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Anche Fini è stato liquidato dal Pdl!

Feltri richiama Fini e evoca dossier su An
La Bongiorno: «Valutiamo azioni legali»

Attacco su Lodo Alfano e sexy fascicoli del 2000. Della Vedova: «Non è da grande giornalista ammonire»

Cari amici,

Anche Fini è stato “avvisato” da Feltri che è stato messo nella “lista dei cattivi”.

Invece di commentare ed approfondire l’ articolato discorso politico dell’ attuale presidente della camera, di cui anche noi abbiamo parlato pochi giorni fa, Feltri ha scelto di attaccare pesantemente con argomenti allusivi ed imprecisi, così come ha già fatto con Boffo.

Mi chiedo quanto durerà questo clima intimidatorio, in cui tutti quelli che criticano “il capo” sono messi nel tritacarne dal giornale del fratello di Berlusconi.

Forse sta diventando obbligatorio essere “ottimisti”, avere opinioni allineate, non criticare un partito che mi pare eccessivamente succube di una volontà dittatoriale.

Di fatto Fini si ritrova costretto a scegliere: O si rimette alla volontà del “gregge”, oppure esce dal partito che ha contribuito a creare.

Spero che scelga di andarsene!

A questo punto, la scelta migliore sarebbe pensare in modo innovativo.

Io al suo posto avrei già telefonato a Di Pietro, magari per organizzare una bella conferenza stampa comune, ….una sorta di dichiarazione di intenti, tanto per far capire che anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano!

Corriere della sera

MILANO – Vittorio Feltri lancia un monito al presidente della Camera, ricordandogli – in un editoriale intitolato «Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento» – che «delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano sui teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme». E proprio per questo lo stesso Feltri rischia di vedersi portato in tribunale da Fini, che ha delegato il suo avvocato, Giulia Bongiorno, che è anche deputata del Pdl, di valutare gli estremi di una querela.

«E’ UN FATTO GRAVISSIMO» – «Inserire in un articolo che si riferisce a vicende politiche e al presidente Gianfranco Fini una allusione generica ad “un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse” che riguarderebbero personaggi di Alleanza Nazionale – commenta la Bongiorno -, è un fatto gravissimo che lede la reputazione del Presidente della Camera dei Deputati. Valuteremo quali iniziative assumere in sede giudiziaria». Qualora la querela fosse presentata si creerebbe un insolito intreccio legal-istituzionale per cui la presidente della commissione Giustizia della Camera, nella sua veste di avvocato del presidente della Camera, agirebbe nei confronti del quotidiano di proprietà della famiglia del presidente del Consiglio.

«FINI SCELGA DOVE STARE» – Non si fa attendere la replica di Feltri: «L’importante non è fare una querela – afferma il direttore del Giornale – ma vincerla. E in questo caso sarà dura. Molto dura». Feltri, nel suo editoriale di inizio settimana, aveva lanciato un nuovo affondo contro Fini riprendendo la polemica già avviata nei giorni scorsi con le critiche alle prese di posizione del numero uno di Montecitorio accusato di essere distante dalla politica del Pdl e della maggioranza di centrodestra a cui l’ex esponente di An deve la nomina a presidente dell’Assemblea dei deputati. Nel suo intervento, dopo avere richiamato il fascicolo risalente a nove anni fa e in cui sarebbero contenute rivelazioni su esponenti aennini, Feltri chiede a Fini di «scegliere» se «cambiare rotta o lasciare il Pdl».

SPACCATURA NEL PDL – Inevitabili le reazioni del mondo politico. A partire da quelle all’interno del Pdl. Il portavoce del partito, Daniele Capezzone, si schiera dalla parte del giornalista e dice di stupirsi del «doppiopesismo di chi oggi critica Feltri e il Giornale, ma per mesi non ha espresso solidarietà a Silvio Berlusconi per gli attacchi del Gruppo Repubblica-Espresso» «Sembra che a qualcuno piaccia una sorta di doppio standard – aggiunge -, per cui contro Berlusconi si può fare tutto quello che non può e non deve essere fatto con gli altri cittadini italiani. E questo è un approccio molto strano». Gli risponde il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che di Fini è stato uno dei «colonnelli» all’interno di An: «Se, come dice Capezzone, bisogna supportare tutti l’azione governativa e politica di Berlusconi, credo che la sua dichiarazione sull’articolo di fondo di Feltri di oggi vada in direzione opposta e sia profondamente sbagliata». Per La Russa, «ipotizzare che possa essere condiviso, specie nella parte finale, l’articolo di Feltri, letto da tutti come un attacco minaccioso a Fini significa mettersi nella lista di chi cede all’imbarbarimento della politica e che, oggettivamente, allontana quella serenità all’interno del Pdl ancora oggi facilmente raggiungibile sol che lo si voglia. Mi aspetto che Capezzone rettifichi e chiarisca il suo pensiero». E la chiarificazione è poi arrivata: «Ovviamente – ha poi detto Capezzone a mezzo agenzie di stampa – nessuno auspica, e meno che mai il sottoscritto, che si diffonda o si estenda un clima di sospetti. Su questo sono ovviamente d`accordo con Ignazio La Russa

«NON E’ DA GIORNALISTI» – Sempre dal Pdl era arrivata una delle prime reazioni, quella del deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova: «Forse devo rileggere bene, ma per come l’ho capito io si passa dal giornalismo ad altro: se si ha una notizia la si scrive, altrimenti no, ma ammonire qualcuno perché stia zitto non è giornalismo, né giornalismo di inchiesta: fatico a capire. Feltri è un grande giornalista e il finale del suo pezzo di oggi non l’ho capito perché non è da grande giornalista ammonire, non è nè una notizia né un’opinione». Quanto al riferimento di Feltri a un presunto «fascicolo del 2000», Della Vedova si augura che questa non sia la «china» verso la quale si sta andando e proprio citando quest’ultimo passaggio di Feltri sottolinea: «Un giornalista gli scandali non li monta, li fa esplodere!».

«PARLI O SI SCUSI» – Il presidente dei senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia, interviene con una nota: «Feltri spieghi a cosa fa riferimento quando parla, nel suo editoriale dedicato anche oggi al Presidente della Camera, di ‘un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale’». «Se ha elementi concreti, li tiri fuori – prosegue – altrimenti si scusi, perché queste allusioni e mezze parole non solo non fanno parte della buona informazione, ma costituiscono una seria minaccia, anche di rilievo penale, a un’alta carica dello Stato».

LA VELINA ROSSA – Sul tema dei rapporti interni alla maggioranza, e in particolare tra Fini e il premier Silvio Berlusconi, interviene anche Velina Rossa. Il foglio vicino al centrosinistra esorta il presidente del Consiglio a «prendere le distanze dai giornali di famiglia» e sottolinea: «Ha mai smentito il suo giornale? Non ci risulta». Eppure «leggendo alcuni articoli c’è davvero da pensare che si sia tornati in un periodo molto vecchio, quando qualcuno cercava di instaurare con i ricatti un regime autoritario».

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