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America: Nuova grande depressione?

SE GLI AMERICANI NON SPENDONO, GUAI PER TUTTI
Giovedì scorso sono usciti i dati sul Pil americano nel terzo trimestre dell´anno, cioè sulla crescita della più grande economia del mondo. E, poiché il Pil invece di aumentare è diminuito e poiché questo fatto si ripeterà ancora per alcuni trimestri, è chiaro che gli Stati Uniti sono entrati ufficialmente in recessione.

Cari amici,

di seguito riporto questo interessante articolo tratto dalla WebPage di Wall Street Italia, che descrive le possibili aspettative economiche future degli Stati Uniti, e quindi di tutto il mondo occidentale.

Il punto è semplice, in tutta la sua drammatica attualità:

Gli americani spendono sempre di meno; il governo degli Stati Uniti deve trovare dei mezzi efficaci per dare ai suoi cittadini la possibilità di “spendere” in libertà e senza pensieri, altrimenti la locomotiva economica non ripartirà.

Le possibilità sono due:

O, come suggerisce con una battuta Ben Bernanke, si caricano di dollari appena stampati degli elicotteri, e si lanciano nei cieli delle principali città americane.

Oppure, più sapientemente, si inizia ad investire in strade, ponti, infrastrutture, sanità, istruzione; su tutto quanto può “oliare” il sistema economico ed alimentare posti di lavoro e flussi di reddito.

Queste soluzioni sono ambedue praticabili, a patto che il resto del mondo accetti di vedere il debito pubblico americano aumentare ulteriormente in modo vertiginoso.

Perchè una cosa è sicura: La montagna di dollari (nel senso di pezzi di carta verdi) che dovranno essere stampati per alimentare il processo “virtuoso” che ho appena descritto, diminuiranno ulteriormente il valore della massa monetaria americana in circolazione.

I tassi di interesse della Fed dovranno necessariamente restare bassi, e questo fatto contribuirà a rendere malinconici i numerosissimi creditori esteri (primariamente residenti in Cina e nei paesi arabi), i quali contempleranno con insofferenza i fiumi di dollari con cui gli americani continueranno a pagare i loro debiti.

In particolare i paesi produttori di petrolio, già danneggiati dal decremento di valore del barile di petrolio, si vedranno inondare di dollari americani provenienti da tutti coloro che acquistano l’ unico bene prezioso che posseggono.

Pertanto mi chiedo: Che farà il resto del mondo, di fronte a questa invasione di valuta che gonfierà i debiti del più grande stato occidentale del pianeta?

Staremo a vedere!

Wall Street Italia

(WSI) – C´è una vecchia battuta dell´attuale presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che sta tornando di attualità: per evitare una nuova grande depressione sono pronto a riempire di dollari degli elicotteri e poi andare a gettare quei dollari sulle città americane. Perché la gente spenda e l´economia riparta. Ecco, non siamo ancora a quel punto, ma quasi.

Giovedì scorso sono usciti i dati sul Pil americano nel terzo trimestre dell´anno, cioè sulla crescita della più grande economia del mondo. E, poiché il Pil invece di aumentare è diminuito e poiché questo fatto si ripeterà ancora per alcuni trimestri, è chiaro che gli Stati Uniti sono entrati ufficialmente in recessione.

Ma, in un certo senso, la notizia peggiore non è nemmeno questa, che era attesa e prevista, soprattutto da quando la crisi finanziaria targata subprime è prima accelerata e poi esplosa. Il dato più brutto contenuto nelle cifre relative al Pil americano è quello che riguarda i consumi, che sono diminuiti del 3,1 per cento rispetto al trimestre precedente (il dato è però annualizzato, cioè moltiplicato per quattro). E, se si escludono i beni durevoli e si sta sugli altri (cibo e vestiti, ad esempio), si scopre che il calo è stato addirittura del 6,4 per cento.

Il consumatore americano, cioè è stanco. Sta rallentando i suoi acquisti e anche vistosamente. Joe l´idraulico (ma anche Mary la massaia) ormai vanno al supermercato con prudenza e, soprattutto, si stanno guardando intorno per vedere se c´è una macchina più piccola. E anche una casa più modesta. E questo è appunto il guaio. Il consumatore americano è stato una specie di eroe del mondo moderno. In tempi recenti ha superato senza fermarsi il crollo della new economy e l´attacco alle Twin Towers. Ma adesso ha il fiato corto e si sta mettendo al risparmio.

Sospinto dai tempi difficili, ma anche dal nuovo verbo virtuoso e austero che sta circolando un po´ in tutto il mondo. E, ripeto, questo è il guaio. Il consumatore americano, fino a ieri dissennato spendaccione, pieno di debiti e sempre pronto a vivere al di sopra dei propri mezzi, è però un personaggio che in questi anni si è portato sulle spalle il 20 per cento del Pil mondiale. Nel senso che un quinto della ricchezza prodotta ogni anno sul pianeta dipende dalle spese del consumatore americano. Se lui si ferma, i capi dei governi possono convocare anche 40 riunioni di G90 (grandi paesi), ma non riparte proprio niente. Non almeno su questo pianeta e con questo mondo.

C´è addirittura chi sostiene che in questi mesi si è rotto uno schema che ha garantito al mondo crescita e benessere dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Lo schema sarebbe questo: il mondo ha accettato il dollaro come valuta per i pagamenti internazionali, lasciando all´America la possibilità di stampare dollari a volontà.

In questo modo gli Stati Uniti hanno finanziato le loro spese (scaricando i debiti sull´estero), consentendo al consumatore americano una vita al di sopra del giusto. Ma questa vita al di sopra del giusto è quella che ha fatto crescere il mondo perché è stata il centro della domanda mondiale di beni e servizi.

Oggi questo schema si è rotto o si sta rompendo. E ci si domanda se, in prospettiva, questo schema (dentro il quale siamo vissuti per oltre mezzo secolo e che ha avuto i suoi vantaggi) debba essere abbandonato o in qualche modo mantenuto, sia pure con le opportune correzioni. Ma questo è un dibattito per il quale ci sarà tempo.

Al momento la cosa importante da fare, e in fretta, è di spedire di nuovo Joe l´idraulico e Mary la massaia al supermercato, se si vuole che la recessione che è già cominciata non si trasformi in Grande Depressione.

E per ottenere questo risultato non ci sono molti modi. O si ricorre a quello che suggerisce la battuta di Bernanke, cioè si gettano in giro dollari a pioggia (dollari, ovviamente, stampati la sera prima). Oppure si cerca di spendere soldi in modo intelligente. Il potere pubblico in America si mette, cioè, a costruire come un dannato ponti, aeroporti, strade, ospedali, scuole. Riapre, in una parola, il grande cantiere americano. Invece di gettare soldi dagli elicotteri, gli Stati Uniti possono mettersi a distribuire stipendi e a migliorare un po´ se stessi. I soldi che servono per questo lavoro immane, li stampa. Invece di far girare le pale degli elicotteri, farà girare le rotative.

L´Europa potrebbe fare esattamente la stessa cosa. Tutto questo può impedire che la recessione (che potrebbe anche essere relativamente dolce) si trasformi davvero in una Grande Depressione. Anche in questo modo, comunque, non si tornerà al felice mondo di prima della crisi. Joe l´idraulico deve tornare a fare il suo dovere di bravo consumatore, ma è impossibile che torni a vivere (come ha fatto per mezzo secolo) a credito e a spese degli altri. In ogni caso, cioè, tutti saranno più prudenti e virtuosi. E la crescita futura, per anni e anni, sarà assai più modesta di quella di prima, proprio perché si sarà tutti un po´ migliori.

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