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Perchè le banche non falliscono, e invece gli stati si.

Cari amici,

il potere esiste, anche se noi non ne siamo consapevoli.
Questo video esprime chiaramente che noi cittadini stiamo perdendo la possibilità di partecipare alla vita pubblica, perchè le decisioni che ci riguardano vengono prese in sedi non istituzionali, da personaggi che non hanno a cuore gli interessi dei residenti.

E’ necessario alzare la testa, scuoterci dal nostro torpore, ed iniziare ad impegnarci politicamente, sia nella gestione del condominio (nel nostro piccolo), sia nella gestione della cosa pubblica.

La politica o la fai o la subisci.

…non abbiamo scelta!

Wall street Italia

Poche decine di persone decidono la politica economica, monetaria, fiscale di stati ormai asserviti, i destini e gli stili di vita di centinaia di milioni di cittadini. E’ una rete «invisibile» formata da una cinquantina di gruppi che controlla il 40% del valore economico e finanziario di 43.060 società multinazionali. L’economia del mondo in mano a un pugno di illuminati. (wsi).

In questi tempi di crisi si parla spesso del giudizio dei mercati finanziari, che sembrano essersi sostituiti ai parlamenti e soprattutto all’elettorato nel decretare la fine di un governo e nell’imporre importanti scelte politiche. Ci si può dunque interrogare su chi siano effettivamente questi mercati e soprattutto ci si può chiedere: chi comanda veramente?

Negli ultimi decenni si è diffusa la convinzione che i mercati sono efficienti e in grado di autoregolarsi. In pratica le decisioni di milioni di investitori determinerebbero i prezzi di azioni, obbligazioni, materie prime e tassi di cambio delle valute in base alle informazioni disponibili. Questi milioni di scelte individuerebbero correttamente i prezzi che varierebbero in seguito solo in base ad informazioni nuove. Inoltre, queste scelte determinerebbero anche quella che gli economisti chiamano la migliore allocazione delle risorse, ossia premierebbero gli investimenti e le attività che hanno le migliori prospettive e non incorrerebbero in clamorosi sprechi, come invece accadrebbe alle scelte di investimento effettuate dai governi e quindi dalla politica.

Queste teorie sono assurte a paradigma indiscusso ed indiscutibile. Il crollo della bolla dei titoli tecnologici nel 2000, la crisi dei mutui americani subprime nel 2007/2008, la crisi del sistema bancario del 2008 e l’attuale crisi dei debiti sovrani hanno rimesso in discussione queste convinzioni che di fatto giustificavano l’operato della grande speculazione finanziaria.

Restano dunque aperte le domande fondamentali: come funzionano i mercati finanziari? Chi sono gli attori principali di questi mercati? La risposta non è assolutamente facile e scontata. Effettivamente ogni giorno sui mercati finanziari operano milioni di persone e, quindi, questa indiscutibile realtà serve da tuta mimetica che nasconde i veri e determinanti attori (oppure manipolatori) dei mercati. I mercati finanziari si comportano in realtà come greggi. Si tratta dunque di individuare i caproni che guidano il gregge.

Questa teoria del gregge è addirittura formalizzata dalla scuola della cosiddetta finanza comportamentale che cerca di individuare i meccanismi psicologici che inducono milioni di attori a reagire e a comportarsi in modo uniforme. Questa uniformità di comportamenti è ulteriormente esaltata dai meccanismi di valutazione dei risultati della gestione degli investitori istituzionali, ossia dei gestori dei capitali delle casse pensioni, dei grandi fondi di investimento, ecc. Questi ultimi non vengono tanto valutati annualmente in base ai guadagni conseguiti, ma rispetto a parametri di confronto.

Ad esempio, la gestione di un fondo azionario svizzero viene confrontata con l’andamento della Borsa svizzera. Quindi è importante non perdere molto più dell’indice della Borsa svizzera, quando quest’ultima chiude l’anno in ribasso, e non guadagnare molto meno dell’indice, quando chiude in rialzo.

Ma chi determina il loro andamento? In realtà un pugno di uomini o meglio di grandi banche di investimento e di grandi società multinazionali. Questi istituti sono in realtà più organi di propaganda che vere e proprie banche. Infatti attraverso analisi, ricerche, studi e raccomandazioni di investimento riescono a determinare l’andamento dei mercati.

Negli anni Novanta, ad esempio, hanno esaltato il fenomeno delle nuove tecnologie informatiche, creando una mania che ha spinto milioni di persone ad investire nelle azioni delle società di telecomunicazione e nelle cosiddette dot.com, creando una bolla che è poi scoppiata nel 2000. Queste analisi, che si fondano sempre su dati reali e soprattutto facilmente comprensibili, vengono diffuse in tutto il mondo e vengono sostenute da queste stesse banche con massicci acquisti da parte dei fondi che gestiscono direttamente e da parte delle loro sale di trading (sale di compravendita delle più diverse attività finanziarie). Infatti negli ultimi decenni il grosso degli utili delle grandi banche di investimento è generato dalla speculazione effettuata con il capitale proprio.

La speculazione ha dunque un nome e un volto. Sono le grandi banche di investimento che si indebitano per moltiplicare le loro scommesse sui mercati (la cosiddetta leva), affiancate dai grandi Hedge Fund (che dipendono dalle banche per le linee di credito e per l’operatività) e dalle grandi società multinazionali, la cui attività sui mercati finanziari è spesso più redditizia e più importante di quella industriale.

Molto probabilmente chi ha avuto l’ardire di giungere fino a questo punto nella lettura di questo articolo, potrebbe dire che queste affermazioni non sono suffragate da prove. Ebbene un recente studio dell’Università di Zurigo mette in luce la concentrazione delle strutture proprietarie e delle strutture di controllo dell’attuale sistema economico.

In pratica, esiste una rete, che si potrebbe definire «invisibile», formata da una cinquantina di società multinazionali (prevalentemente istituti finanziari), che attraverso un complicato meccanismo di relazioni di proprietà, controlla il 40% del valore economico e finanziario di 43.060 società multinazionali. Possiamo sostenere, senza timore di poter essere smentiti, che questo è il cuore dell’economia occidentale.

Oggi è in crisi questo cuore del sistema: il giocattolo si è rotto e gli uomini della plancia di comando non sanno come uscire dall’attuale crisi. Sanno però che bisogna a tutti i costi tenere in piedi il castello di carte e di debiti costruito negli anni. Quindi, spingono i governi a salvare le banche, le banche centrali a rifornirle di liquidità a costo pressoché zero e la politica ad estrarre dall’economia reale le risorse ancora esistenti per tentare di rinviare il momento della verità.

In conclusione, i mercati finanziari dove milioni di persone operano quotidianamente possono essere considerati una tuta mimetica, che serve a far credere a tutti di essere coinvolti e corresponsabili di quanto succede e che serve soprattutto a celare la plancia di comando, dalla quale uomini e società gestiscono il nostro mondo.

grandeindio:
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