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Cina: Manager linciato dagli operai

Cina, rivolta contro una fusione:
manager bastonato a morte dagli operai

I lavoratori hanno atteso il dirigente e lo hanno aggredito con spranghe e sassi: il piano è stato sospeso

Cari amici,

Questa notizia pubblicata sulla WebPage del Corriere della Sera di oggi, mi sembra molto interessante per comprendere gli sviluppi della globalizzazione, la quale interessa direttamente anche noi “occidentali”.

Appare che gli operai di quel grande paese non sono così succubi del potere come si crede, e riescono a manifestare le loro ragioni in modo chiaro ed intelleggibile quando sono contrariati.

Ebbene, questo fatto di cronaca dimostra in modo lampante che l’ economia è soprattutto una questione di potere!

Chi decide che cosa ha valore?

Questa è la domanda a cui dobbiamo imparare a rispondere, togliendoci gli abiti di “consumatori” che ci hanno imposto, e mettendoci invece i vestiti di “produttori di valore”.

Tutti noi produciamo valore, ogni giorno, da quando ci alziamo a quando andiamo a dormire.

Quando apprezziamo l’ ordine di casa nostra, quando beviamo il caffè, quando amiamo la nostra famiglia, quando ci rechiamo al lavoro, quando scegliamo i prodotti o i servizi che ci servono, quando prendiamo la nostra bicicletta, …ossia mentre viviamo, noi produciamo valore per la società.

Ebbene, non è affatto detto che questo valore ci sia riconosciuto!

Il riconoscimento del valore è un fatto politico che bisogna pretendere, a prescindere dai condizionamenti morali o etici che possiamo avere.

Siccome questo discorso teorico sembra complicato, di seguito scrivo degli esempi pratici, al fine di farmi capire bene da chi legge:

Il fatto che esistano associazioni le quali aiutano le persone disagiate ed impediscono così di farle morire di fame davanti ai supermercati, produce valore che non è riconosciuto adeguatamente dal “mercato”!

Il fatto che migliaia di volontari garantiscono il trasporto con l’ ambulanza in ospedale ai malati, lavorando di notte e di giorno nel loro tempo libero, produce valore che non è riconosciuto adeguatamente dal “mercato”!

Il fatto che milioni di mamme e papà garantiscono sostegno ed educazione ai figli (ossia ai futuri cittadini), produce valore che non è riconosciuto adeguatamente dal “mercato”!

…potete continuare voi la lista!

Il valore delle persone non può essere adeguatamente riconosciuto dalle leggi del mercato, che, anzi, valorizza le persone più egoiste e sole, svalutando tutte quelle che trovano le motivazioni morali ed etiche per lavorare “gratis”.

A mio giudizio è estremamente necessario iniziare a farci sentire, là dove abitiamo, in modo da “esserci”, da “rappresentarci”, da sentirci importanti in quanto esseri umani che amano e che sono amati.

Non siamo schiavi del mercato!

Possiamo imparare ad essere liberi se ci “svegliamo”!

Buona sveglia a tutti!

Corriere della sera

PECHINO (CINA) — Migliaia di ope­rai urlanti hanno inseguito il direttore generale di una socie­tà dell’acciaio e lo hanno mas­sacrato a colpi di pietre e ba­stoni. È successo a Tonghua, nella provincia di Jilin, nel Nor­dest della Cina. La vittima, Chen Guojun, un quarantenne dirigente del­la Jianlong Steel Holding Com­pany, azienda statale dell’accia­io, si è presentato a Tonghua, dove è attiva una società loca­le che opera anch’essa nel cam­po dell’acciaio, la Tonghua Iron and Steel group.

Il compi­to di Guojun era quello di ope­rare una fusione tra la sua azienda e la Tonghua Iron and Steel group. In pratica la com­pagnia Jianlong avrebbe assor­bito l’acciaieria di Tonghua. Gli operai si oppongono al­la fusione dei due gruppi per­ché avrebbe come conseguen­za il licenziamento di migliaia di persone. Sembra che dei 30 mila operai di Tonghua, circa 10 mila avrebbero perso il la­voro. Di qui la reazione furi­bonda. Quando Guojun è arri­vato da Pechino ha trovato mi­gliaia di uomini minacciosi che hanno circondato la sua auto. Il dirigente è riuscito a sgusciare fuori dalla vettura e ha cercato scampo lungo le scale dell’edificio in cui si tro­vano gli uffici aziendali. Non è andato lontano. Torme di operai inferociti lo hanno inseguito colpendo­lo alla testa con randelli e sca­gliandogli addosso mattoni e pietre. Nel frattempo migliaia di lavoratori facevano muro per impedire alla polizia di in­tervenire. Gli agenti che han­no cercato di forzare il blocco sono stati aggrediti e si sono visti incendiare tre auto.

Gli operai non si sono mossi nem­meno quando la sirena di un’ambulanza, chiamata per soccorrere il dirigente, cerca­va di convincerli a lasciare un varco libero. Chen Guojun, secondo il Centro informazione per i di­ritti umani di Hong Kong, è stato lasciato morire sulle sca­le. Come ha confermato un uf­ficiale della polizia al giornale South China Morning Post . «È vero. L’aggressione c’è stata. La gente ha impedito all’ambu­lanza e ai medici di portare soccorso». All’origine della ri­volta pare che ci fosse anche il risentimento nei confronti del manager Guojun per i suoi alti guadagni. L’anno scorso ha in­cassato 3 milioni di yuan, una cifra enorme per la Cina, che corrisponde a poco più di 300 mila euro. Secondo una tv loca­le, dopo la violenta reazione degli operai, il governo ha de­ciso di «accantonare in via per­manente » la fusione delle due aziende. E questo ha riportato la calma. La fusione tra azien­de dell’acciaio risponde a un progetto che l’amministrazio­ne di Hu Jintao ha varato da tempo. La Cina è il più grande produttore al mondo di accia­io, ed è anche il maggior con­sumatore di questo metallo. La politica di Hu Jintao, molto statalista, mira a creare, attra­verso fusioni aziendali, dei co­lossi in grado di sfidare qua­lunque holding sul piano mon­diale. Decine di aziende sono state accorpate e oggi nel cam­po dell’acciaio operano tredici grandi gruppi cinesi. Ma il pia­no di fusione si scontra con la reazione degli operai timorosi di perdere il lavoro. A parte l’episodio di Tonghua, si sono già verificate rivolte anche in altre località.

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