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Dio al di là delle parole

 

Cari amici,

A proposito della morte di Saramago, non mi piace leggere di persone che litigano per la religione, si accapigliano per una immagine che non conoscono, soprattutto quando si accaniscono anche dopo che hanno terminato la propria vita.

Ho letto con dispiacere i commenti dell’ Osservatore Romano e riportate dal Corriere, che rivelano un’ ansiosa impressione di inquietudine per le opinioni di un uomo il quale, nel bene e nel male, ha ricercato la verità per tutta la sua vita.

Preferisco uomini di profonda umanità, che litigano con Dio e con la storia in modo sincero e disperato, piuttosto che vedere un umanità mediocre lasciarsi vivere e combattere per la propria tazza di minestra.

Viviamo tempi nuovi e affascinanti, in cui siamo costretti dagli eventi a porci delle domande in modo non ideologico, perchè ormai non possiamo più vivere dal illusi: Dobbiamo svegliarci!

Dio vive al di là delle nostre parole, e non ci guarda come noi ci osserviamo.

La nostra libertà aspetta la nostra risposta per regalarci una vita migliore, ma noi possiamo imparare a volare solo andando di al di là della nostra pretesa convinzione di “sapere”.

Una assurda guerra di parole che non si ferma mai; …neanche di fronte alla morte!

Corriere della sera

CITTÀ DEL VATICANO – «L’onnipotenza (presunta) del narratore»: sotto questo titolo, l’Osservatore Romano ricorda lo scrittore Josè Saramago, morto venerdì alle Canarie, e ne sottolinea la sua «ideologia» anti-religiosa. È stato, scrive il quotidiano vaticano, «un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all’ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo. Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell’evangelico campo di grano, si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell’inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle “purghe”, dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi».

BANALIZZAZIONE DEL SACRO – «Per quel che riguardava la religione, uncinata com’è stata sempre la sua mente da una destabilizzante banalizzazione del sacro e da un materialismo libertario che quanto più avanzava negli anni tanto più si radicalizzava – incalza l’Osservatore Romano -, Saramago non si fece mai mancare il sostegno di uno sconfortante semplicismo teologico: se Dio è all’origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l’effetto di ogni causa». Quindi la durissima conclusione dell’articolo: «Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché‚ del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico-politiche a socio-economiche, invece di saltare al peraltro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza».

grandeindio:
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