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Manifesto di solidarietà europea

Manifesto di solidarietà europea
Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona

La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea.

La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Unico.

La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Unico Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno.

Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea.

I paesi meridionali dell’Eurozona sono intrappolati nella recessione e non possono ristabilire la propria competitività svalutando le proprie valute. D’altra parte, ai paesi settentrionali si chiede di mettere a rischio i benefici delle proprie politiche finanziarie prudenziali, e ci si aspetta che in quanto “benestanti” finanzino i paesi del Sud attraverso infiniti salvataggi.

Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale, e di compromettere profondamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea nell’Europa settentrionale. L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Unico.

Una strategia nel segno della solidarietà europea

Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, presa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi.

Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea.

Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita.

Ridurrebbe anche il rischio di panico bancario e il collasso del sistema bancario nei paesi dell’Europa meridionale, che potrebbe verificarsi se questi fossero costretti ad abbandonare l’Eurozona o decidessero di farlo per pressioni dell’opinione pubblica nazionale, prima di un abbandono dell’Eurozona da parte dei paesi più competitivi.

La solidarietà europea sarebbe ulteriormente sostenuta trovando un accordo su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi Europei.

Naturalmente sarebbe necessario, in almeno alcuni dei paesi meridionali, un abbuono (haircut) dei debiti. La dimensione di questi tagli e il loro costo per i creditori, tuttavia, sarebbero inferiori rispetto al caso in cui questi paesi restassero nell’Eurozona, e le loro economie continuassero a crescere al disotto del proprio potenziale, soffrendo una elevata disoccupazione.

Posta in questi termini, l’uscita dall’Eurozona non implicherebbe che le economie più competitive non debbano sopportare un costo per la diminuzione dell’onere del debito dei paesi in crisi. Tuttavia, ciò accadrebbe in circostanze nelle quali il loro contributo aiuterebbe quelle economie a tornare a crescere, al contrario di quanto accade con gli attuali salvataggi, che non ci stanno portando da nessuna parte.

Perché questa strategia è così importante?

Non occorre dire che è nostro comune interesse che l’Unione Europea torni alla crescita economica – la migliore garanzia per la stabilità e la prosperità dell’Europa. La strategia di segmentazione controllata dell’Eurozona faciliterà il conseguimento di questo risultato nei tempi più rapidi.

I firmatari

Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai) – Professore associato di politica economica presso il Dipartimento di Economia dell’Università Gabriele d’Annunzio a Pescara (Italia), e ricercatore associato al CREAM (Centro di ricerca in economia applicata alla globalizzazione, Università di Rouen). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulla sostenibilità del debito pubblico ed estero nelle economie emergenti; ha lavorato come consulente per l’UNECA (Commissione Economica per l’Africa delle Nazioni Unite) su progetti relativi alla convergenza macroeconomica delle unioni monetarie in Africa. Per contribuire alla divulgazione dei temi economici ha aperto nel novembre del 2011 il blog goofynomics.blogspot.it e contribuisce a “Il Fatto Quotidiano” come opinionista e blogger. Il suo ultimo libro “Il tramonto dell’euro”, pubblicato nel 2012, ha riacceso in Italia il dibattito su costi e benefici dell’Eurozona. Alberto Bagnai è cittadino italiano.

Claudio Borghi Aquilini (@borghi_claudio) – Professore incaricato di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua esperienza lavorativa lo ha portato a occupare posizioni manageriali di spicco nel settore finanziario in Italia. Ha lavorato per Deutsche Bank Italia a Milano (2001-2008) e prima per Merril Lynch. Attualmente collabora con “Il Giornale” come opinionista. Claudio Borghi Aquilini è cittadino italiano.

Brigitte Granville – Professore di Economia Internazionale e Politica Economica alla School of Business and Management dell’Università Queen Mary di Londra, dove dirige il Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (CGR). In diverse occasioni è stata consulente su temi economici – in particolare, politica monetaria – per vari paesi emergenti o in via di sviluppo, fra i quali la Russia, il Kazakistan, l’Ucraina, l’Uzbekistan e la Costa d’Avorio, per conto dei rispettivi governi, o di organizzazioni pubbliche quali la Commissione Europea o la Banca Mondiale. Nel triennio 1992-1994 Brigitte è stata membro del team di consulenti economici del Ministero delle Finanze russo, diretto dal professor Jeffrey Sachs. In quel periodo ha svolto un ruolo guida nel motivare la necessità di uno smantellamento dell’area del rublo, che comprendeva diverse repubbliche sovietiche, in seguito al collasso dell’Unione Sovietica. Il suo ultimo libro, “Remembering inflation”, è stato pubblicato dalla Princeton University Press. Cittadina francese, Brigitte Granville ha ricevuto nel 2007 l’onorificenza di Chevalier des Palmes Académiques – accordata dal governo francese per onorare contributi significativi allo sviluppo della cultura.

Hans-Olaf Henkel (@HansOlafHenkel)– Professore di Management Internazionale all’Università di Mannheim, già presidente della Confindustria tedesca – BDI (1995-2000). Ha lavorato in IBM dal 1962, ha diretto IBM Germania (1987-1992), poi è stato amministratore delegato di IBM Europa (1993-94). Dal 2001 al 2005 è stato presidente dell’associazione Leibniz. Commendatore della Legion d’onore nel 2002. Hans-Olaf Henkel è cittadino tedesco.

Stefan Kawalec – Amministratore delegato di Capital Strategy, una società polacca di consulenza strategica. Dal 1989 al 1994 ha svolto un ruolo significativo nella preparazione e nell’implementazione del piano di stabilizzazione e trasformazione dell’economia polacca come capo dei consulenti del Vice primo ministro e Ministro delle Finanze Leszek Balcerowicz, e successivamente come sottosegretario alle Finanze. È stato membro attivo dell’opposizione democratica e del movimento Solidarność sotto il regime comunista in Polonia. È co-autore dell’articolo “Smantellamento controllato dell’Eurozona: una strategia per salvare l’Unione Europea e il Mercato Unico Europeo”, German Economic Review, Febbraio 2013. Stefan Kawalec è cittadino polacco.

Jens Nordvig – Amministratore delegato di Nomura, la banca di investimento globale, dove dirige la Fixed Income Research, ed è capo della strategie valutarie globali. In precedenza ha lavorato come Senior Currency Strategist alla Bridgewater Associates, e come Senior Global Markets Economist presso Goldman Sachs. Nel 2012 si è classificato primo nella categoria “ricerca sui mercati valutari” nella rassegna Institutional Investor. Jens Nordvig è cittadino danese.

Ernest Pytlarczyk – Economista capo alla Banca BRE (sussidiaria della Commerzbank, e terza banca commerciale della Polonia), dove dirige il dipartimento ricerca. Ha cominciato la propria carriera come analista finanziario alla BRE nel 2002, è stato assistente all’Università di Amburgo (Istituto per il Ciclo Economico) e ricercatore presso la Deutsche Bundesbank. Coautore dell’articolo “Smantellamento controllato dell’Eurozona: una strategia per salvare l’Unione Europea e il Mercato Unico Europeo”, German Economic Review, Febbraio 2013. Ernest Pytlarczyk è cittadino polacco.

Jean-Jacques Rosa – Professore Emerito di Economia e Finanza all’Institut d’Etudes Politiques (Parigi). Coordinatore e fondatore del dottorato in economia di Sciences Po a Parigi dal 1978 al 2004. Curatore della rubrica economica “Cheminement du Futur” su Le Figaro dal 1987 al 2001. Ha ottenuto nel 1995 il premio “Economista dell’anno” dal Nouvel Economiste. Jean-Jaques Rosa è cittadino francese.

Jacques Sapir (@russeurope) – Professore di economia presso la Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali (EHESS) e professore visitatore presso la MSE di Mosca. Ha studiato scienze politiche e economia all’IEP di Parigi e ha scritto la sua tesi sulle politiche del lavoro nell’Unione Sovietica nel periodo fra le due guerre mondiali, e la tesi di dottorato sul ciclo degli investimenti nell’Unione Sovietica nel periodo postbellico. Ha lavorato all’università di Nanterre prima di entrare all’EHESS dove è diventato direttore del Centro di Studi sui Modi di Industrializzazione (CEMI) nel 1997. È stato fra i pochissimi economisti a prevedere il crac russo del 1998. Da allora si è specializzato sul modello economico russo e sulle conseguenze macroeconomiche dell’Unione Economica e Monetaria. Conduce un blog piuttosto frequentato http://russeurope.hypotheses.org. I suoi ultimi libri: “Faut-il sortir de l’euro?”, Parigi: Le Seuil, 2012 (tradotto in italiano); “La transition vingt ans après” (con Ivanter, Kuvalin and Nekipelov), Parigi-Ginevra, Les Syrtes, 2012 (in corso di traduzione in russo). Jacques Sapir è cittadino francese.

Juan Francisco Martín Seco – Docente universitario di Introduzione all’economia, Teoria della Popolazione, e Finanza pubblica. Appartiene all’ordine dei Revisori dei conti (Ministero delle Finanze spagnolo) e alla servizio di vigilanza delle cooperative di credito del Banco de España. Ha prestato servizio come Revisore dei conti dell’Amministrazione centrale e del Ministero delle Finanze. Opinionista per diversi giornali e riviste: “El Pais”, “Cinco Dias”, “Gaceta de los nogocios”, “Diario 16”. Ha fatto parte del comitato di redazione di “El Mundo” e di “Publico”. Attualmente è editorialista per “República”. Autore di numerosi libri, fra i quali: “La trastienda de la crisis” (2010), “¿Para qué servimos los economistas? (2010), “Economía. Mentiras y trampas” (2012), “Contra el euro” (2013). Juan Francisco Martín Seco è un cittadino spagnolo.

Alfred Steinherr – Professore presso la facoltà di Economia e Management della Libera Università di Bolzano, della quale è stato fondatore (1998-2003). In precedenza, economista e direttore generale del dipartimento per l’economia e l’informazione della Banca Europea degli Investimenti, Lussemburgo (1995-2001). Ha fatto parte del Dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale a Washington, e consulente economico della Commissione Europea. Alfred Steinherr è cittadino tedesco.

Link di approfondimento:
http://goofynomics.blogspot.it/2013/05/ … ropea.html
http://www.european-solidarity.eu/

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