Quel milione di euro a Bonolis
Il Servizio pubblico e un «modello virtuoso»
Cari amici,
Dal Corriere della sera di oggi, ho tratto l’ articolo che segue, il quale tratta del compenso pattuito da Paolo Bonolis per la conduzione del Festival di Sanremo.
La discussione, in particolare, riguarda l’ entità del compenso accettato dal presentatore, da molti ritenuto “eccessivo”, da altri “di mercato”.
Le polemiche riguardanti la ricchezza e la povertà mi interessano, in quanto danno contenuto alle teorie del valore, ne formano i contorni, assumono contesti oggettivi che si possono confrontare e giudicare.
Esiste un limite al valore di mercato?
Evidentemente no, perchè il mercato non è oggettivo, ma, al contrario, è soggettivo e riguarda soltanto la valutazione del compratore e del venditore.
Il valore di mercato è coerente?
Evidentemente no; il valore di mercato è illogico, in quanto dipende da valutazioni soggettive, che in quanto tali sono condizionate da supposizioni che possono risultare errate e fuorvianti.
Perchè 1 milione di Euro appare un compenso spropositato?
La ragione è nel confronto tra la troppa “ricchezza” e la troppa “povertà”, che si traduce alla luce della predisposizione all’ uguaglianza, un sentimento molto diffuso nella nostra società.
Sono convinto che l’ uguaglianza economica non si possa “obbligare” per legge.
Il problema non è il “mercato”, poichè esso rappresenta soltanto la fotografia della somma dei nostri giudizi di valore soggettivi.
Prendersela con il “mercato” sarebbe come prendersela con il “termometro” perchè la febbre ci costringe a letto!
Il problema, pertanto, non è il mercato, ma la cultura che ci spinge a “dare valore” alle nostre attività umane.
Su questo si può lavorare, al fine di inventare dei sistemi che consentano a chi può e a chi vuole di “regalare” la ricchezza eccessiva, ossia di destìnare parte dei propri redditi “eccessivi” per il finanziamento di aziende “non profit”.
Sono convinto che la società possa “inventare” dei sistemi per redistribuire la ricchezza in modo capillare; la cultura ha il compito di tramutare in progetti le istanze di giustizia che provengono dalle persone più povere ed indifese.
L’ Economia Relazionale (Ossia l’ insieme dei rapporti solidali che permettono alla ricchezza di “circolare” in modo gratuito) costituisce il fondamento della realtà sociale delle Comunità Residenziali, e ne orienta le scelte economiche e politiche.
Sull’ economia relazionale, la finanza è in grado di costruire buone e stabili relazioni economiche.
L’ economia di mercato, se non è guidata dall’ economia relazionale, non ha alcuna possibilità di fornire delle basi solide alla nostra società, e può soltanto tendere a “togliere” ai poveri e a “dare” sempre più ai ricchi.
Corriere della sera
Che strano Paese, l’Italia. Operai e impiegati in cassa integrazione, aziende che collassano da un giorno all’altro, il prodotto interno ai minimi storici ma Paolo Bonolis prende un milione di euro per condurre il Festival. Qualcosa non torna. L’amministrazione Obama ha fissato un tetto massimo di 500 mila dollari ai salari dei grandi dirigenti delle aziende destinatarie dei fondi di salvataggio. Il provvedimento ha due scopi: puntare a una maggiore trasparenza e soprattutto dare l’esempio. Per una vecchia legge morale: se l’insegnamento non viene dall’alto, nessuno muove il primo passo. Che strano paese, l’Italia. Non è solo la Banca centrale a suggerire fosche previsioni (crescita zero, diminuzione delle esportazioni, compressione dei salari), lo è piuttosto la realtà quotidiana: molte famiglie non arrivano alla quarta settimana del mese, negozi in crisi, il precariato giovanile a livelli drammatici.
Eppure Paolo Bonolis, presentatore televisivo, e Roberto Benigni, lettore televisivo di Dante, prendono dal Festival di Sanremo una barcata di soldi. C’è anche Maria De Filippi (il suo compenso andrà in beneficenza), corsa tris della scuderia Lucio Presta. Bonolis si difende dicendo che ha lavorato per un anno al Festival come direttore artistico. Insomma, lavora a progetto, è il co.co.co. più ricco d’Italia. Complimenti.
E dire che il Servizio pubblico televisivo, proprio perché si rivolge alla stragrande maggioranza delle famiglie, proprio perché ha un’audience la cui consistenza principale è rappresentata dalle fasce meno abbienti della popolazione, avrebbe il dovere di porsi come modello virtuoso. Poco vale la giustificazione che i soldi per Bonolis e Benigni li tirano fuori gli sponsor. No, li tiriamo fuori noi: prima con il canone, poi al supermarket. Non passa giorno che i nostri governanti non ci esortino al sacrificio: per l’Alitalia, per uscire dalla crisi, per risanare i conti pubblici. Il presidente Silvio Berlusconi ha recentemente affermato «che tutti quanti in coscienza dobbiamo dare il nostro piccolo contributo affinché questa crisi non sia così drammatica». Ha ragione, se però, in coscienza, il contributo cominciasse a venire da una manifestazione musicale come Sanremo avrebbe anche un valore simbolico (non moralistico). Riguardo poi ai sacrifici, chi li fa e chi li predica la pensano in modo differente.
Ma ai primi è data scarsa possibilità di dirlo.
Aldo Grasso
13 febbraio 2009
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.