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I soldi facili fanno salire le borse

 

Cari amici,

Malgrado l’ oceano di denaro stampato dalla Fed, l’ economia americana ristagna, perchè i soldi non arrivano tra la gente.

La povera gente non la difende nessuno, perchè non ha nulla!

La classe media si ritrova con un reddito che vale sempre di meno; ciò nonostante la moneta si svaluta e i prezzi crescono.

Se vogliamo dirla tutta, i mercati finanziari sfruttano l’ economia, e non ne rispettano le regole di mercato.

Quando un’ azienda non vende i propri prodotti fallisce; Una banca invece no!

E’ successo così per le banche Irlandesi, che hanno costretto i cittadini di quel paese a sobbarcarsi una montagna di debiti per avere la possibilità di restare solvibili ancora per un po’.

Ma è chiaro che l’ Irlanda non potrà salvarsi senza una ristrutturazione del suo debito (ossia trattando con i creditori per svalutarne una buona parte).

La Grecia è nella stessa situazione dell’ Irlanda.

La Spagna e l’ Italia, se i tassi aumenteranno un poco, si ritroveranno anche loro a tener compagnia agli insolventi.

Questa situazione continuerà fino a che la politica non comincerà seriamente a mettere in dubbio che il denaro possa misurare l’ economia.

Il denaro, infatti, è solo uno strumento di misura, che è inefficace quando si tratta di redistribuire il valore economico secondo criteri di giustizia sociale, e non di speculazione economica.

Questi concetti, che sembrano campati per aria, diventano molto chiari quando le tutele garantite per legge vengono rimosse per mancanza di fondi finanziari sufficienti, quando la scuola non ha più risorse per educare i nostri figli in modo adeguato, quando le strutture che garantiscono il rispetto della legge diventano inefficienti perchè mancano i fondi per finanziarle.

Tutto ciò avviene perchè il denaro non misura la ricchezza in modo equo; pertanto, naturalmente, si accumula nelle mani di chi ne ha già troppo.

Wall Street Italia

La brutta sorpresa dal mercato del lavoro Usa mette al tappeto Wall Street e le borse d’Europa dove passa in secondo piano l’affievolirsi delle tensioni sul debito sovrano, misurabile dal restringimento dei differenziali dei rendimenti dei titoli di stato dei paesi periferici rispetto al Bund tedesco.

Immediate le conseguenze: giu’ dell’1% il dollaro rispetto al basket delle principali valute. Il biglietto verde potrebbe chiudere la terza seduta in flessione con un -2% complessivo in tale arco temporale, la striscia piu’ lunga di perdite da maggio.

Il mercato sembre tornare ad avere voglia di porti sicuri: non a caso il rendimento del Treasury e’ tornato sotto il 3%, l’oro si e’ riportato oltre $1400, su anche l’argento

La delusione degli operatori e’ legata al dato della disoccupazione peggiore del previsto l 9.8%, ai massimi di aprile e inaspettatamente sopra i livelli del mese precedente. Nel mese di novembre creati 39 mila posti contro i 130 mila attesi e dopo i 151 mila aggiunti a ottobre.

Anche i trader del mercato europeo, alla finestra prima della pubblicazione del dato, si sono fatti condizionare tornando sui Sell (FTSE -0.41%, DAX -0.20%, CAC -0.27%, FTSE/MIB -0.09%), mentre l’euro ha proseguito nel suo rafforzamento nei confronti del dollaro. L’accelerazione della moneta unica coincide con i nuovi sviluppi del debito sovrano dei PIIGS,.

Dagli ultimi report risulta che la Bce stia acquistando bond irlandesi e portoghesi quest’oggi. Ieri Trichet che ha confermato il proseguimento del programma di acquisto bond della Bce sul mercato, mentre nulla è emerso su eventuali ulteriori misure di sostegno. Ieri a mercati chiusi l’agenzia di rating S&P ha sottolineato che il rating sul credito potrebbe essere ridotto ulteriormente.

L’indice S&P ha guadagnato il 3.5% nei primi due giorni di dicembre (+4% dai minimi testati martedi’) e ora si sta avvicinando ai massimi di 52 settimane stabiliti a inizio novembre in area 1225-1227. Tale media sara’ un livello da monitorare con attenzione, essendo un indicatore importante per capire se il momento positivio potra’ protrarsi fino alla fine dell’anno o se invece viceversa i rialzisti saranno costretti a passare un Natale poco festivo, con le prese di profitto che comprometteranno i guadagni sul breve termine.

Si assiste intanto a un ulteriore calo dei rendimenti e degli spread dei titoli pubblici dei Paesi ‘periferici’ di eurozona. Per i titoli decennali del Portogallo il rendimento e’ sceso sotto il 6% (al 5,81%) con lo spread rispetto al bund tedesco tornato sotto quota 300 (291). Per i bond decennali dell’Irlanda il rendimento e’ calato di ben 62 punti base all’8,13% (spread a 531 punti).

Tornando al differenziale Btp/Bund, il restringimento è notevole. Il rendimento del Btp e’ sceso infatti a 4,31%, quello del Bund e’ salito a 2,84% registrando dunque una diminuzione dell’avversione al rischio degli investitori verso l’Italia. Cosi’ lo spread di rendimento tra Btp e Bund scende a 147 punti. Solo tre giorni fa lo spread era salito fino a 213 punti, il massimo storico dall’introduzione dell’euro.

Riguardo agli altri listini, in Asia le borse hanno chiuso contrastate (nel contesto Nikkei +0.1%, Hang Seng -0.6%, Shanghai poco variata). L’ultima seduta della settimana è stata positiva per la borsa di Tokyo, pur con guadagni contenuti sul finale, su prese di profitto. Il listino nipponico ha beneficiato delle buone indicazioni giunte dal fronte macroeconomico statunitense, con i dati sulle vendite al dettaglio e sui sussidi alla disoccupazione. L’indice Nikkei ha concluso gli scambi così con un lieve progresso dello 0,10% a 10.178,32 punti mentre il Topix ha guadagnato lo 0,23% a 879,22 punti.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico, i futures sul petrolio con consegna gennaio sono in calo dello 0.38% a quota $87.67 il barile. Il derivato con scadenza gennaio dell’oro segna +0.79% a $1400.30 l’oncia. Sul fronte valutario l’euro e’ in rialzo dello 1.23% a quota $1.3372. Quanto ai Treasury, il rendimento del decennale vale 2.94% contro il 3% di ieri sera.

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