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Il bilancio partecipativo

Il processo del bilancio partecipativo è basato su una serie di assemblee che si tengono in ciascuno dei distretti della città, coniugando democrazia diretta e rappresentantiva.

Le discussioni sulla spesa dei fondi in bilancio si tengono in una varietà di luoghi, dalle piccole riunioni informali di quartiere alle conferenze annuali dei distretti.

Nelle assemblee si discute di come ripartire le risorse dei bilanci delle amministrazioni locali: per esempio se spendere il denaro nell’ edilizia, nell’ igiene pubblica, nelle strade, nella sanità o nell’ istruzione.

A marzo in ogni distretto si tiene un’ assemblea annuale, durante la quale si riesaminano i progetti dell’ anno precedente.

I quartieri e i gruppi organizzati scelgono i delegati per le procedure successive, i quali partecipano ad altre assemblee per apprendere i criteri e i costi dei singoli progetti; poi le comunità ripartiscono le risorse attraverso il dibattito e la votazione.

In questo modo, gli abitanti gestiscono un budget annuale per le costruzioni e i servizi.

Un ingrediente fondamentale per il successo del bilancio partecipativo è il livello di coinvolgimento della popolazione.

Una delle attrattive del processo è che la partecipazione politica porta a esiti concreti: la gente vede i risultati.

Per questo motivo il bilancio partecipativo riscuote consensi in tutto lo spettro politico: è ammirato dalla Banca mondiale per la sua maggiore trasparenza e il clima di investimento più efficiente, e dai gruppi di cittadini per il potere redistributivo e per la democrazia diretta che permette di costruire.

I sostenitori del bilancio partecipativo possono trovare conferma delle loro posizioni nell’ economia istituzionale e comportamentale, i cui esperimenti dimostrano che gli individui cooperano al meglio nelle situazioni in cui possono adattare e cambiare personalmente le regole del gioco.

La possibilità di discutere una molteplicità di questioni e di poter scegliere cosa viene costruito per primo, dove e da chi, incoraggia un livbello di coinvolgimento molto raro nella maggior parte delle democrazie.

I sistemi di bilancio partecipativo prevedono al proprio interno anche un margine di errore.

Poichè le decisioni prese oggi avranno ripercussioni sulle persone in futuro, nel ciclo del bilancio sono presenti alcuni limiti autoimposti, che servono a proteggere le generazioni future dai possibili errori di quelle odierne.

Le spese fisse come il pagamento del debito e le prestazioni pensionistiche sono escluse dal bilancio partecipativo, e una parte del denaro viene accantonato per fare in modo che i debiti passati e futuri non ricadano sulle spalle delle generazioni che seguiranno.

Senza l’ ampio coinvolgimento della popolazione il bilancio partecipativo non esisterebbe, perchè è una forma di governo che non è stata concessa, bensì conquistata.

Le decisioni per l’ intera collettività non vengono prese dalla persona più ricca o più ambiziosa, nè da un tecnocrate che può permettersi di ignorarne le conseguenze.

Possiamo pensarla come una forma moderna di Common.

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