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Di chi sono i soldi?

Di chi sono i soldi?

Cari amici, di chi sono i soldi?

La moneta è soprattutto una fonte di valore, di proprietà di chi ha il potere di emetterla.

Purtroppo per noi, oggi la moneta non è di proprietà dello stato: pertanto lo stato è costretto ad indebitarsi per trovare i soldi per pagare le pensioni e gli stipendi pubblici.

Oggi tutti cominciano ad accorgersi che i mercati non riescono a produrre abbastanza valore economico per poter pagare le tasse necessarie per far funzionare lo stato in modo adeguato.

I bisogni delle persone non sono di natura economica

La ragione è semplice da capire: I bisogni delle persone sono per la gran parte di natura non economica, e non possono essere comprati e venduti. Le pensioni, ad esempio, non è possibile mantenerle se non a condizione di un continuo incremento del numero di persone che versa i contributi.

Ma anche i mercati stessi ormai sono drogati di moneta a costo zero, e non riescono a riprendersi perchè la moneta non arriva nelle tasche di chi può spenderla. ….viviamo ormai un circolo vizioso in cui i debiti aumentano sempre di più.

E’ necessario che la moneta divenga un bene pubblico, altrimenti diventeremo tutti sempre più poveri.

l nostro destino? «E’ molto semplice da capire», secondo Marco Della Luna, perché «la struttura socio-economica del mondo contemporaneo è caratterizzata da una classe bancaria globale che esercita il potere di creare dal nulla, e a costo zero, quantità virtualmente illimitate di simboli dotati di potere d’acquisto.

In pratica si tratta di strumenti finanziari convertibili in tali simboli, mediante il reciproco accreditamento contabile dei medesimi in un gioco di sponda tra banche, su scala mondiale».

La classe finanziaria esercita il potere di creare la moneta

Per giunta, la “classe finanziaria” esercita anche il potere e privilegio di creare, mediante erogazione dei prestiti a interesse, tutti i mezzi monetari di cui abbisogna il resto della società.

Pertanto diventa così sua creditrice strutturale.

«Per finire, questa classe privilegiata dispone anche delle agenzie che fanno il rating dei debitori nonché di un buon controllo manipolatorio su tutti i mercati».

Con queste premesse, non c’è scampo:

«La politica è finita, i partiti si riducano a missionari antisociali della classe finanziaria e la partecipazione popolare alle decisioni rilevanti diviene impossibile.

Il principio di eguaglianza rimane un ricordo, mentre reddito e ricchezza sono oggetto di una redistribuzione inversa, cioè concentrante».

Per schematizzare al massimo, scrive Della Luna nel suo blog, «immaginatevi che io abbia il potere esclusivo di creare moneta, stampando pezzi di carta, che metto in circolazione prestandoli a interesse.

Inoltre che la mia moneta sia accettata e domandata da tutti, e in quantità crescenti, per pagare (a me) gli interessi:

Chi emette moneta diventa creditore della società

Gradualmente ma automaticamente divento creditore del resto della società per tutta la sua ricchezza reale, senza contribuire minimamente alla produzione di ricchezza reale».

Ovvero: «Non creo nulla per gli altri, ma gli altri mi saranno debitori di tutto il valore che creano».

Questa caratteristica della società globale «dovrebbe essere la premessa ad ogni discorso etico, politico e costituzionale», invece è sempre sottaciuta.

Quindi, ogni altro discorso risulta monco, irrealistico.

Continuiamo a non vedere il ruolo decisivo di «una classe che ha la prerogativa di creare soldi dai soldi, producendoli dal nulla come simboli dotati di potere d’acquisto.

O comunque di potere di scambio sui mercati (cioè del potere di comperare il frutto del lavoro del resto della società), mentre il resto della società, l’economia reale, non lo può fare, e lavora per pagare gli interessi sui debiti».

Una super-casta come l’élite finanziaria, dunque, «accresce il proprio potere d’acquisto sottraendolo al resto del mondo e all’economia reale:

Quindi, tendenzialmente, compra tutto, diventa padrona di tutto, creditrice universale, sovrano politico, legislatore e governante globale incontrastato e senza opposizione, dotata com’è di un grande potere di ricatto e di divide et impera».

E proprio questo è ciò che avviene nel mondo, aggiunge Della Luna.

La società nel suo insieme non capisce questo sistema; pertanto non si ribella

Anche grazie al fatto che la popolazione, «nella sua illimitata ignavia collettiva», sostanzialmente sta al gioco, che non capisce.

«Perché la società pensa i simboli finanziari e monetari come valori reali, e li compra, investe in essi, li accetta come garanzia, gioisce quando le quotazioni salgono e patisce quando scendono».

Così facendo, «assicura la domanda, quindi l’apparenza di realtà, di questi titoli stessi, e la legittima – legittima il potere di chi li genera e smercia.

Così l’uomo comune si fa veramente artefice del proprio destino, fabbro delle proprie catene».

Visto che non ha il coraggio di rifiutare «la legittimità di ogni ordinamento giuridico internazionale e nazionale che quel meccanismo ha creato», sistema «anti-umano, quindi “eo ipso” criminale».

E allora «il destino del mondo è suggellato, finché il sistema non si rompa da sé, assieme ai suoi sigilli di legalità».

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