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Proposte per riformare dal basso la Chiesa cattolica

 

 Hans Kung sul suo libro “Salviamo la Chiesa” descrive i comportamenti opportuni per riformare la Chiesa cattolica in modo che sia possibile un futuro per questa istituzione che, nel bene e nel male, continuo ad amare:

1) Non tacere

Il singolo credente non deve tacere, per opportunismo, mancanza di coraggio o superficialità.
Ogni cristiano, nel ministero o no, uomo o donna, ha il diritto e spesso il dovere di dire ciò che pensa della Chiesa e della sua leadership e ciò che ritiene necessario fare, di portare dunque le sue proposte per migliorarla.

2) Agire di persona

Quanto più i cattolici non si limitano a lamentarsi e a mormorare contro Roma e l’ episcopato, ma agiscono in prima persona, tanto più contribuiscono a che la comunità ecclesiale riesca a vincere l’ opprimente sistema cattolico romano.
A molti risultati importanti nelle comunità e nella Chiesa in generale, si è giunti per iniziativa individuale.
Nella società moderna gli individui hanno la possibilità di influenzare la vita della Chiesa in maniera efficace.
E’ così che possono fare pressione in diversi modi perchè la celebrazione della messia sia più accurata, le prediche più comprensibili, la cura pastorale più conforme ai tempi, per il cambiamento delle strutture, l’ integrazione ecumenica delle comunità cristiane locali e un maggiore impegno cristiano nella società.

3) Avanzare insieme

Il singolo individuo non deve procedere da solo, ma al contrario, dove è possibile deve sempre farlo con il sostegno degli altri, degli amici, del consiglio parrocchiale, presbiteriale, pastorale e delle associazioni laiche di cattolici o anche di gruppi spontanei di laici, dei movimenti di riforma, dei gruppi di preti e di solidarietà.
La collaborazione tra i diversi raggruppamenti non deve essere ostacolata dalle tendenze settarie, ma rafforzata per amore del comune obiettivo.
In particolare, deve essere mantenuto il contatto tra i gruppi di preti riformisti e i numerosi preti sposati che hanno perduto il loro ministero in vista di preparare il ritorno di questi ultimi al pieno servizio della Chiesa.

4) Puntare a soluzioni intermedie

Le sole discussioni non aiutano, bisogna spesso dimostrare con i fatti che le cose si prendono sul serio, agendo sempre secondo coscienza.
La pressione sulle autorità ecclesiastiche, infatti, se esercitata nello spirito della fraternità cristiana, quando i ministri responsabili non compiono il proprio dovere può essere legittima.
La lingua nazionale nella liturgia comunitaria cattolica, i cambiamenti della legislazione sui matrimoni misti, l’ affermazione della tolleranza, della democrazia, dei diritti dell’ uomo e molte altre innovazioni nella storia della Chiesa non sarebbero mai state introdotte senza una pressione costante e leale proveniente dalla base.
Dal punto di vista pratico ciò significa:
Quando un provvedimento preso dalle autorità ecclesiastiche non è chiaaramente in accordo con il Vangelo, la resistenza è legittima, anzi obbligatoria.

Voglio fare alcuni esempi:

Quello di disobbedienza civile delle parrocchie tedesche contro il divieto romano all’ impiego delle chierichette.
Oppure la lotta della parrocchia di Roschenz, che ha combattuto con successo anche presso un Tribunale dello Stato per tenersi il suo parroco che il vescovo aveva indebitamente destituito.

Per quanto riguarda la regola del celibato sacerdotale, che è inumana e contro la Bibbia, un prete che, dopo matura riflessione, prenda la decisione di sposarsi non si deve più ritirare in segreto dalla sua parrocchia, ma informare per tempo la comunità.
Se la comunità desidera che egli rimanga, utilizzi tutti i mezzi legittimi perchè il prete non debba lasciarla.

5) Non rinunciare

Nel salvataggio o nel rinnovamento della Chiesa, la tentazione più forte e spesso l’ alibi più comodo sono pensare che tutto ciò non ha alcun senso: non si va avanti, sarebbe meglio andarsene.
Quando non si ha più speranza, non si agisce più!
In questa fase di restaurazione e di ristagno in seno alla Chiesa, tuttavia, è importante anzitutto rimanere calmi, resistere in una fede fiduciosa.
Molti sperano ancora che i responsabili si rendano conto.
Aver affrontato i casi degli abusi sessuali ha fatto sì che molti vescovi abbiano iniziato a mutare atteggiamento, ad acquisire una nuova consapevolezza.
Ora si trovano anche a doversi interrrogare sulle questioni più sostanziali; per esempio quelle che riguardano il potere e il suo esecizio all’ interno della Chiesa cattolica, il suo rigido dogmatismo o la sessualità e la sua repressione.

Ci sono sempre piccoli segni di speranza!

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