta della sua crisi, l’impatto si farà sentire anche in Francia.

Un suicidio politico

Perché, allora, in questo contesto drammatico, François Hollande ha deciso di procedere per decreti-legge? Non c’è urgenza nella questione delle pensioni. Ricordiamo, d’altronde, che su questo punto la vera variabile critica è il tasso di disoccupazione. (Se la disoccupazione è alta, i contributi non bastano a finanziare le pensioni, ndt). Siamo dunque di fronte a una politica che si è rassegnata, senza dirlo, ad un aumento significativo della disoccupazione. Queste misure porteranno a un ulteriore deterioramento della situazione economica e, in particolare, dei consumi, causando un ulteriore aumento della disoccupazione.

Ma siamo anche di fronte, e forse soprattutto, a una reazione di panico per le critiche dei tedeschi (qui ) sulla politica francese. Il governo dimostra così di prendere gli ordini da Berlino. Che questi ordini siano trasmessi da alcuni settori dell’elite francese non cambia nulla. Abbiamo già vissuto una situazione del genere nella storia … Certo, si dirà che è per una buona causa, per salvare l’euro che risulterebbe compromesso dalla "debolezza " delle riforme francesi. Il prezzo da pagare sarà molto alto, molto probabilmente alle elezioni europee del 2014. Ma nel frattempo, il governo ha commesso un vero e proprio suicidio politico.

Articolo di Jaques Sapir
http://coscienzeinrete.net/economia/ite … o-politico

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