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I tassi salgono, il petrolio sale di prezzo, e noi siamo sempre più infelici

Cari amici,

Abbiamo davanti a noi una situazione economica che dovrebbe farci riflettere.

L’ incremento del prezzo del petrolio sopra i 100 al barile, causa l’ aumento del valore di tutte le merci che vengono trasportate (in pratica quasi tutte le merci).
Questi incrementi di prezzo causano a loro volta la percezione dell’ aumento del costo della vita, e quindi l’ esigenza di incrementare i tassi di interesse al fine di diminuire la propensione agli acquisti e i rischi di inflazione.

Questa è l’ analisi classica della nostra situazione economica; un punto di vista che ci costringe a guardare da spettatori l’ evoluzione di questo sconvolgimento economico senza precedenti.

Ma noi non abbiamo scelto questo sistema economico!

Non siamo condannati a guardare l’ economia con l’ impotenza di chi osserva i mutamenti climatici.

Siamo stati abituati a pensare che è il lavoro che determina la distribuzione della ricchezza; invece mi sembra evidente che la distribuzione della ricchezza è ben poco dipendente dal lavoro.

Infatti, la Fed sta creando oramai da molti mesi valore finanziario che distribuisce gratis per non far crollare quel che resta del sistema economico americano.

La Fed potrebbe benissimo fare scelte differenti con tutto il valore finanziario che crea acquistano il debito pubblico, ma ciò contraddirebbe le aspettative del sistema che si autoalimentano con indici, valutazioni di borsa, opinioni ritenute autorevoli da parte di economisti competenti.

E’ evidente che dobbiamo cambiare strada!

La sinistra ha bisogno di un sogno coerente alternativo a questa ideologia economica che ci condanna alla frustrazione, e condanna miliardi di persone all’ indigenza e all’ emarginazione.

Non è più possibile restare impotenti a guardare il nostro sistema economico implodere lentamente; guardando con preoccupazione i tassi di interesse alzarsi come le maree fino a che il nostro stato non riuscirà più a rimborsare il nostro debito pubblico.

Abbiamo bisogno di sperare in un mondo migliore!

Per questo propongo come alternativa l’ economia relazionale; perchè è meglio rischiare di deviare in una strada nuova e sconosciuta, piuttosto che continuare convinti ad andare verso il burrone, soltanto perchè non abbiamo il coraggio di credere in nient’ altro.

Il Sole 24 ore

Il 2011 sarà un anno in salita. Non solo per l’inflazione e per i tassi d’interesse ma anche per i consumatori e per le imprese che dovranno fronteggiare, con le proprie finanze, i costi in rialzo della crisi petrolifera. Sono state soprattutto le famiglie a subire finora le pesanti conseguenze dell’aumento dell’inflazione, originato in buona parte dall’incremento dei prezzi dei carburanti, dell’energia e degli alimentari. A questa tassa mascherata, imposta dall’aumento delle commodities, si aggiungeranno gli effetti dei nuovi rincari innescati dalla probabile mossa al rialzo della Bce. Diversi capitoli di bilancio delle famiglie e delle imprese ne saranno interessati.

Mutui
Dopo le dichiarazioni di Jean-Claude Trichet, che ha quasi assicurato un rialzo del costo del denaro nel mese di aprile (pare dello 0,25%), è ormai altrettanto certo che lieviteranno anche le rate dei mutuatari che hanno optato per prestiti a tasso variabile. Può stare tranquillo, invece, chi ha preferito il tasso fisso, che fino all’autunno scorso si poteva strappare a livelli molto competitivi (per durate ventennali c’era chi offriva il 4%). Chi non ne ha approfittato, magari surrogando o rinegoziando il proprio prestito variabile, deve fare i conti con i tassi Euribor – ieri schizzati dall’1,098 all’1,162 – che risultano particolarmente sensibili alle mosse della Bce. L’effetto sui mutui sarà di un certo impatto soprattutto per chi, approfittando dei tassi ai minimi, ha stipulato contratti di lunga durata. «Le aspettative – spiega Roberto Anedda, vicepresidente di Mutuionline.it – sono di un rialzo complessivo dello 0,5% entro la fine anno. Questo si tradurrà, per un mutuo da 100mila euro, in un aumento delle rate che va dai 20 ai 30 euro, a seconda della scadenza». In termini percentuali ci sarebbe un impatto sull’importo mensile del 10% circa sui mutui trentennali, scendendo fino al 2% per i decennali.

Credito al consumo
Per chi ha già stipulato un prestito personale non dovrebbe cambiare un granché. La quasi totalità dei contratti sono a tasso fisso e le rate non saliranno per effetto di rialzi dei tassi. Diverso il discorso per chi si dovrà indebitare in futuro. Ora i livelli dei prestiti personali diretti (quelli che si stipulano con banche o finanziarie) hanno Taeg del 5%-6 per cento. Il cosiddetto prestito finalizzato risulta un po’ più caro dello 0,5%-1 per cento.

Finanza personale
La probabile mossa Bce, rende necessario anche un check up dei propri investimenti. Lo scopo è dribblare le perdite, con l’obiettivo sempre più difficile da raggiungere, di ottenere un ritorno reale positivo dai propri investimenti. Negli ultimi anni, infatti, con tassi ai minimi, che per i BoT sono arrivati anche vicini a zero, la battaglia con l’inflazione è stata ardua. Il ritorno degli investimenti al netto del caro vita è stato in molti casi negativo. Nel nuovo scenario è prevedibile che il livello di remunerazione dei conti correnti e dei depositi online salga. Attualmente i più fortunati possono beneficiare di tassi netti del 2,19%, offerti da alcuni intermediari sui depositi vincolati per 12 mesi. Anche le prossime aste dei BoT, che sono tornati in area 2%, dovrebbero offrire migliori opportunità, tenuto conto degli annunci dei rialzi dei tassi Bce. Lo stesso dicasi per le cedole dei CcT, legate ai BoT o all’Euribor (dipende dalle emissioni).

Fondi e bond
Un notevole rischio invece lo corrono ancora coloro che hanno puntato su fondi comuni obbligazionari. I fondi e gli Etf (exchange traded fund) infatti sono molto sensibili alle diminuzioni di prezzo dei bond su cui investono. Questo si traduce, inevitabilmente, in perdite secche di valore delle quote: le cedole incassate non compensano la discesa dei prezzi. Il discorso vale soprattutto per i gestori poco attivi. È già accaduto nel 1994 e nel 1999 e parzialmente nel 2001. Il bilancio degli ultimi quattro mesi dei fondi obbligazionari area euro, che investono su titoli a tasso fisso con durate elevate, è in rosso del 2 per cento.
Relativamente più tranquilli possono stare coloro che hanno investito direttamente in titoli obbligazionari. Se i bond perdono valore per effetto del rialzo generalizzato dei tassi, come peraltro è già avvenuto con la crisi dei paesi periferici, è però certo che, aspettando la scadenza dei titoli, si potrà riottenere il capitale investito, forse anche maggiorato se le obbligazioni sono state acquistate sotto il valore nominale di 100. Tuttavia ci si deve accontentare di una remunerazione inferiore rispetto alle nuove emissioni che dovranno invece adeguarsi al nuovo contesto dei tassi. Visto il trend rialzista, per chi desidera proteggersi dal carovita appaiono indicati i BTpi, titoli dotati di cedola che al momento della scadenza prevedono l’adeguamento del capitale investito all’andamento dell’indice dell’inflazione europea. Restando in area euro esistono anche degli omologhi francesi, tedeschi e un’emissione Greca.

Corporate bond
I bond societari dovranno essere selezionati con cura. «Nei prossimi due anni ci sono i presupposti perchè il costo del denaro ritorni su livelli fisiologici del 3%-3,5% – spiega Carlo Gentili, ad di Nextam partners –. È dunque inevitabile che i titoli già emessi perderanno quota. In particolare nel settore corporate bisogna dunque fare molta attenzione alle società indebitate, che vedranno probabilmente peggiorare il loro rating a causa dell’aumento del costo del debito». Lo stesso ragionamento vale ovviamente per gli stati.

Settori azionari
Anche in borsa il rialzo dei tassi ha un inevitabile riflesso. «Le utilities e i titoli molto esposti al debito sono da evitare – spiega ancora Gentili –. Svantaggiato anche il settore immobiliare, la cui redditività perde appeal confrontata con quella dei bond a tasso variabile, a maggior ragione se si tratta di gruppi con elevata leva». Viceversa il rialzo dei tassi, in una situazione di normalità, potrebbe avere un effetto positivo sui finanziari: le banche riusciranno ad aumentare i margini. Più che altro per il caro-petrolio saranno penalizzati i titoli delle compagnie aeree: con il combustibile alle stelle i costi operativi dei trasporti lievitano. Opportunità si aprono invece sui petroliferi e sui distributori di energia, avvantaggiati dalle rivalutazioni delle scorte ai prezzi attuali delle commodities. Salvo crisi in Arabia Saudita e Algeria.

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