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2009, Ancora guerra in Israele

L’esercito israeliano assedia Gaza City
Città circondata, combattimenti attorno al centro abitato. Peres: «Guerra giusta contro Hamas».

Cari amici,

L’ anno 2009 sta iniziando con i peggiori auspici!

La guerra è la faccia più brutta della politica, ma ne fa parte integrante.

Le bombe sono messaggi, veri comizi non verbali che servono per affermare la superiorità di una parte politica, e dichiarare l’ inferiorità della parte avversa.

Mi sembra evidente che Israele sta cercando di imporre la propria superiorità politica sull’ intera regione del medio oriente, con un’ azione che chiaramente è stata premeditata da molto tempo.

Anche la tempistica dimostra una strategia attenta ai tempi “mediatici”.

Nelle guerre moderne ci sono delle dinamiche “nuove” che prima non c’ erano.

Gli eserciti “moderni”, infatti, sono sempre più alleati con il proprio mercato economico fatto da aziende specializzate, le quali producono e vendono servizi di logistica, supporto a crisi umanitarie, costruzioni e ricostruzioni di aree secondo logiche dette di “riqualificazione ambientale”, che servono in pratica a organizzare il territorio secondo la volontà di chi vuole investire per guadagnare.

In altre parole, oggi le guerre e le devastazioni sono dei veri businness organizzati, e pertanto per certe categorie di imprenditori diventano desiderabili.

Noi poveri cittadini, stiamo molto attenti solo alle manifestazioni di violenza “dirette”, ma siamo pochissimo informati di ciò che succede “prima” e “dopo” che la guerra e la devastazione finisce.

Sono convinto che finchè le logiche economiche resteranno così intrecciate alle scelte politiche, le situazioni di “crisi” si aggraveranno, perchè queste situazioni creano le possibilità migliori per speculare e lucrare utili immensi.

Il “lucro” non può dominare in questo maniera la nostra società!

Corriere della sera

GAZA – Il giorno dopo l’avvio dell’attacco di terra nella notte di sabato, l’esercito israeliano è arrivato fino alla periferia di Gaza City attaccando con i carri armati. Violenti combattimenti tra i militari e miliziani si sono sviluppati attorno al centro abitato, che vienmne colpito dall’artiglieri. Presa di mira un’area commerciale molto frequentata nel centro: cinque civili palestinesi sono morti, una quarantina di feriti. A Netzarim, alle porte della città, una famiglia composta da cinque persone (tra cui una ragazzina di 14 anni) è stata sterminata: l’auto si cui si trovavano è stata presa di mira da un carro armato israeliano di stanza. Nella capitale la situazione è drammatica: è isolata dopo che sono stati bloccati tutti i principali punti di accesso, da giorni diversi quartieri sono privi di corrente elettrica e le linee telefoniche sono sull’orlo del collasso.

VITTIME – Il triste bilancio dell’azione militare è ovviamente impossibile da verificare. Secondo il capo dei servizi di pronto soccorso locali, Muawiya Hassanein, almeno 500 palestinesi – fra cui 87 bambini – sono rimasti uccisi dall’inizio dell’operazione israeliana «Piombo fuso», il 27 dicembre.

AZIONE A TENAGLIA – L’esercito israeliano si è mosso nella Striscia su tre direttrici con l’obbiettivo di chiudere ogni via di comunicazione attorno a Gaza City sia verso Sud sia a Nord. Di fatto la città è circondata e isolata. Dopo un susseguirsi di notizie contrastanti sulle reciproche perdite, l’esercito israeliano ha ammesso la morte di un soldato, ucciso da un colpo di mortaio nell’area di Beit Lahiya, e il ferimento di altri trenta (di cui due gravi), dopo che Hamas aveva parlato di cinque militari morti e due rapiti. Sul fronte opposto, Hamas ammette di aver perso due miliziani, mentre Israele ritiene che dall’inizio dell’offensiva di terra ne siano stati uccisi almeno 50. Tra loro ci sono due comandanti di primo piano, morti domenica in un raid a Khan Younis. Inoltre a Rafah sarebbe stato ucciso in uno scontro a fuoco Muhhad Shalfuk, ritenuto uno dei capi delle forze speciali del movimento integralista. Nella sola giornata di domenica i palestinesi morti sono una quarantina (di cui più di metà civili) e i feriti duecento, mentre il bilancio generale è salito a 493 vittime palestinesi e oltre 2.300 feriti. Le vittime israeliane sono cinque. Continuano inoltre le manifestazioni contro l’operazione «Piombo fuso»: a Kalkilya (Cisgiordania) un palestinese di 22 anni che partecipava a una protesta è stato ucciso da militari israeliani durante scontri con lancio di sassi. A Beirut, in Libano, le forze dell’ordine hanno disperso un corteo di manifestanti. A Tripoli, in Libia, sono scese in piazza 5mila persone.

CROCE ROSSA: «CONDIZIONI PREOCCUPANTI» – Il Comitato internazionale della Croce Rossa non nasconde le peroccupazioni. «Siamo inquieti per la crescita del numero delle vittime civili, e per l’aumento dei danni ad edifici civili, in particolare agli ospedali», ha dichiarato il direttore delle operazioni del CICR, Pierre Krahenbuhl, citato in un comunicato da Ginevra. «Le principali installazioni civili della striscia di Gaza, come gli ospedali, i rifornimenti e gli scarichi dell’acqua, erano già in uno stato precario per via del blocco e delle restrizioni imposte da Israele negli ultimi 18 mesi», ha ricordato. La Croce Rossa ha anche riaffermato l’obbligo dei belligeranti di conformarsi al diritto umanitario internazionale che vieta gli attacchi diretti e senza distinzioni contro la popolazione civile.

PERES: «GUERRA GIUSTA» – Israele continua invece a definire l’offensiva necessaria e inevitabile. L’obiettivo dell’incursione è «distruggere le infrastrutture terroristiche di Hamas nell’area delle operazioni – ha detto la portavoce dell’esercito israeliano Avital Leibovitch -. Sarà un’operazione lunga e durerà numerosi giorni». Le fa eco il ministro della Difesa Ehud Barak, secondo cui l’offensiva non «sarà semplice o breve, ma siamo determinati». Barak, che ha richiamato decine di migliaia di riservisti, ha detto che l’obiettivo dell’operazione è promuovere «un cambiamento significativo» della situazione nel sud di Israele annientando Hamas. Alla riunione del Consiglio dei ministri a Tel Aviv ha aggiunto che l’attacco sarà prolungato ed eventualmente esteso «sulla base delle nostre necessità». Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha sottolineato che Israele non vuole l’apertura di un nuovo fronte di guerra con il Libano, ma ha sottolineato di aver dato istruzione «ai responsabili della Difesa di tenersi pronti nel caso in cui qualcuno (Hezbollah, ndr) dovesse pensare di trarre vantaggio dal fatto che Israele sta operando sul fronte sud». Incontrando alcuni parenti dei soldati, Olmert ha detto che l’operazione di terra era «inevitabile» e secondo il presidente Shimon Peres quella che Israele sta combattendo contro Hamas «è una guerra necessaria e giusta». Lo ha detto incontrando un gruppo di bambini nel sud di Israele: «Se otterremo la nostra vittoria, ci sarà la pace». Al contrario il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen parla di «brutale aggressione» e ha ribadito la sua offerta per una condivisione dei poteri con Hamas, finora ignorata dall’organizzazione estremista, perché «l’unità nazionale è divenuta la cosa più importante».

STOP ALL’ONU – Nella notte dell’attacco c’è stato il nulla di fatto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dopo che gli Stati Uniti hanno bloccato un documento che chiedeva il cessate il fuoco immediato. La riunione, convocata d’urgenza alle 19 ora locale (l’1 in Italia) dopo l’avvio dell’operazione terrestre contro Hamas, si è conclusa così senza un accordo. Hamas ha definito la riunione del Consiglio di sicurezza «una farsa che mostra l’ampiezza della sovranità sulle sue decisioni esercitata dall’America e dall’occupazione sionista», si legge in un comunicato del portavoce Fawzi Barhoum. Il Consiglio di sicurezza «ha confermato il suo allineamento sulle posizioni dell’occupazione (israeliana, ndr) e gli ha dato la possibilità per proseguire il suo massacro a Gaza» ha aggiunto Barhoum. Il presidente del Parlamento iraniano Ali Larijani ha detto che la Striscia di Gaza «diventerà il cimitero dei sionisti».

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