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L’ altra faccia della crisi: Un miliardo di affamati

Nel mondo un miliardo di affamati: è emergenza
Un miliardo di esseri umani (un quinto della popolazione del pianeta) soffre la fame.

Cari amici,

In questa giornata di relativo equilibrio dei mercati finanziari, è doveroso ricordare l’ altra faccia della crisi che stiamo vivendo.

L’ aumento generalizzato dei prezzi, e la diminuzione della ricchezza disponibile nei paesi “ricchi” sta letteralmente togliendo il pane dalla bocca a molti milioni di persone.

La cosiddetta “economia di mercato” funziona concentrando la ricchezza dove si prevede che ci sarà la possibilità di un veloce e sensibile “guadagno”.

Ciò porta come conseguenza che i paesi ricchi diventano sempre più ricchi, e i paesi poveri, pertanto, si impoveriscono sempre di più!

Questa situazione è aggravata pesantemente dal fatto che i prezzi dei beni sono determinati dai mercati che si trovano nei paesi “ricchi”.

Inoltre:

Le monete che sono utilizzate per scambiare i beni, sono decise dai paesi “ricchi”.

I prezzi utilizzati per scambiare le valute tra i paesi “ricchi” e i paesi “poveri” sono decisi dai paesi “ricchi”.

Questa situazione di “oppressione” economica, porta ad una condizione di sottomissione dei paesi “poveri” la quale, con le regole del gioco in vigore, non cambierà mai!

Per fortuna che le regole stanno cambiando, a causa delle contraddizioni del cosiddetto “libero” mercato globalizzato, le quali sono sempre più evidenti, tanto che spesso occupano la prima pagina di tutti i giornali economici.

Non si può continuare a non voler vedere i problemi, perchè non “conviene” economicamente!

Soprattutto perchè in economia, prima o poi, i conti tornano sempre!

Il giornale

Milano – Novecentosessantasette milioni di persone. A scriverlo tutto in lettere, come un assegno, si ghiaccia il sangue. Un miliardo di esseri umani (un quinto della popolazione del pianeta) soffre la fame. Mentre il mondo, i Paesi sviluppati in particolare, è attorcigliato nella crisi economica che getta nel panico Borse e risparmiatori, un quinto della popolazione del Pianeta pensa a come mettere insieme il pranzo con la cena. Benedetto XVI, nel suo messaggio alla Fao, fa un’analisi impietosa gettando la croce sulle speculazioni sfrenate. Lo stesso germe capace di incupire banchieri, politici e uomini della strada: “I mezzi e le risorse del giorno d’oggi – attacca il Santo Padre – sono in grado di fornire cibo sufficiente per soddisfare le crescenti necessità di tutti. Vanno condivise tra tutti i Paesi”.

L’allarme dell’Oxfam Una “multinazionale” delle Ogn come Oxfam ha voluto utilizzare la giornata mondiale dell’Onu per l’alimentazione per lanciare il suo grido d’allarme. Basta la cifra: 967 milioni di persone nel mondo soffrono la fame. Lo dicono (come usa in questi casi) gli “esperti”. L’associazione inglese raggruppa sotto la sua sigla 13 organizzazioni non governative che lavorano con 3mila partner in oltre 100 Paesi del mondo. L’obiettivo (quanto mai utopistico) è trovare una soluzione definitiva alla povertà attraverso lo sviluppo sostenibile. Nel frattempo l’analisi delle ripercussioni della crisi economica mondiale sui Paesi in via di sviluppo è impietosa.

Gli affamati Secondo il rapporto “Double Edged Prices” (prezzi a doppio taglio) nei primi 9 mesi del 2008 119 milioni di persone sono state spinte alla fame a causa dell’impennata di riso e cereali. I dati raccolti dalla Ong parlano di un aumento del costo del grano, in Guatemala, del 300%, mentre nelle Filippine e in Cambogia i prezzi della farina e del riso sono raddoppiati. Con effetti definiti “devastanti” dalla direttrice di Oxfam. “La volatilità dei mercati ha provocato la morte di persone innocenti” spiega Barbara Stocking. “E’ ora di rendersi conto che i governi dei Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di aiuto per sostenere i contadini poveri. Ed è compito dei Paesi industrializzati di aiutare questi governi a far sì che sia così”. Lo dice il Papa, lo Oxfam. L’Onu se lo ricorda una volta l’anno. Per i governi ripassare più tardi, sono impegnati a salvare le banche.

 

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