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    Categories: Ecobonus

Una guida per non sbagliare

Il sole 24 ore:

La clessidra del maxisconto del 50% sulle ristrutturazioni edilizie vede cadere i suoi granelli. La finestra di un anno, spalancata il 26 giugno con l’entrata in vigore del decreto Sviluppo (art 11 del Dl 83/2012, convertito in legge 7 agosto 2012 n.134), resterà aperta fino al 30 giugno 2013. Per chi sta valutando di sfruttare il bonus sui lavori in casa, rinviando però la decisione al rientro dalle ferie, è, quindi, il momento di muoversi.
Due sono le grandi novità: l’estensione dal 36 al 50% della detrazione fiscale sulle ristrutturazioni (sempre in dieci rate annuali) e il raddoppio del limite di spesa massimo agevolabile per unità immobiliare, che passa a 96mila euro. Dal 1º luglio 2013 si tornerà al "vecchio" sconto con tetto di 48mila euro.

Lavori in corso

Il bonus è pluriennale: si applica cioè all’insieme di opere eseguito da quando si iniziano a quando si terminano i lavori, anche se si protraggono per più anni. Come dovrebbe allora comportarsi chi alla data spartiacque del 26 giugno ha già avviato i lavori? Deve detrarre fino a un massimo di 17.280 euro (36% di 48mila) o può arrivare a 48mila euro (50% di 96mila)? La differenza non è di poco conto. Ai fini dell’agevolazione, vale il principio di cassa e quindi non è discriminante il momento in cui si avviano i lavori ma quello in cui effettivamente si paga. Così, per i lavori in corso, l’importo detraibile in 10 anni è pari alla somma del 36% dei bonifici ordinati fino al 25 giugno (con tetto di 48mila euro) e del 50% di quelli ordinati dal 26 giugno (tetto di 96mila euro). Se al 25 giugno è stata superata la spesa di 48mila euro, la parte eccedente non può essere "recuperata" e rimane esclusa dalla quota detraibile. I bonifici emessi dopo quella data possono però fruire della maggiore detrazione. Se al 25 giugno, ad esempio, le spese sono state di 70mila euro, i 22mila euro di differenza non sono detraibili. Ma se i lavori proseguono e dal 26 giugno si pagano (sempre tramite bonifico "parlante") altri 20mila euro, il 50% di questa cifra – 10mila euro – diventa detraibile. Dalla dichiarazione dei redditi 2013, relativa all’anno di imposta 2012, l’importo detraibile in dieci anni sarà perciò di 27.280 euro: somma dei 17.280 euro pagati entro il 25 giugno e dei 10mila pagati dopo il 26 giugno. Se invece il secondo pagamento (post 26 giugno) è pari a 60mila euro, si può recuperare il 50% di 48mila, perdendo i 12mila che eccedono, perché il limite massimo di spesa rimane comunque di 96mila euro.

Gli interventi

Nelle singole unità immobiliari sono agevolabili tutti i lavori di recupero: non quindi le opere di manutenzione ordinaria, anche se sono previste alcune eccezioni. Tra gli interventi ammessi rientrano infatti alcune opere di risparmio energetico, adeguamento degli impianti alle norme di sicurezza, rimozione delle barriere architettoniche, cablatura degli edifici, prevenzione del rischio di illeciti, contenimento dell’inquinamento acustico, bonifica dall’amianto, contro gli infortuni domestici. Un elenco ampio da cui restano fuori, ad esempio, interventi di tinteggiatura delle pareti o di sostituzione delle piastrelle, che invece sono possibili a livello condominiale (vedi articolo in pagina).

I beneficiari

Il diritto alla detrazione riguarda tutti i soggetti passivi Irpef, residenti o meno in Italia, che possiedono o detengono l’immobile e le sue pertinenze (senza alcun limite di numero), e ne sostengono effettivamente le spese di ristrutturazione. Quindi i proprietari o nudi proprietari, i titolari di un diritto reale di godimento (uso, usufrutto, abitazione o superficie), inquilini o comodatari, familiari conviventi, assegnatari dell’immobile dopo separazione o divorzio (pur se non ne sono proprietari), futuri acquirenti (dopo il preliminare), soci di società semplice, in accomandita semplice o in nome collettivo, imprese familiari. Nel caso le spese siano sostenute da più comproprietari (o un nudo proprietario e un usufruttuario) il limite detraibile di 96mila euro va ripartito in proporzione a quanto pagato: non contano le quote di proprietà.

La procedura

Per ottenere l’agevolazione fiscale occorre essere in regola con i permessi tecnici e burocratici, in particolare quelli richiesti dalle amministrazioni locali. Per opere di manutenzione ordinaria o straordinaria, restauri o risanamenti e ristrutturazioni basta la Scia: con la dichiarazione sostitutiva delle certificazioni e dell’atto di notorietà, e le attestazioni e asseverazioni dei tecnici abilitati. L’autocertificazione asseverata resta però esclusa per gli immobili soggetti a vincoli ambientali, paesaggistici e culturali. E per una serie di interventi che include, tra l’altro, gli atti previsti dalla normativa per la costruzione in zone sismiche e dalla normativa comunitaria. Importante è che il pagamento delle spese avvenga tramite l’apposito bonifico bancario o postale, indicando causale di versamento, codice fiscale del beneficiario e codice fiscale o partita Iva di chi esegue i lavori. E che siano compilati correttamente i righi della dichiarazione dei redditi comprensivi dei riferimenti catastali.

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