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L’ Europa politica ha voglia di diventare grande

Patto tra la Merkel e Sarkozy
«L’Europa salverà la Grecia»

«Garanzie o prestiti, sosterremo il Paese». Van Rompuy: ora un governo economico

Cari amici,

Svolgo la professione di “amministratori di condomìnio”, e pertanto sono consapevole di come il potere politico dipenda dai soggetti che possono “spendere i soldi”.

Il condomìnio è un piccolo stato governato dall’ amministratore in carica, il quale fa praticamente tutto quello che vuole finchè la maggioranza dei condòmini non lo revoca.

Allo stesso modo, l’ Europa, di fatto, intende prendersi il potere di governo dell’ economia degli stati membri, a partire da quelli più deboli dal punto di vista finanziario.

Sostanzialmente, credo che questo processo sia una cosa buona, perchè dimostra che l’ Europa vuole crescere politicamente, che non è solo un aggregato economico.

Il problema sono le procedure di controllo!

Così come per il condominio, non esistono procedure di controllo efficienti che possano garantire il governo politico europeo, perchè l’ Europa non ha ancora deciso chi vuole essere!

Chi in Europa può andare in uno stadio e dire che difenderà il popolo Europeo contro l’ ingiustizia?

In america il nome di Dio è stampato sulle banconote!

Da noi, in Europa, non l’ hanno neanche scritto sulla costituzione.

Ma oggi non voglio dilungarmi in critiche, perchè la notizia in se è positiva e voglio valorizzarla: L’ Europa politica vuole diventare grande, ed intende unificare la responsabilità finanziaria degli stati membri.

Corriere della sera

BRUXELLES – Francia e Germania spingono gli altri governi della zona euro a difendere la solidità dell’euro, messa a rischio dalla crisi finanziaria della Grecia e dalla possibile estensione dell’attacco della speculazione finanziaria contro la moneta unica in altri Paesi in difficoltà, come la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda. Il presidente francese Nicholas Sarkozy e la cancelleria tedesca Angela Merkel hanno concordato questa linea, che si basa sul sostegno finanziario ad Atene e introduce di fatto una inedita governance dell’economia europea, in vista del Consiglio informale dei leader dei 27 Paesi membri dell’Ue in programma oggi a Bruxelles. Sarkozy e Merkel hanno ricevuto rassicurazioni dal premier greco George Papandreou sull’attuazione del risanamento del bilancio dello Stato da sviluppare fino al 2012 sotto il controllo di Bruxelles. In questo modo l’asse franco-tedesco intende superare le ultime riserve sugli aiuti ad Atene avanzate da alcuni Stati esterni alla zona euro, come la Gran Bretagna e la Svezia, che preferirebbero il ricorso ai finanziamenti del Fondo monetario internazionale di Washington, ma vengono bilanciate da interventi come quello del premier ungherese Gordon Bajnai a favore del principio «tutti per uno, uno per tutti».

L’obiettivo dichiarato a Bruxelles e nelle capitali è di concordare nel vertice di oggi una presa di posizione politica comune dell’Ue, che dia un segnale forte ai mercati sul risanamento della Grecia e freni le manovre speculative anti-euro. La definizione concreta del piano di sostegni ad Atene dovrebbe essere delegata ai ministri finanziari dell’Eurogruppo (composto dai 16 Paesi della zona euro) e dell’Ecofin (con tutti i 27 membri), che hanno in programma riunioni lunedì e martedì prossimi, dove sono sempre invitati la Commissione europea o il governatore della Banca centrale europea (Bce), il francese Jean-Claude Trichet. L’impulso di Parigi e Berlino in difesa dell’euro ha messo già in moto proprio l’Eurogruppo, che è stato consultato informalmente in videoconferenza dal presidente dell’organismo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, per valutare le varie possibili soluzioni di aiuti alla Grecia e definire una proposta per il vertice. Anche nella Bce di Francoforte si sono adoperati per consentire a Trichet di presentarsi oggi a Bruxelles con un contributo tecnico per i capi di governo. Un documento predisposto dal presidente stabile del Consiglio dei governi, il belga Herman Van Rompuy, prevede di considerare l’istituzione di un vero «governo dell’economia» in una Ue che ancora affida l’euro solo alla politica monetaria della Bce e al blando controllo dell’euroburocrazia sui bilanci dei singoli Paesi.

Anche il presidente della Commissione europea, il portoghese Josè Manuel Barroso, ha anticipato che il suo intervento al summit verrà incentrato sulla necessità di un «coordinamento rinforzato delle politiche economiche europee». All’inizio della crisi internazionale Sarkozy, che ricopriva la presidenza di turno del Consiglio Ue, convocò un inedito Eurogruppo dei capi di governo e spinse per impostare una governance politica della zona euro. Ma trovò l’opposizione soprattutto della Merkel, restia a concedere a Bruxelles una maggiore influenza sulla politica economica nazionale e contraria all’ipotesi di doversi fare carico di problemi economici degli Stati meno virtuosi. I rischi per la moneta unica provocati dall’emergenza Grecia hanno convinto Berlino ad allentare la sua rigidità. La svolta avrebbe portato il ministero delle Finanze tedesco a considerare garanzie e aiuti finanziari ad Atene forniti su base bilaterale da Germania, Francia e dagli altri Stati più solidi. A Berlino vorrebbero però che il vicepresidente uscente della Bce, Lucas Papademus, assuma il ruolo di controllore per conto dell’Ue sulla politica economica del governo greco.

Ivo Caizzi

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