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I giorni dell’ autunno, della vigna e del torchio

Vorrei che poteste vivere della fragranza della terra, e che la luce vi nutrisse in libertà come una pianta.
Ma poichè per mangiare uccidete, e rubate al piccolo il latte materno per estinguere la sete, sia allora il vostro un atto di adorazione.
E sia la mensa un altare su cui i puri e gli innocenti della foresta e dei campi vengano sacrificati a ciò che di più puro e innocente vi è nell’ uomo.

Quando uccidete un’ animale, ditegli nel vostro cuore:

“Dallo stesso potere che ti abbatte io pure sarò colpito e distrutto,
poichè la legge che ti consegna nelle mie mani, consegnerà me in mani più potenti.
Il tuo sangue e il mio sangue non sono che la linfa che nutre l’ albero del cielo”.

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:

“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
e i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore.
La loro fragranza sarà il mio respiro,
e insieme gioiremo in tutte le stagioni”.

E quando in autunno raccogliete dalle vigne l’ uva per il torchio, dite nel vostro cuore:

“Io pure sarò vigna, e per il torchio sarà colto il mio frutto.
E come vino nuovo sarò custodito in vasi eterni”.

E quando d’ inverno mescete il vino, per ogni coppa intonate un canto nel vostro cuore, e fate in modo che vi sia in questo canto il ricordo dei giorni dell’ autunno, della vigna e del torchio.

 

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