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Boom di decreti ingiuntivi per le spese condominiali

Boom di decreti ingiuntivi per le spese condominiali
Oltre 600 emessi dal Giudice di pace in nove mesi contro i 150 dell’intero 2013. Amministratori di stabili: in aumento i solleciti, su anche le richieste di dilazione

Oltre 600 decreti ingiuntivi per spese condominiali non pagate sono stati depositati in nove mesi alla cancelleria del Giudice di pace. Un boom che «dimostra la gravità della situazione economica per molti triestini», commenta Francesco Pandolfelli, coordinatore dei giudici di pace. È dal suo ufficio in via del Coroneo che quando un proprietario non paga le spese condominiali vengono avviate le procedure per il recupero del denaro. Al 13 settembre scorso il numero dei decreti aveva raggiunto quota 669 per somme inferiori ai cinquemila euro. Nell’intero 2013 questo genere di provvedimenti riferiti alle spese condominiali non versate aveva raggiunto il numero di 150, meno di un quarto dell’anno precedente. «L’aumento complessivo – osserva Pandolfelli – è stato di oltre il 40-50% se si considerano anche i provvedimenti relativi al mancato pagamento dei premi assicurativi». In totale i decreti ingiuntivi depositati da gennaio sono stati 2805 per importi inferiori a 5mila euro.

«È un dato molto triste e preoccupante – commenta il giudice di pace – perché si riferisce a chi decide o è costretto a subire un procedimento per un debito relativamente esiguo. Un dramma sociale perché la cifra di cinquemila euro non è oggettivamente molto elevata, ma anche perché queste procedure scattano dopo un iter di solleciti che dura molti mesi. La pratica poi finisce in mano a un avvocato che in nome e per conto del creditore chiede e ottiene un provvedimento giudiziale. Atto che in certi casi finisce con incidere sulla proprietà dell’appartamento».

Questo termometro della crisi si sta pesantemente riflettendo sul rapporto fra inquilini e proprietari e fra questi ultimi e gli amministratori di stabili. «Il rallentamento nei pagamenti è oramai un fenomeno diffuso – osserva Diego Bologna, consigliere provinciale dell’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari (Anaci) e professionista del settore – dunque si crea l’obbligo da parte nostra di procedere con l’invio dei solleciti. Siamo nell’ordine del 20% in più rispetto a quelli che spedivamo un paio d’anni fa per la riscossione delle spese condominiali. Se invece guardiamo a quanti spediamo per riscuotere per conto dei proprietari i canoni di locazione, la percentuale va ulteriormente aumentata». I numeri forniti dal Giudice di pace lo dimostrano. Gli amministratori di stabili ricorrono al giudice nei casi estremi, cercando piuttosto di svolgere un ruolo di mediazione fra le parti con rateizzazioni e rinvii. Sono i proprietari che agiscono da soli – si fa notare dagli amministratori – che in assenza di una figura intermedia non hanno altra alternativa che ricorrere al giudice, facendo lievitare i decreti.

In città sono proprietari di appartamenti affittati compagnie di assicurazione, privati, imprese, enti pubblici, l’Ater e il fenomeno dei ritardi o dei mancati pagamenti sia di canoni che di spese condominiali li investe tutti trasversalmente. «Nonostante il mercato abbia portato a un calo dei canoni di locazione – riprende Bologna – la tendenza è quella delineata».

L’avvocato Mario Sardos Albertini è direttore del Centro studi dell’Anaci: «Ormai la richiesta di poter dilazionare i pagamenti è frequentissima – rileva – soprattutto nei condomini con impianti centralizzati per acqua e riscaldamento. In questi casi arrivano bollette piuttosto sostanziose perché i costi sono raggruppati per più mesi e le difficoltà di riscossione sono notevoli. I prossimi mesi potrebbero essere ancor più duri, soprattutto per gli incassi degli affitti. Una delle conseguenze è che il mercato delle compravendite di appartamenti occupati di fatto non esiste più. Nessuno è così ingenuo da investire danaro per acquistare un immobile di cui non può usufruire, in quanto occupato, e che non genera redditi perché l’inquilino non paga il canone».

Gaetano Oliva, amministratore di stabili, è presidente regionale dell’Anaci. «Il mio osservatorio – dice – rivela un’omogeneità di problematiche in regione; a Trieste in particolare ho visto più di un proprietario costretto a vendere l’appartamento di proprietà, perché non più in grado di sostenere l’aumento delle spese condominiali. L’unica possibilità è cercare soluzioni tampone, perché con l’invio del sollecito non si risolve molto, bisogna piuttosto cercare di mettere assieme le esigenze di proprietario e inquilino».
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