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L’ eccelso medico

Il Nazareno era l’ eccelso medico della sua gente, e non v’ era altri che lo eguagliasse nella conoscenza del nostro corpo, dei suoi organi e delle sue caratteristiche.
Sapeva guarire i malati affetti da infermità sconosciute ai Greci e ai Romani.
Si dice persino che richiamasse in vita chi era morto, della qual cosa, vera o non vera che sia, molto si evince sulle sue doti; infatti, soltanto a colui che ha compiuto grandi cose se ne attribuiscono di grandissime.
Si dice anche che avesse visitato l’ India e la terra dei due fiumi, e che in questi luoghi i sacerdoti gli avessero aperto la conoscenza di ciò che si nasconde nei recessi della nostra carne.
Così come molte porte furono aperte per gli uomini di Tiro e di Tebe, molti furono i sigilli che caddero dinanzi a quest’ uomo.
Egli entrò nel tempio dell’ anima, che è il corpo; e riconobbe gli spiriti maligni che cospirano contro le nostre fibre, e quelli buoni, che invece ne tessono i fili.
Credo che guarisse gli infermi in virtù di un potere basato sulla opposizione e sulla resistenza al male, ma come lo facesse era cosa ignota ai nostri filosofi.
Incantava la febbre con il tocco di neve della sua mano, e quella arretrava; stupiva le membra irrigidite con la sua serenità, e quelle si arrendevano a lui, pacificate.
Riconosceva il suono della lama sotto la ruggine.
Ma come liberasse la spada e la facesse splendere, nessun uomo può dirlo.
Talvolta penso che sapesse udire la pena che mormora in tutte le cose cresciute sotto il sole, e che potesse sollevarle da quella e sostenerle non soltanto in grazia della sua scienza, ma anche discoprendo loro la capacità di rialzarsi e guarire da sole di cui erano dotate.
Eppure non era medico, e si sentiva.
Molto più della medicina lo occupavano le questioni religiose e politiche che scuotevano la sua terra.
E di questo mi rammarico, perchè la cosa che per noi deve avere maggiore importanza è l’ essere sani nel corpo.
Ma si sa: quando la malattia entra nelle loro case, questi Siriani invece che alla medicina chiedono aiuto ai sofismi.
Ed è un peccato che il più grande dei loro medici abbia scelto di aprire una bottega di parole sulla piazza del mercato.

 

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